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Il comandante provinciale dei carabinieri, Zito: “La ‘ndrangheta qui ha trovato sponde”

Paolo-Zito“Alla ‘ndrangheta sono state offerte e date sponde da parte di alcuni reggiani. Hanno accettato di fare affari con questa criminalità, e qualcuno, quando poi si è trovato in difficoltà, ma solo allora, ha fatto denuncia. La denuncia che ha fatto Enrico Bini, come presidente della Camera di Commercio, è invece diversa: è l’unica che sia arrivata, in forma così evidente, da un ente importante”. Il colonnello Paolo Zito, comandante provinciale dei carabinieri, ha fatto questa amara considerazione, questa mattina, avendo al fianco proprio Enrico Bini, invitato alla conferenza per il ruolo determinante che ha avuto nel fare partire l’inchiesta che ha smantellato l’organizzazione ‘ndranghetista che aveva il suo capo nella figura di M.P. detto Papera, con impresa a Santa Vittoria di Gualtieri: un’operazione dell’antimafia bolognese che ha portato all’arresto di altre 12 persone e al sequestro di beni per 13 milioni di euro.

Bini ha spiegato come si è accorto che c’era qualcosa di losco: ” E’ stato ai tempi della realizzazione della Tav, che seguivo per Transcoop: provvedimenti prefettizi estromettevano alcune ditte per collusioni con la criminalità organizzata, e vedevamo poi i loro mezzi, stessi camion, stessa targa, ed anche stessi autisti, tornare qualche giorno dopo in cantiere con il nome di ditte diverse”.

Zito ha fatto presente che queste ditte erano registrate in Camere di Commercio del sud, e questo fatto le metteva intanto in grado di agire in un situazione concorrenziale, dato che la loro collocazione geografica garantiva loro sgravi fiscali, studi di settori diversi, Irap e cuneo fiscale, contributi minori. In più al Sud non erano controllate, anche perché là non lavoravano, e al Nord erano sconosciute”.

Ecco perciò l’importanza di mettere in rete le Camere di Commercio di tutta Italia, una necessità sottolineata da Bini a suo tempo, e di iniziare a prestare una particolare attenzione al settore dei trasporti, che sono tradizionalmente un importante settore nel quale la grande criminalità organizzata mette le proprie mani. Si è iniziato, a Reggio, con un tavolo di lavoro, e lo si è fatto anche a Ferrara. Ma c’è ancora molto da fare, per estendere questo tipo di controlli a tutta Italia. Le Camere di Commercio del Sud, da quanto si è capito, non sono in questo particolarmente attive. Si era cominciato, utilizzando una legge della nostra regione, a cancellare dai registri camerali ditte che non avevano i requisiti per restarci, ma poi la legge è stata eliminata.

Reggio è comunque capofila e punto riferimento nazionale, ha sottolineato il colonnello Vito, nell’impegno di enti ed istituzioni pubbliche nella lotta contro le infiltrazioni mafiose. E questo a partire dalle interdittive emesse dal prefetto Antonella De Miro, che stanno facendo scuola in tutta Italia. Il colonnello ha sottolineato che queste interdittive, che hanno suscitato malumori e reazioni contrarie, hanno un ruolo importantissimo, riconosciuto – ed è la prima volta – anche nell’indagine che ha portato all’arresto del Papera e della Zarina, come era chiamata la sua ex compagna. Il nome di M.P., infatti, compare in ben tre direttive emesse contro altre persone: vi è citato come una loro frequentazione sospetta, tale da rendere pure loro inaffidabili. E il colonnello ha sottolineato che il prefetto non si inventa in perfetta solitudine i motivi per i quali fa queste interdittive: le fa dopo aver raccolto tutte le informazioni, delicate e riservate, che arrivano dalla capillare rete della caserme dei carabinieri.

 

 

















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