“Assicurare a tutti libertà di opinione e di pensiero e, nello stesso tempo, lavorare per estendere i diritti affinché ciascuno possa esplicare in pieno la propria personalità”. Lo ha affermato il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli rispondendo in Consiglio comunale a due interrogazioni relative alla manifestazione dello scorso 21 giugno delle cosiddette Sentinelle in piedi che protestano contro il progetto di legge per la lotta all’omofobia.
“Modena è una città libera – ha sottolineato Muzzarelli – in cui ognuno può vivere la propria vita realizzandosi come crede, anche, ovviamente, a livello personale ed affettivo. Ed è chiara la condanna dell’omofobia e di ogni forma di discriminazione dovuta all’orientamento sessuale”.
Le interrogazioni sono state presentate da Adriana Querzè (Per Me Modena) e da Luigia Santoro (Nuovo centro destra). Querzè chiedendo al sindaco se intendeva “stigmatizzare” la protesta, sull’esempio di quanto successo a Ferrara dove il Comune ha esposto sul palazzo municipale una scritta di condanna dell’omofobia e della transfobia, e se ritenesse opportuna l’adesione alla rete nazionale delle Pubbliche amministrazioni anti discriminazione (Ready); Santoro chiedendo invece di non mettere in discussione l’autorizzazione alle vegli e pacifiche delle Sentinelle in piedi e invitando a prendere provvedimenti nei confronti di coloro che le contestano.
Il Comune, ha ricordato il sindaco, ha concesso piazza Grande alle “Sentinelle” che l’avevano richiesta e “abbiamo preso atto che la manifestazione è stata condotta in modo pacifico”. L’amministrazione comunale, comunque, ha aggiunto Muzzarelli, “non ritiene necessario esporre alcuno striscione che specifichi la propria posizione, già nota, contro ogni discriminazione”. Per il Muzzarelli, infatti, l’Italia è “oggettivamente in ritardo, rispetto ad altri paesi europei, almeno nel riconoscimento civile delle coppie dello stesso sesso”. Serve quindi un passo avanti per “ridurre gli episodi di discriminazione” e il disegno di legge Scalfarotto va in questa direzione: estendere la legge Mancino, che punisce incitamento a violenza e discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, anche agli episodi “motivati dall’identità sessuale della vittima”. “Così si fa un passo in avanti nella lotta all’omofobia”, ha sottolineato Muzzarelli, ricordando però che “per garantire la piena libertà di chi – dentro a organizzazioni di natura culturale, politico o religiosa – esprime opinioni contrarie ai diritti Lgbt, è stato approvato un emendamento che assicura la libertà di queste organizzazioni, così come l’emendamento Verini ribadisce la totale libertà di pensiero prevista del resto in Costituzione”.
Rispetto alla rete Ready, Muzzarelli ha ricordato che la giunta regionale dell’Emilia Romagna ha aderito lo scorso febbraio approvando anche le linee guida delle politiche contro ogni forma di discriminazione a supporto dell’attività degli appositi sportelli distribuiti sul territorio: “Modena può vantare il primo e più efficiente sportello affidato alla “Coop Mediando” e collocato alla stazione ferroviaria. Come Comune – ha annunciato il sindaco – avvieremo presto le procedure per aderire alla Rete e, con l’assessorato alle Pari opportunità, si valuteranno le modalità di riorganizzazione dello sportello unico del cittadino per affrontare anche queste tematiche”.
“Ma il Comune non è la Regione” ha replicato Adriana Querzè: “Mi aspettavo una risposta più decisa rispetto all’esigenza di fare scelte chiare su questo tema. La proposta di legge Scalfarotto è stata presa di mira con motivazioni ideologiche e le Sentinelle in piedi, movimento nato in Francia e registrato in Italia da Alleanza cattolica, è un’iniziativa promossa anche da Forza nuova”.
Luigia Santoro ha affermato di apprezzare “la volontà di rispettare le opinioni di tutti”, ma ha ricordato che le Sentinelle “non si sono espresse contro gli omosessuali e le scelte personali, bensì vogliono che rimanga la possibilità di potere esprime opinioni diverse sul tema delle unioni omosessuali: per me, per esempio, il matrimonio deve essere per coppie eterosessuali, così come l’affidamento di figli. Sono comunque contenta di aver sentito che queste manifestazioni possono continuare”.
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