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Turismo sociale: al via il primo corso di formazione. Boom di iscrizioni

«Non ci aspettavamo proprio un’adesione di questa portata – commenta Giacomo Sarti, responsabile del settore Welfare di CEFAL -. Siamo davvero lieti di riscontrare un forte interesse verso tematiche appartenenti al settore turistico, settore che fa registrare ogni giorno in media 102.000 visitatori in tutta la Regione».

Destinato a operatori turistici, a coloro che intendono avviare o riqualificare imprese sociali, oppure a cooperative interessate a “esercitare” forme di turismo sociale, il corso mira a fornire le competenze necessarie per offrire un servizio di accoglienza adeguato alle diverse e complesse tipologie di clienti del turismo sociale: ad esempio, proponendo pacchetti integrati realizzati in collaborazione tra operatori turistici ed organizzazioni dell’economia sociale.

Cento le ore di lezione, da qui ad aprile: 30 sulla progettazione strategica di business di un’azienda turistica a vocazione sociale, 30 sulla sua gestione e 40 di project work.

Cuore del percorso formativo è il Turismo sociale, al centro di un progetto ad hoc sul Social Tourism (So.To.), finanziato dalla Commissione Europea, realizzato da CEFAL (capofila), insieme a Fare Comunità e partner di Grecia, Malta, Spagna, Polonia e Romania.

Sostenibilità ambientale ed economica, adattamento, comunità, pari opportunità, solidarietà, educazione e societing sono i pilastri che sostengono questo modo innovativo di concepire il turismo, che punta alla valorizzazione culturale e sociale di un territorio. «E’ evidente – osserva il responsabile del settore Welfare di CEFAL – come il settore turistico senta il bisogno di evolversi e mutare, soprattutto in un periodo di crisi come questo, in cui sembra sempre più necessario intraprendere un percorso di innovazione per poter rimanere sul mercato. Uno degli obiettivi principali di questo progetto è creare un ambiente favorevole per il turismo sociale in tutte le regioni coinvolte nel progetto, in particolare attraverso la creazione di una rete di operatori, pubblico-privato, profit-non profit, con competenze trasversali, ma soprattutto in grado di valorizzare l’identità territoriale e la comunità locale, aprendosi all’incontro e all’accoglienza degli ospiti. Ci auguriamo che anche negli altri paesi partner la sperimentazione di questi percorsi formativi riesca a cogliere un ampio interesse nello spirito che ha mosso il progetto sin dalla sua ideazione. Ciò che abbiamo visto in questi mesi di lavoro, di visite di studio e di incontri, ci fa ritenere che ci sia un terreno fertile per questo tipo di iniziative nei territori coinvolti».

 

















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