Un libro, edito da Artestampa e riccamente illustrato anche con foto storiche, celebra e racconta i 150 anni della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Modena, che progettò, diresse e attuò il primo grande sistema locale degli istituti di previdenza, fondato non tanto sulla carità pubblica, privata o ecclesiastica, quanto sulla solidarietà, sul lavoro e sul mutuo soccorso all’interno di libere associazioni tra i cittadini. Il volume (348 pagine) è stato presentato in conferenza stampa a Palazzo Comunale questa mattina, mercoledì 7 maggio, dal sindaco di Modena Giorgio Pighi, dal presidente della Società Enzo Crotti, e dai curatori Giorgio Montecchi e Graziella Martinelli Braglia. “Una storia organica della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Modena –sottolinea il sindaco nella prefazione al libro – colma una lacuna di ‘memoria e documentazione’ su un’esperienza di particolare valore civile e sociale. Ed è motivo d’orgoglio che a Modena la Società operi tutt’ora vitale e partecipata, ancora impegnata in importanti progetti sociali e culturali. In questa esperienza convivono un patrimonio storico di inestimabile valore e un impegno associativo nel presente che è tipico e qualificante della nostra città”. Il volume che la Società Operaia di Mutuo Soccorso di Modena pubblica in occasione dei centocinquant’anni della sua fondazione, avvenuta nel 1863 a opera del conte Camillo Guidelli Guidi – hanno spiegato i curatori – nasce come riflessione sulle condizioni che ne determinarono la nascita, in un arco di decenni cruciali per la città di Modena e per la stessa nazione italiana, appena costituita. Tanto più che i promotori agivano, sotto le insegne dell’associazionismo e della solidarietà, nella convinzione di portare a compimento il Risorgimento nazionale, al servizio delle classi subalterne degli artigiani e degli operai. Le radici plurisecolari della Società affondavano nel terreno delle unioni di mestiere e delle corporazioni, quando, negli ultimi anni del ducato austro-estense – che ha termine nel 1859 – si andavano sviluppando anche in area modenese, sulla scia del pensiero economico-politico inglese del primo Ottocento, nuovi concetti di solidarietà e di mutualità, non più circoscritti entro singole categorie di lavoratori, ma che abbracciavano e aggregavano le diverse categorie di artigiani, operai, impiegati; idee che troveranno sostegno e realizzazione nell’opera di uomini e donne provenienti dalle fila dell’aristocrazia di moderato liberalismo e della borghesia intellettuale più sensibile alla questione sociale. Dall’indagine documentaria e iconografica condotta per la realizzazione del libro – affermano i curatori – è emersa a tutto campo l’azione della Società operaia, che fu costruttiva e di forte incisività, con riflessi anche sull’odierna realtà modenese. L’istruzione e l’assistenza mutualistica furono i due compiti in cui la Società operaia agì in prima persona, con l’apertura di scuole serali e domenicali, con sussidi di malattia e con l’erogazione a Modena delle prime pensioni di vecchiaia. L’Istituto alimentare attivo fino ai primi del Novecento, la Banca popolare di Modena ora dell’Emilia Romagna, il Patronato pei Figli del Popolo, la Società del Sandrone e il Teatro Storchi, accanto ad altre iniziative e altri istituti di cui è rimasta traccia solo nelle carte, sorsero grazie alla Società operaia di Modena. A tramandare la memoria di questa stagione della storia cittadina, contribuisce ora il volume edito da Artestampa con la cura di Graziella Martinelli Braglia e di Giorgio Montecchi, e con saggi dei due curatori, di Massimo Jasonni, di Chiara Dall’Olio, di Luca Silingardi, di Roberto Cea, di Roberto Vaccari, di Giulia Manzini e di Franca Baldelli. La parte iconografica è a cura di Pier Giorgio Benatti. “Le attività istituzionali che la Società Operaia di Modena ancora oggi svolge a favore dei propri iscritti – ha ricordato il presidente Enzo Crotti – sono di carattere prevalentemente assistenziale e comprendono anche conferenze e concorsi riservati ai giovani studenti sul tema della prevenzione sanitaria e sulla diffusione dei valori mutualistici. Pensando al futuro, per far sì che anche i giovani possano trovare motivo di partecipare alle attività della nostra Società si è puntato sull’idea di aggregazione offrendo momenti e spazi a loro consoni, e si è così inteso predisporre un ‘ricambio generazionale’ per garantire vitalità e rinnovamento. L’impegno profuso in questi ultimi anni ha portato nuove iscrizioni e ha fatto sì che Soci, prevalentemente giovani, tornassero a frequentare la sede”. I locali, infatti, ospitano il Gruppo fotografico “Canalchiaro 46”, che vi si incontra per coltivare la passione della fotografia e che, a sua volta, mette a disposizione della Società le sue conoscenze e abilità. “Il futuro della nostra Società – ha concluso Crotti – dipende da quanto il Consiglio d’Amministrazione saprà essere sensibile alle mutevoli esigenze della vita sociale ed economica futura, e alla sua capacità di mettere in atto le azioni adeguate per rispondere a quelle nuove esigenze”.
