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Modena: affidamento dei servizi di integrazione per gli stranieri

Popolazione2Sarà affidata con procedura aperta, aggiudicata attraverso il criterio dell’offerta economica più vantaggiosa valutata in base a prezzo (30%) e alla componente tecnico qualitativa (70%), la gestione delle attività e dei servizi rivolti all’integrazione dei cittadini stranieri nel territorio comunale di Modena per i prossimi tre anni, a decorrere dall’1 luglio 2015. L’importo annuale dell’appalto è pari a 846.000 € di cui oltre il 53% risulta coperto da finanziamenti nazionali e regionali vincolati alle attività previste.

Lo stabilisce la delibera relativa alle linee di indirizzo per la gestione di attività e progetti rivolti all’integrazione dei cittadini stranieri illustrata dall’assessora comunale a Welfare, Coesione sociale e Integrazione Giuliana Urbelli e approvata giovedì 26 febbraio dal Consiglio comunale di Modena con il voto favorevole di Pd, M5s, Sel, CambiaModena, Per me Modena, e contrario di FI.

Con lo stesso voto, è stato approvato un ordine del giorno del Pd, presentato da Tommaso Fasano ed emendato su proposta di Adriana Querzé di Per me Modena, che chiede all’Amministrazione di proseguire nel percorso di integrazione degli stranieri partecipando come soggetto attivo nella progettazione e realizzazione degli interventi, e coordinando tutte le attività, di prestare particolare attenzione alla rimozione degli ostacoli che le ragazze e donne straniere incontrano all’interno della vita pubblica, di verificare il rispetto dei diritti di tutti i lavoratori coinvolti, di valorizzare l’offerta formativa del Centro provinciale per l’istruzione degli adulti (Cpia) e dei corsi di alfabetizzazione attivati all’interno delle scuole.

Approvato, inoltre, un ordine del giorno del M5s, presentato da Elisabetta Scardozzi che chiede l’impegno del prossimo gestore del Centro stranieri ad attivare una maggiore collaborazione con il Cpia per affrontare corsi di alfabetizzazione, anche con la collaborazione di docenti in pensione a titolo volontario, e a valutare se, con le stesse modalità sia possibile attivare corsi di lingua italiana presso le scuole, per i genitori stranieri che lo richiedano, in orario extrascolastico. Ha ricevuto il voto favorevole di Pd, M5s, CambiaModena, Per me Modena e l’astensione della consigliera del Pd Federica Di Padova.

“Sono 28.640 gli stranieri residenti nel Comune di Modena – ha spiegato l’assessora – pari al 15,47 % dei residenti e corrispondenti a 13.561 famiglie. Nel 2014 si è confermata in aumento la componente femminile (53%) e la presenza rilevante di minori (22%); continua anche a crescere la percentuale di immigrati europei (pari al 16,22%). Le attività rivolte all’integrazione dei cittadini stranieri – ha continuato Urbelli – sono regolate da diverse norme di legge (decreto legislativo 286/98 Testo Unico Immigrazione), Legge 328 del 2000 e Legge Regionale 2 del 2003) che delegano in gran parte ai Comuni le funzioni previste. A Modena tali attività afferiscono al Centro stranieri del Comune e rappresentano un segmento importante della rete di servizi socio assistenziali: sono servizi rivolti a cittadini residenti, legate ad esempio all’idoneità degli alloggi, a quelli in condizioni di particolare vulnerabilità come i profughi, le vittime di tratta e sfruttamento o persone in condizioni di particolare disagio, ma anche ai cittadini italiani che debbono svolgere pratiche quotidiane che interessano collaboratori domestici o dipendenti. Modena – ha aggiunto – fa parte della rete nazionale del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR), e realizza accoglienza e tutela dei richiedenti asilo utilizzando le risorse che il Ministero dell’Interno ha assegnato al Comune per gli anni 2014, 2015 e 2016, relativamente ai 65 posti assegnati”.

I servizi affidati si riferiscono ad attività per l’integrazione sociale, di mediazione linguistica e culturale (nel 2014 sono state realizzate 2.816 ore tra Servizio sociale territoriale, Sprar, Centro stranieri, Anagrafe e Polizia municipale), d’informazione e orientamento (lo scorso anno sono stati quasi 25.700 gli accessi allo sportello, oltre 3.700 le pratiche per idoneità dell’alloggio, 7.600 le prenotazioni per il ritiro di permessi), di accoglienza relative al disagio socio-sanitario.

