Dopo il debutto al Chichester Festival nel 2010, il musical di Howard Goodall ‘Love Story’, ispirato al celeberrimo film del 1970 di Arthur Hiller, aprirà il 28 maggio al teatro Duse (in prima nazionale) la seconda edizione del Summer Musical Festival di Bologna della Bernstein School of Musical Theater (fucina italiana di giovani interpreti). Dall’inizio 2015 ‘Love Story’ andrà in tournée nelle principali città italiane.
Il musical è tratto dall’omonimo romanzo di Eric Segal, romantico best seller del 1970, divenuto lo stesso anno, un film di enorme successo in tutto il mondo diretto da Arthur Hiller. Racconta la storia d’amore di due giovani americani degli anni ’70, Jenny e Oliver, finita prematuramente a causa della morte di Jenny colpita dalla leucemia. Durante il funerale della ragazza, la sua famiglia e amici ricordano in un lungo flashback, la vita di Jenny e la sua relazione con Oliver. Si assiste quindi al primo incontro trai due, dove lui, ricco rampollo dell’alta società americana, laureato alla prestigiosa Harvard University, si invaghisce di lei, un’umile studentessa di origini italiane che suona il piano. Il loro amore si rivela così forte da superare le iniziali difficoltà, dovute soprattutto alle diffidenze dei rispettivi genitori e Jenny e Oliver coronano quindi la storia sentimentale sposandosi. La loro speranza di costruire una famiglia felice, viene però tragicamente incrinata dalla malattia incurabile di Jenny. Debuttato in anteprima al Chichester Festival nel 2010, dopo un ottimo riscontro della critica inglese, il musical va in scena nel West End londinese lo stesso anno, co-prodotto dalla star del musical Michael Ball (innamorato del progetto) e diretto dalla regista Rachel Kavanaugh. Dopo 10 settimane di repliche a Londra, lo spettacolo ha poi avuto nel 2012 un rodaggio americano a Philadelphia nella prospettiva di una possibile produzione a Broadway. Intanto nel 2013 sono state prodotte due importanti versioni internazionali: una nei Paesi Bassi e l’altra in Russia. L’autore delle musiche, il compositore inglese Howard Goodhall (celebre in patria soprattutto per il suo adattamento musicale del romanzo di Melvyn Bragg “The Hired Man”) offre uno spartito molto tenero e romantico, perfettamente in tema con la trama e ambientazioni che però si concede, qua e la, dei momenti più leggeri e ironici. Nella versione originale inglese, proposta come atto unico, una piccola orchestra di sette elementi era posta sul palco insieme agli attori, mentre in quella olandese il musical era diviso in due atti e prevedeva alcune nuove scene aggiuntive, con un copione leggermente rivisto e riadattato, specialmente nelle parti riguardanti i genitori di Jenny. In generale lo spettacolo (sia nella sua concezione e scrittura, sia nella sua messa in scena) tende a proporsi come un “musical da camera” con un’ atmosfera intima e confidenziale che riesce a mantenere dal principio alla fine, una forte empatia dei suoi protagonisti con gli spettatori, proprio come a suo tempo era riuscita a fare la famosa versione cinematografica.
(di Gabriele Bonsignori)