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Il Museo Ebraico di Bologna inaugura “A lezione di razzismo”

foto_scuolaIl Museo Ebraico di Bologna, dal 25 gennaio all’8 marzo 2015, ospita la mostra “A lezione di razzismo – Scuola e libri durante la persecuzione antisemita”. L’iniziativa è frutto della collaborazione tra Fondazione Ambron Castiglioni di Firenze, Museo ebraico di Bologna e Indire (Istituto Nazionale Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) e sottolinea l’importanza delle immagini nello sviluppo della persecuzione antisemita negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso.

L’Archivio storico dell’Indire ha messo a disposizione il suo patrimonio documentario per dare vita a un percorso in cui quaderni, materiali didattici, libri e fotografie delineano i processi formativi con i quali si tentò di costruire il nuovo uomo fascista: attraverso la creazione del nemico interno, l’esclusione dei diversi, il mito della razza e della pura stirpe italica. La mostra è finalizzata a mettere in luce alcuni aspetti spesso poco considerati, relativi all’applicazione delle leggi razziali del 1938 nella scuola fascista. Tra i documenti della mostra figurano anche quaderni e album di piccoli studenti ebrei alla vigilia delle leggi razziali.

“Assistiamo a fenomeni di crescente intolleranza – dichiara Flaminio Galli, Direttore Generale dell’Indire – e questa mostra rappresenta un fermo richiamo a non abbassare la guardia su questo fronte. L’archivio storico dell’Indire è un prezioso strumento di conoscenza della scuola del ‘900. L’Istituto è orgoglioso di mettere a disposizione della società italiana questo patrimonio di grande valore”.

“Con questa mostra – dichiara Pamela Giorgi, curatrice e ricercatrice dell’Indire – si vuole evidenziare come la politica razziale del regime non ebbe il suo inizio nei pochi mesi antecedenti alle leggi razziali del 1938, ma ben prima, nel corso della politica coloniale e imperialistica dell’Italia nel nord Africa. È un modo per spiegare soprattutto alle nuove generazioni che le politiche di esclusione non nascono mai istantaneamente, ma sono sempre il frutto di processi lenti e mirati, in grado di causare violenza e separazione profonda all’interno di una stessa comunità”.

















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