“Anche in Emilia Romagna le imprese agricole familiari sono notevolmente cresciute per reddito e occupazione negli ultimi venti anni, investendo notevoli risorse in innovazione e sviluppo. Uno sforzo purtroppo rallentato dall’inadeguatezza di certe strutture di commercializzazione che invece non hanno saputo vincere le sfide dell’internazionalizzazione e attuare efficienti strategie di marketing, precludendo così nuove opportunità di mercato alle singole aziende”. E’ il commento del presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Guglielmo Garagnani, che rimarca i punti essenziali della relazione di Roberto Poggioni, presidente della Federazione Nazionale Impresa Familiare Coltivatrice di Confagricoltura, intervenuto oggi a Bruxelles al convegno dal titolo “L’agricoltura familiare nel Nord e nel Sud. Come far fronte alle stesse sfide?”, nell’anno dedicato al family farming dalle Nazioni Unite.
L’Italia conta 1,6 milioni di aziende agricole e molte di queste sono aziende a conduzione familiare (circa il 90 per cento del totale sono infatti family farming secondo il Centro Studi di Confagricoltura). Ma si può aggiungere di più: la Federazione Nazionale dell’Impresa Familiare Coltivatrice di Confagricoltura di fatto già associa, rappresenta e tutela 151mila imprese in tutta Italia che garantiscono ogni anno occupazione per oltre due milioni di giornate di lavoro.
“Chiediamo pertanto alla Regione Emilia Romagna – sottolinea Garagnani – di inserire nel nuovo Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020, misure di reale sostegno alle imprese agricole a conduzione familiare, promuovendo forme di aggregazione e reti di impresa che possano innescare circoli virtuosi e favorire integrazioni di filiera (intensificazione dei rapporti con gli operatori a monte e a valle); creando le condizioni per un migliore accesso al credito; promuovendo servizi efficienti al sistema imprenditoriale (infrastrutture dei trasporti ma anche infrastrutture che trasportano conoscenze come la banda larga). E infine, riconoscendo alle stesse un insostituibile ruolo: quello di essere in prima linea, ogni giorno, nella salvaguardia e tutela del territorio (oggi le imprese familiari occupano in Italia oltre un terzo del territorio nazionale; oltre l’80% della superficie agricola utilizzata). La loro presenza è essenziale per la tenuta dell’assetto del territorio. Come anche il loro coinvolgimento nell’esecuzione dei lavori di manutenzione contro il rischio idrogeologico – come sta insegnando il dramma del nodo idraulico di Modena nelle ultime settimane – diventa così di prioritaria importanza”.
“L’impresa agricola familiare – conclude il presidente Garagnani – è oggi allineata alle principali sfide del terzo millennio, a quell’obiettivo di crescita ‘intelligente, sostenibile ed inclusiva’ che è parte integrante del progetto dell’UE di Europa 2020”.