Nel 2013, rispetto al 2012, è cresciuto molto, in percentuale, il prezzo dell’ovetto di cioccolato; ma è calata, meno, la carne bovina di primo taglio. È costata di più la giacca da donna in pelle e meno il giubbetto da uomo. La caffettiera è aumentata ed è calata la pentola con coperchio, sono costati meno i cerotti e di più le analisi delle urine complete. Sono aumentati di prezzo i giochi per neonati mentre è calato il costo della memoria rimovibile dei computer. Sono alcuni dei tanti dati e curiosità che si trovano nella pubblicazione on line “I prezzi a Modena nel 2013”, curata dal servizio Statistica dell’assessorato allo Sviluppo economico del Comune.
Il dato saliente, però, è quello che rileva come, a livello generale, l’inflazione a Modena, misurata attraverso l’indice dei prezzi al consumo, abbia registrato un tasso di crescita medio annuo di + 0,7 per cento, rispetto al dato nazionale che è del + 1,2 per cento. Un’inflazione bassa come non si registrava dalla fine degli anni ’50 (il punto più basso successivo nel 2009 con + 1 %). E l’analisi del tasso tendenziale mensile locale evidenzia valori in costante discesa per tutto il 2013. “Le politiche fiscali restrittive, la contrazione del potere d’acquisto delle famiglie e l’incertezza in termini di occupazione e redditi – commentano i tecnici che hanno redatto il rapporto – hanno contributo a una diminuzione generalizzata del livello dei prezzi, un dato negativo, indice del perdurare della crisi”. Il dato tendenziale più basso dell’anno scorso si è registrato nei mesi di settembre e ottobre (+ 0,3%), mentre il valore massimo è risultato quello di gennaio (+ 1,8 per cento). Il confronto con tassi mensili nazionali risulta inferiore per tutti i mesi dell’anno.
Tra le dodici prese in esame per il computo dell’inflazione, nel 2013 sono state sei le divisioni di spesa che hanno registrato incrementi superiori al tasso medio annuale: “Alimentari, bevande analcoliche” (+ 2,7 %); “Alcolici e tabacchi” (+ 1,9); “Trasporti” (+1,8); Istruzione (+1,3); “Mobili, Servizi casa” (+1,2); “Abitazione” (+1). In controtendenza, con valori negativi e quindi con prezzi in calo, sono risultate le divisioni: “Comunicazioni” (-5,3 per cento); “Servizi ricettivi (-0,8) e “Servizi sanitari e per la salute” (-0,3).
All’interno di ogni singola divisione, qualche prodotto o servizio cresce di prezzo e altri diminuiscono. Negli “Alimentari”, l’aumento più forte è stato sull’ovetto di cioccolato (+ 13 %), mentre il burro è cresciuto del + 11,7 %, le patate + 9,5 % e i biscotti prima infanzia + 8,8 %. In diminuzione invece la carne bovina di primo taglio (- 3,8 %), i gelati multipack (- 2,0 %) e il parmigiano reggiano (- 1,3 %).
Tra le voci che segnano un aumento evidente c’è quella relativa alla raccolta rifiuti (+ 18,1 %) in particolare per il computo a novembre 2013 della Tares. Al riguardo occorre precisare che, ai fini del computo per l’inflazione, la tassa sui rifiuti viene annualmente calcolata con metodologia definita da Istat. Per stimare la variazione tra due anni differenti del costo medio di un alloggio di 100 metri quadri per utenza domestica, ci si basa sulla variazione delle tariffe fissate dai singoli Comuni nei due anni considerati, tenendo conto solo di eventuali maggiorazioni e contributi, ma non delle agevolazioni e detrazioni a favore di determinate categorie di famiglie.
Altro caso che necessita di spiegazione è l’aumento (+ 13 %) calcolato per i nidi d’infanzia comunali alla divisione “Altri beni e servizi”. Le tariffe delle rette non sono aumentate dall’anno precedente. Dal 2012 al 2013 è cambiata, in base al reddito, la composizione delle famiglie utenti. Sono dimezzati i frequentanti delle fasce ridotte, da 148 a 73, mentre aumentano quelli nella fascia di reddito superiore (sotto 27mila euro), e restano invariati quelli con redditi maggiori. Più frequentanti in una fascia più alta portano al dato dell’aumento, secondo le metodologie di computo Istat, pur senza aumento di tariffe e senza maggiori introiti per il Comune.
Dal punto di vista territoriale il confronto sul livello congiunturale locale con quello delle venti città capoluogo di Regione, conferma che l’inflazione modenese nel corso del 2013 è risultata sostanzialmente sotto la media nazionale. Il maggiore tasso di crescita è stato registrato nella città di Reggio Calabria (+ 2,7 %), mentre la variazione minore ha riguardato la città di Palermo (+ 0,6 %).
Per quanto riguarda il campione, nel 2013 le rilevazioni a Modena sono state effettuate presso 468 punti vendita, e hanno coinvolto operatori commerciali, artigiani e liberi professionisti, rappresentativi delle differenti tipologie commerciali e servizi presenti sul territorio comunale. Sono state rilevate nel complesso 5.930 quotazioni di prodotto.
“I prezzi a Modena nel 2013”, analizza per divisione di spesa l’inflazione calcolata sui prezzi rilevati mensilmente sul territorio comunale con informazioni su normative e modalità dell’indagine, e fornisce uno storico sulle variazioni congiunturali nel quinquennio 2008-2013. In applicazione del cosiddetto decreto “Salva carta”, il volume è realizzato solo in formato digitale (pdf), ed è scaricabile dal portale web del Comune (www.comune.modena.it/serviziostatistica).