Una corona d’alloro è stata deposta questa mattina, lunedì 26 maggio, in occasione del 183° anniversario dalla morte, al patibolo in piazzale 1° Maggio di Ciro Menotti e Vincenzo Borelli, patrioti modenesi uccisi il 26 maggio 1831 per ordine del duca Francesco IV d’Austria d’Este.
Alla cerimonia hanno partecipato l’assessore alla Programmazione e gestione del territorio del Comune di Modena Gabriele Giacobazzi, il vicesindaco del Comune di Carpi Maria Cleofe Filippi e il presidente dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano – Comitato di Modena Giorgio Montecchi. L’Istituto, che a Modena si è ricostituito in occasione delle celebrazioni per il 150esimo dell’Unità d’Italia, ha deciso di celebrare ogni anno la ricorrenza dell’esecuzione di Menotti e Borelli. A seguire, presso l’Aula magna del Liceo Muratori, si è svolta una conferenza pubblica su Ciro Menotti a cura del professor Elio Tavilla e della dottoressa Anna Maria Menotti. L’iniziativa è stata organizzata dal Comune di Modena e dall’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano – Comitato di Modena, con il patrocinio di Città di Carpi e la collaborazione della sezione di Modena dell’Associazione Mazziniana e della Federazione dell’Emilia-Romagna dell’Associazione nazionale veterani e reduci Garibaldini.
Ciro Menotti nacque a Migliarina di Carpi il 23 gennaio 1798. Il padre aveva una ben avviata attività nella lavorazione del truciolo e nella produzione dei cappelli di paglia. Ciro Menotti iniziò attività imprenditoriali in diversi settori e, raggiunto il successo economico acquistò a Modena palazzo Cesis Calori in Corso Canalgrande. Nell’ottobre del 1829, entrato in contatto con l’avvocato Enrico Misley, con i liberali francesi e con i gruppi di esuli residenti a Parigi, Ciro Menotti restò coinvolto in un complotto destinato a passare alla storia con il nome di «congiura estense», con l’obiettivo di portare Francesco IV sul trono di Sardegna. La complicazione imprevista della rivoluzione di febbraio in Francia che portò sul trono Luigi Filippo d’Orléans indusse Francesco IV a un rapido ripensamento. La mattina del 3 febbraio 1831 il duca fece arrestare alcuni congiurati, tra i quali anche il giovane Nicola Fabrizi. Ciro Menotti anticipò alla sera dello stesso giorno l’inizio del moto, ma Francesco IV, probabilmente informato per tempo, la sera stessa del 3 ordinò alle sue truppe di assalire la casa di Menotti dove i cospiratori si erano riuniti. Ebbe luogo una sparatoria nel corso della quale Ciro Menotti venne catturato con altri 43 rivoltosi. Il processo a carico di Ciro Menotti si concluse con una sentenza di condanna a morte per lesa maestà e resistenza a mano armata, che fu eseguita il 26 maggio 1831 mediante impiccagione, nella cittadella di Modena.
Vincenzo Borelli, nato a Modena il 5 gennaio 1786, si laureò in giurisprudenza all’università di Bologna nel 1806 ed esercitò la professione di notaio. Sebbene di idee liberali, non partecipò alla cospirazione di Ciro Menotti ed Enrico Misley; solo il 6 febbraio 1831, all’indomani della partenza da Modena del duca Francesco IV, si occupò della situazione politica che si era venuta a creare, insieme col fratello minore Giuseppe (1793-1835). Si prospettò una soluzione di compromesso secondo cui il governo sarebbe risultato dall’allargamento della vecchia giunta della Municipalità con l’ingresso di tre delegati del popolo. La soluzione non fu accettata dai seguaci del Menotti, che costituirono un governo dittatoriale e dichiararono Francesco decaduto dal trono con una deliberazione rogata dal notaio Vincenzo Borelli. Per questo, il 16 marzo il notaio fu arrestato sotto l’accusa di lesa maestà. La sentenza di morte emanata il 21 maggio fu eseguita il 26.