L’assessora ha inoltre spiegato che per garantire un miglior utilizzo delle risorse e un coordinamento dei servizi più funzionale, è stato previsto un affidamento complessivo della gestione degli interventi, con un costo inferiore rispetto al 2014,  richiedendo all’aggiudicatario di gestire in modo integrato le attività sotto il controllo e con la programmazione del Comune.

A tali attività, infine, potranno affiancarsene ulteriori sulla base di appositi finanziamenti. Ne sono un esempio la collaborazione con la Prefettura di Modena con lo Sportello Unico per l’Immigrazione per la gestione di flussi, contratti di soggiorno e ricongiungimenti familiari; la collaborazione con la Questura di Modena per garantire procedure fluide e tempi congrui per il rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno e quella con la Regione Emilia-Romagna nell’ambito del progetto Invisibile.

Prima dell’approvazione delle linee di indirizzo per la gestione di attività e progetti rivolti all’integrazione dei cittadini stranieri (a favore Pd, M5s, Sel, CambiaModena, Per me Modena, e contro FI), nella seduta del Consiglio comunale di giovedì 26 febbraio sono intervenuti alcuni consiglieri.

Andrea Galli di FI si è detto in disaccordo sui numeri: “Le percentuali parlano chiaro: in Italia gli stranieri sono l’8 per cento, a Modena il 15. Vuol dire che si è esagerato con le politiche per l’integrazione, mentre sono i modenesi ad avere necessità di questa attenzione riservata agli stranieri”.

Marco Cugusi di Sel ha ricordato che “si deve fare i conti con condizioni di svantaggio sociale e di microcriminalità che vanno rimossi ed è compito della politica trovare soluzioni. Credo che le politiche per gli stranieri dell’Amministrazione vadano nella giusta direzione e che a lungo andare paghino. Modena fa bene ad essere una città che accoglie e che rimuove le differenze tra cittadini”.

Adriana Querzé di Per me Modena ha evidenziato che “le politiche di integrazione non si valutano in base al numero dei migranti e che la loro concentrazione in un territorio rispetto a un altro è legata alle possibilità di lavoro e non alle politiche di integrazione messe in atto”. La consigliera ha poi illustrato l’emendamento all’ordine del giorno del Pd, evidenziando che “parlare una lingua diversa dall’italiano non ostacola la conoscenza dell’italiano, si tratta di un pregiudizio”.

Per il Pd, anche Tommaso Fasano ha evidenziato che “se a Modena la percentuale di stranieri è più elevata è perché l’economia locale ha richiesto la presenza di quei lavoratori per impiegarli nei vari settori del manifatturiero. Alcune delle cose dette – ha aggiunto – sono pretestuose e ideologiche”. Per Caterina Liotti le politiche di integrazione di Modena “sono state sicuramente attive, ben fatte e necessarie, perché il sistema economico ha richiamato la necessità di manodopera, non solo nel settore manifatturiero ma anche nel sistema di cura. La città – ha precisato – ha accolto coloro che sono arrivati a prestare manodopera in quanto persone e ha accompagnato tale processo con politiche di integrazione”.

Marco Bortolotti del M5s ha espresso l’accordo del gruppo con tutti i documenti in votazione: “La delibera, che definisce le linee per l’affidamento del servizio, è importante perché si tratta di attività che necessitano di competenze specifiche e che difficilmente l’Amministrazione comunale potrebbe sostenere in proprio. Chiediamo all’assessora – ha aggiunto – di creare indicatori di valutazione il più precisi possibile”.

Nella replica, l’assessora a Coesione sociale, Welfare, Integrazione e Cittadinanza Giuliana Urbelli ha evidenziato che “le politiche per l’integrazione sono il fondamento per garantire coesione e convivenza sul territorio. I Comuni – ha proseguito – subiscono il fenomeno migratorio e devono gestirlo al meglio in collaborazione con gli altri enti competenti”. L’assessora ha inoltre precisato che “gli enti locali gestiscono l’immigrazione, ma che di fatto la linea politica sul tema è definita a livello nazionale. Senza le persone straniere che lavorano nelle aziende e che si occupano di cura – ha aggiunto – la nostra società avrebbe faticato; per non parlare dell’apporto contributivo e fiscale che hanno fornito. Viste le cifre – ha concluso – gli stranieri fanno a tutti gli effetti parte della nostra popolazione”.

















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