Sono 99 le frasi che, tratte dalle Lettere di condannati a morte della Resistenza europea, sono graffite sui muri delle sale del Museo Monumento al Deportato di Carpi: sarà proprio a partire dalle ultime parole consegnate ai posteri di chi, per costruire un presente libero dall’oppressione, ha sacrificato la propria vita, che prenderà avvio Perché siano fatte nostre, il progetto che, concepito dalla Fondazione ex Campo Fossoli in vista del settantesimo anniversario della Liberazione, intende stimolare una riflessione volta ad un duplice obiettivo: onorare la memoria di quanti diedero la vita per la costruzione di una società diversa da un lato, e cercare al contempo di comprendere come quell’esperienza possa continuare a parlarci e stimolare la riflessione rispetto alla contemporaneità.
Per far questo sarà chiesto a vari esponenti del mondo della cultura italiana, oltre che ai rappresentanti istituzionali di livello sia nazionale che regionale e locale, di ‘adottare’, tra le frasi in questione – parole colme di speranza e rabbia, amore e dolore, fede e disperazione, tensione al futuro e rimpianto – quella che pare loro più attuale ed elaborare di conseguenza un commento in cui siano rese esplicite le motivazioni della scelta. Una riflessione sul nostro presente, quindi, letto alla luce gettata su di esso dal nostro recente passato, composto insieme di tragicità e speranza, oppressione ed anelito alla libertà.
Oltre ad andare a costituire un corpus di preziose e stimolanti letture del presente alla luce del nostro recente passato, da utilizzare anche oltre il momento celebrativo, una selezione di queste riflessioni sarà letta alla cittadinanza nel corso della mattina del 25 aprile prossimo, in occasione di una visita speciale al Museo Monumento.
“In un momento di tensioni e rinascita di ideologie che tentano, attraverso la violenza, di reprimere le libertà civili e il pluralismo – commenta il Direttore della Fondazione ex Campo Fossoli Marzia Luppi – la responsabilità lasciataci in eredità dalle parole dei condannati a morte della resistenza europea acquisiscono, se possibile, ancora maggior valore. Il Museo Monumento al Deportato rappresenta uno dei luoghi che nel nostro Paese meglio hanno saputo esprimere e mantenere viva la memoria della deportazione e, insieme, della Resistenza. Un luogo che, nonostante i suoi 40 anni di vita, è capace come pochi altri di comunicare con le giovani generazioni che lo visitano, colpite sì dai simboli della deportazione, ma soprattutto dalle parole di libertà dei condannati a morte, scritte da giovani coetanei che effettuarono la scelta del bene comune, anche a scapito della propria vita, sacrificandosi per permettere a chi, oggi, legge le loro parole incide sui muri del Museo, di vivere un’esistenza libera dall’oppressione. La nostra speranza è che queste frasi, insieme alle autorevoli riflessioni che sapranno stimolare, possano essere lievito per meditare sull’importanza che libertà, democrazia e uguaglianza hanno per la vita di tutti, ieri come oggi e domani. Nulla può e deve essere dato per scontato, i fatti di Parigi ce lo hanno ricordato nella maniera più traumatica possibile, e la conoscenza del passato è la base per la costruzione di un futuro in cui i valori della nostra civile convivenza possano prosperare”.
Per informazioni e aggiornamenti consultare il sito www.fondazionefossoli.org e la pagina Facebook Fondazione Fossoli.