Cresce l’allarme per l’astensionismo dei giovani. La sfiducia nella politica dilaga fra le ragazze e ragazzi di tutto il continente, e in Italia ancora di più. Secondo gli ultimi sondaggi il 50% dei giovani non andrà a votare alle prossime elezioni europee, tuttavia nel nostro Paese questo dato sarebbe ancora più devastante: il 70% potrebbe disertare le urne. Però esiste la strade per tamponare l’emergenza e ricostruire un rapporto di fiducia e di partecipazione tra giovani e politica.
La indica Tiziano Motti l’eurodeputato del Ppe che nel 2009 riuscì nella missione impossibile di farsi eleggere a Strasburgo proprio cercando e ottenendo i voti dei giovani, in controtendenza rispetto all’andamento generale. Proprio per questo la sua campagna elettorale è stata oggetto di studi e tesi di laurea e prossimamente sarà narrata in un libro edito da Armando Curcio Editore: «La partecipazione dei giovani è essenziale – dichiara Motti – ne va del futuro democratico dall’Italia e dell’Europa. Non è una questione di conflitto generazionale, e non basta – anche se è comunque necessario – portare una nuova generazione di politici al governo. Bisogna cambiare completamente registro, operare concretamente e in favore dei giovani, andare nelle piazze, in mezzo a loro, usare i loro linguaggio per spiegare e dimostrare che qualcosa di buono si fa davvero. La partecipazione bisogna cercarla: non basta lanciare proclami attraverso i media per mettersi a posto la coscienza».
Per raggiungere i giovani, Motti, non ha esitato a trasformarsi in “rocker” scrivendo canzoni e interpretandole sul palco: uscirà mercoledì 12 marzo il suo primo singolo da deputato-cantante e a fine Aprile addirittura un album distribuito da Universal Music. «Naturalmente non basta mettersi in mezzo ai giovani e parlare – precisa Motti – occorre fare veramente, perché a loro arriva troppo prepotentemente lo spettacolo di inefficienza e incapacità della politica italiana. E intanto passano i loro anni migliori senza lavoro, demoralizzati e con l’unica prospettiva di qualche contratto precario proprio mentre sentono continuamente ripetere che ogni azione dei palazzi è “nell’interesse del Paese”. Bisogna rimboccarsi le maniche e correre ai ripari. In primo luogo con misure-choc per dare lavoro e una prospettiva futura. La verità è che ai cittadini non basta più sapere che tra pochi giorni saranno avviati i lavori per dare concretezza alle promesse, ma occorre comunicare quando finalmente si concluderanno questi lavori»