Rischiano di essere sospesi dal lavoro gli infermieri condannati per esercizio abusivo della professione, e questo nonostante diversi tra essi possano dimostrare di aver sempre pagato la quota annuale dell’Ipasvi, compreso il 2011. A lanciare l’allarme è la Cisl Funzione pubblica di Modena, alla quale si stanno rivolgendo alcuni degli infermieri condannati. «Stiamo approfondendo le singole situazioni dei professionisti che si sono rivolti a noi – spiega la segretaria provinciale della Cisl Fp Patrizia De Cosimo – Finora possiamo dire che tutti gli infermieri le cui posizioni sono state verificate – parliamo di una ventina di persone – sono in grado di documentare, ricevute alla mano, di aver versato ogni anno la quota di iscrizione all’Ipasvi (il collegio degli infermieri). Tutto ciò solleva dubbi e interrogativi sia sulla fondatezza dell’accusa di esercizio abusivo della professione, che è grave e infamante, sia sulle modalità di conduzione delle indagini che hanno portato alla condanna». De Cosimo chiede perché gli inquirenti non hanno preventivamente chiesto agli infermieri, che non sapevano nemmeno di essere indagati, se potevano dimostrare o meno l’estraneità all’accusa. Inoltre l’indagine sembra essere basata unicamente sulla banca dati Ipasvi che, a quanto risulta dalle prime verifiche, potrebbe non essere aggiornata. Infine, continua la Cisl Fp, perché l’Ipasvi non ha sollecitato gli infermieri che gli risultavano non in regola? «In questa vicenda emergono comportamenti di una superficialità inaccettabile – attacca De Cosimo – Ne fanno le spese professionisti esemplari, la cui correttezza e credibilità sono messe in dubbio ora persino dai loro superiori, alcuni dei quali si chiedono se devono sospendere dal lavoro gli infermieri condannati. Per una questione esclusivamente burocratica, peraltro controversa (l’iscrizione al collegio infermieri), si mette in discussione la professionalità, attestata da un regolare titolo di studio e da anni di comprovata esperienza lavorativa di rapporto esclusivo con enti pubblici, di decine di operatori sanitari. A tutela non solo dei lavoratori coinvolti, ma anche dei cittadini, non possiamo restare indifferenti. Per questo abbiamo già attivato i nostri legali per approfondire la questione e verificare la possibilità – conclude la segretaria provinciale della Cisl Funzione pubblica – che i lavoratori condannati nonostante il pagamento della quota chiedano il risarcimento danni al collegio infermieri».