Primo braccialetto elettronico applicato nel reggiano nei confronti di un detenuto che sarà seguito a “distanza” dai Carabinieri reggiani. E’ stato il Tribunale della Libertà di Bologna a prendere la decisione: ha concesso ad un operaio 34enne residente in provincia di Reggio Emilia accusato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, gli arresti domiciliari dopo alcune settimane trascorse in carcere. Quello del braccialetto elettronico e’ un sistema che permette alla forze dell’ordine, in questo caso i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia, di controllare in qualsiasi momento dove si trova chi indossa l’apparato e, dunque, anche di capire se sia uscito da casa, dove invece è obbligato a rimanere, se non vuole tornare in carcere con l’accusa di evasione. Il braccialetto elettronico oltre ad essere uno degli strumenti per decongestionare le carceri italiani è uno strumento che evita un surplus di lavoro per le forze dell’ordine. I Carabinieri, infatti, hanno l’obbligo di controllare coloro che sono agli arresti domiciliari appurando che non escano di casa. Il braccialetto elettronico, comunicando in ogni momento la posizione di chi lo indossa permette di risparmiare sul personale, che in questo modo può lavorare per la prevenzione del crimine sulla strada.
Il 34enne arrestato dai Carabinieri alla fine dello scorso mese di gennaio per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti (è stato trovato in possesso d circa 3 chili di marijuana) dopo l’applicazione del provvedimento di custodia cautelare in carcere tramite i propri legali è ricorso al Tribunale della Libertà bolognese che ha accolto l’istanza degli arresti domiciliari subordinandola all’applicazione del braccialetto elettronico. Ricevuto il provvedimento i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia hanno avviato le procedure e per il tramite di un tecnico hanno piazzato lo strumento di controllo nei confronti dell’uomo ammesso a beneficiare dei domiciliari.
(foto-archivio)