Il Dipartimento di Storia Culture Civiltà (DiSCi) dell’Università di Bologna sarà tra i protagonisti del Grande Progetto Pompei – Piano della Conoscenza, il piano messo a punto dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, con finanziamenti dalla Comunità Europea, per la tutela e il recupero di Pompei, uno dei più noti e importanti siti archeologici al mondo. Il DiSCi, che con la sua Sezione di Archeologia opera da anni a Pompei con uno “scavo scuola”, si è infatti aggiudicato il Lotto 3 del progetto per un importo complessivo di 700mila euro. L’Università di Bologna è così l’unico ateneo italiano a essersi imposto tra i vincitori del bando partecipando come singolo operatore economico.
Il Grande Progetto Pompei è un’iniziativa del Governo italiano che punta al recupero dell’intero sito archeologico di Pompei attraverso un programma straordinario di interventi conservativi, di prevenzione, manutenzione e restauro. Il progetto è organizzato in varie fasi operative e una di queste è il Piano della Conoscenza: un piano che prevede l’esecuzione di una mappatura complessiva della città (che a questo scopo è stata divisa in sei lotti) per rilevare nel dettaglio lo stato di conservazione del sito. In questo modo si potrà arrivare a una conoscenza approfondita di ogni singola struttura o elemento archeologico di Pompei, con l’obiettivo finale di una manutenzione consapevole e programmata.
Il piano prevede la realizzazione di una planimetria in scala 1:50 di tutta la città antica e l’analisi di ogni singola unità muraria in modo tale da avere un modello 3D di tutti gli alzati, con una schedatura che ne registri l’esatto stato di degrado. Saranno inoltre realizzate scansioni laser tridimensionali dei principali complessi abitativi, che confluiranno nel database informatizzato finalizzato alla manutenzione futura e allo studio della città.
Il Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Alma Mater affronterà questa sfida avvalendosi principalmente dell’esperienza professionale del proprio personale – dai docenti, al personale tecnico sino ai ricercatori più giovani – e della preziosa collaborazione di altri dipartimenti dell’Ateneo, come quello di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali (DICAM), che sarà impegnato nelle prove non distruttive e nella diagnosi strutturale. Ma il lavoro coordinato dal DiSCi si avvarrà anche dell’apporto indispensabile di ricercatori provenienti dal Dipartimento di Architettura Costruzioni e Strutture dell’Università Politecnica delle Marche e dal Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” dell’Università di Modena e Reggio Emilia.