Il volume, edito da Artestampa, è a cura di Graziella Martinelli Braglia e Giorgio Montecchi, con numerosi contributi e immagini. E la storia della Società continua
“Il volume edito da Artestampa ‘La Società Operaia di Mutuo Soccorso di Modena, nella vita della città tra Otto e Novecento’ – spiegano i curatori Graziella Martinelli Braglia e Giorgio Montecchi – offre molti tasselli utili a ricomporre il variegato mosaico della Modena del secondo Ottocento, che ebbe nella Società operaia una delle sue espressioni più importanti e fattive: capace di un’azione vigorosa in tanti settori della vita cittadina. Proprio partendo dalla riflessione sul suo passato e sui valori identitari che portarono alla sua istituzione, la Società Operaia intende proiettarsi con vitalità nel futuro del terzo millennio”.
Oltre al corredo iconografico a cura di Pier Giorgio Benatti, che comprende una serie di fotografie storiche, il libro raccoglie una serie di saggi.
Massimo Jasonni affronta dal profilo concettuale e filologico il termine “mutualità”. Quindi, Graziella Martinelli Braglia ricostruisce la vicenda del Palazzo della Società operaia (in pagina anche progetti architettonici inediti); delle sedi dell’Istituto Alimentare e del Panificio del sodalizio; dello scomparso Teatro Aliprandi che accolse eventi culturali e politici organizzati dalla Società; illustra, inoltre, il patrimonio artistico, che fra l’altro possiede i ritratti dei suoi “padri fondatori”, fra cui uno di Adeodato Malatesta. Chiara Dall’Olio rivela come, sui tetti di quello che sarà il Palazzo della Società, si trovasse uno dei primi studi fotografici della città; mentre, per la prima volta, Luca Silingardi ha rintracciato nelle chiese modenesi le pale d’altare delle unioni di mestiere illustrandone valori artistici e consuetudini ad esse legate, attingendo così alle radici della Società. Giorgio Montecchi, poi, delinea l’ampio campo d’intervento del sodalizio (come il sistema dei sussidi e l’erogazione a Modena delle prime pensioni per vecchiaia) e richiama le istituzioni da esso create o sostenute o ad esso strettamente correlate, secondo i principi di “mutualità, previdenza e solidarietà”. Fra queste, l’Istituto Alimentare, il Patronato pei Figli del Popolo, la Società del Sandrone, il Teatro Storchi. Per arrivare, infine, a una delle più importanti istituzioni della Società: la Banca popolare di Modena ora dell’Emilia Romagna. Nel suo saggio, Montecchi vi dedica particolare attenzione, ricostruendo il dibattito economico e sociale che portò alla sua costituzione. Roberto Cea con il suo contributo si è addentrato nel vivo della compagine sociale della Modena prima e dopo l’Unità d’Italia, delineando la fisionomia dei gruppi dirigenti nel periodo iniziale della Società. Roberto Vaccari, invece, riferisce del lavoro di “artisti – ovvero artigiani -, operaj e negozianti”, sullo sfondo di una Modena percorsa da idee di profondo rinnovamento. L’azione della Società nel settore dell’istruzione è tratteggiata da Giulia Manzini, secondo ideali che individuano nella conoscenza e nella cultura gli efficaci strumenti per un riscatto sociale: la Società diede vita o sostenne le scuole serali, le scuole domenicali e il primo istituto tecnico modenese su cui si sarebbe innestato l’Istituto Tecnico provinciale, nel 1883 dedicato a Jacopo Barozzi. Infine, Franca Baldelli ripercorre la vita di un’importantissima istituzione cittadina, creata dalla Società nel 1873: il Patronato pei Figli del Popolo.