Fare volontariato non vuol dire solo far del bene agli altri, ma anche farlo a noi stessi.
Sì, perché mentre prestiamo gratuitamente il nostro tempo a favore di chi è meno fortunato di noi impariamo sicuramente qualcosa, sviluppiamo delle abilità, diventiamo competenti in alcuni settori e questo dovrebbe poi esserci utile in un lavoro futuro.
Questo almeno è il principio contenuto in una risoluzione approvata recentemente dal Parlamento europeo che sostiene la creazione di un “passaporto delle competenze” per facilitare il riconoscimento formale delle esperienze professionali, ancorché volontarie, in tutta l’Unione europea.
Se al proprio curriculum vitae i giovani aggiungono le competenze acquisite durante un’esperienza di volontariato e registrate in un “passaporto” – vale a dire un documento ufficiale – la ricerca di un impiego potrebbe risultare avvantaggiata.
Il “passaporto delle competenze” potrebbe quindi diventare uno strumento essenziale nel percorso professionale o di formazione degli europei.
«Non bisogna dimenticare che le attività di volontariato nelle organizzazioni sportive, culturali, caritatevoli o altro contribuiscono a rafforzare la solidarietà e l’inclusione sociale – commenta l’onorevole Tiziano Motti, eurodeputato della settima legislatura e presidente di Europa dei Diritti – Trovo molto giusto che vengano riconosciute a livello europeo le competenze acquisite durante le ore di volontariato. Non perché questi giovani non sono stati pagati, il loro lavoro vale di meno e ne sanno quindi meno degli altri. Tutt’altro: un curriculum di esperienze realizzate a livello gratuito racconta molto anche delle qualità umane di un determinato candidato», aggiunge l’onorevole Motti che ha votato a favore di tale risoluzione. Con la risoluzione il Parlamento europeo esorta le autorità nazionali, regionali e locali a garantire finanziamenti stabili e a fornire incentivi fiscali per le organizzazioni impegnate nel volontariato.
I deputati hanno chiesto di dare la priorità alle piccole organizzazioni con budget limitati e alle attività di volontariato transfrontaliere e di facilitare l’accesso ai programmi europei e ai finanziamenti. L’idea è poi quella di creare un portale europeo centralizzato per aiutare le organizzazioni non profit a diffondere informazioni, migliorare la cooperazione e scambiare le migliori pratiche ed esperienze.