Le nuove tecnologie e le soluzioni d’avanguardia oggi disponibili per prevenire i danni da terremoto negli edifici prefabbricati, migliorandone la resistenza sismica ed adeguandoli alle normative vigenti: di questo si è parlato ieri pomeriggio a Modena presso il centro Famiglia di Nazareth, nel corso del seminario promosso dall’Ordine degli ingegneri di Modena, in collaborazione con Reglass H.T. S.r.l. ed il patrocinio di Isi-Ingegneria sismica italiana, al quale hanno partecipato circa 100 tra progettisti e tecnici di settore.
In seguito ai considerevoli danni che il terremoto del 2012 ha causato alle attività produttive della Bassa modenese, e per far fronte all’emergenza nata dalla necessità di garantire la sicurezza delle persone e di far ripartire la produzione, sono stati realizzati, nelle strutture prefabbricate esistenti, interventi di messa in sicurezza per eliminare le carenze strutturali più rilevanti. Ora, e negli anni a venire, sarà necessario prevedere opere di miglioramento globale del comportamento di questa tipologia strutturale nei confronti dell’azione sismica. Si tratta di lavori che dovranno portare le strutture esistenti al 60% del livello di sicurezza imposto per le nuove costruzioni, come previsto nelle aree interessate da normative e ordinanze seguite al sisma di due anni fa.
L’incontro è stato moderato dall’ing. Francesco Pullè, Consigliere dell’Ordine degli ingegneri di Modena e referente della Commissione strutture civili, che ha sottolineato come “Il terremoto del 20 e 29 maggio 2012 sia stato il primo terremoto ‘industriale’, con ripercussioni molto serie per l’economia del nostro territorio. Diventa quindi di particolare interesse un seminario che fa il punto sui sistemi più innovativi per la messa in sicurezza degli edifici industriali e che annovera, tra i relatori, la presenza di massimi esperti del settore richiamando l’attenzione di una numerosa platea di professionisti progettisti e strutturisti”.
Sono molteplici le variabili in campo da valutare nella progettazione di interventi di miglioramento e adeguamento sismico, tutte vanno considerate attentamente nel loro insieme, studiando le soluzioni appropriate anche in fase di avanzamento dei lavori. “Spesso, le opere di mero fissaggio di trave e pilastro eseguite subito dopo il terremoto del 20 e 29 maggio 2012, non si sono rivelate ottimali” ha dichiarato l’ing Francesco Ottaviano, strutturista con larga esperienza nel campo per aver curato progetti di ricostruzione in seguito al terremoto de l’Aquila e in genere su tutto il territorio nazionale. “Ma – ha concluso Ottaviano – la prima istanza che deve guidare l’opera degli esperti è quella di garantirla sicurezza delle persone, ignare dei rischi che corrono e che -abitando i luoghi che progettiamo – si fidano di noi”.
E’ il concetto del ben costruire che garantisce la prevenzione necessaria. E la tecnologia fornisce oggi un efficace supporto in tal senso. Sono molti i dispositivi antisismici messi a punto grazie a recenti studi. Una vasta rassegna è stata presentata dall’Ing. Devis Sonda di Miyamoto international Milano, studio di progettazione antisismica che opera a livello mondiale intervenendo in aree a forte rischio di terremoto.
Tra essi Sismocell, brevettato da Reglass H.T. e messo a punto in collaborazione con l’Università di Bologna e illustrato in questa sede dall’Ing. Andrea Vittorio Pollini che, in qualità di ricercatore del DICAM, Università di Bologna, ne ha studiato la progettazione e la messa a punto. Si tratta di una cella cilindrica di dimensioni ridotte in acciaio e fibra di carbonio, che, applicata in corrispondenza del nodo trave pilastro dei capannoni industriali, consente di dissipare l’energia dell’azione sismica annullandone, entro certi limiti, gli effetti distruttivi. L’applicazione di Sismocell, quando il progettista la ritenga idonea, è in grado di risolvere il problema del collegamento degli elementi della struttura consentendo di creare una connessione non rigida e dissipativa e realizzando al contempo un miglioramento sismico.
“Ma in buona sostanza – conclude l’ing. Devis Sonda – ridurre il rischio sismico a un livello accettabile intervenendo sulla struttura e trasferendo il rischio residuo ad una compagnia assicurativa può essere per un imprenditore, la modalità più efficace per limitare i costi. Se si parla infatti di attività produttive oltre alle lesioni a impianti ed edifici si ha interruzione della produzione e numerosi altri danni indiretti”. Dunque la devastazione che segue un sisma di una certa entità ha un costo molto superiore alla spesa sostenuta per gli interventi per la messa in sicurezza della struttura e per la copertura assicurativa, in alcuni casi fino a 100 volte superiore.
E’ con questo spunto originale che si è chiuso l’incontro che rappresenta, nel suo insieme, un appello alla prevenzione: la via più efficace per tutelare vite umane e salvaguardare l’economia dei territori e che si realizza tramite una accurata progettazione e il corretto impiego di nuove tecnologie.
Immagine: Pullè, Ottaviano, Cossu, Pollini, Sonda