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Baby bulli si divertivano rapinando e deridendo le giovani vittime sui social network

bullismo5I 4 bulli arrestati dai carabinieri a Reggio Emilia, si divertivano a deridere le giovani vittime subito dopo averle circondate e rapinate di tutti i loro averi, ostentando i “propri trofei” direttamente sui social network. Sistematica l’organizzazione delle rapine: sopralluogo in prossimità dei sottopassi, suddivisione dei ruoli, accurata scelte della vittima, generalmente studenti minorenni isolati dal gruppo, e compimento della rapina. Ad identificare i 4 bulli rapinatori i carabinieri della Stazione di Reggio Emilia Santa Croce che per mesi hanno condotto le indagini arrivando a dare nome e cognome (anche grazie all’esame dei social network), ai 4 componenti della banda, risultati essere tutti minori e in prevalenza italiani, residenti in città. La Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni, condividendo con le risultanze investigative dei Carabinieri della Stazione di Reggio Emilia Santa Croce, ha chiesto ed ottenuto dal GIP 4 provvedimenti restrittivi di natura cautelare che l’altra mattina sono stati eseguiti dai carabinieri di Via Adua. I quattro sono stati collocati nelle comunità indicate dall’Autorità.

Le indagini hanno preso spunto dal acquisizione dei filmati di videosorveglianza cittadini  proprio in corrispondenza di una della rapina denunciate. Le precise modalità di commissione del reato hanno portato i Carabinieri a ritenere che si trattasse di una banda organizzata e precisa nella commissione dei colpi, e per questo, ritenendo che ogni rapina fosse stata preceduta da un sopralluogo da parte degli autori, i militari hanno iniziato a scandagliare in maniera quasi radiografica tutti i soggetti controllati in quei luoghi nei giorni precedenti la rapina. Tra questi le attenzioni si sono collocate su uno dei minori poi arrestati. Sono stati monitorati il profilo Facebook, i relativi contatti, interessi ed amicizie. Proprio a questo punto che tra i vari “amici di facebook” è stato rintracciato un soggetto che proprio il giorno della rapina aveva pubblicato una foto con indosso i medesimi indumenti ripresi dal sistema.

Da qui il passo è veloce: le indagini pendono piede, identificando tutti gli altri componenti. Attraverso il coordinamento della Procura della Repubblica, grazie alle perquisizioni domiciliari eseguite su delega della stessa, i Carabinieri recuperano parte della refurtiva nonché gli stessi indumenti utilizzati durante le rapine e ripresi dal sistema di videosorveglianza.

Al momento dell’individuazione fotografica degli autori da parte della vittima, il colpo di scena! La vittima, rivedendo il filmato della rapina, riconosce gli autori del reato ma non si identifica nel rapinato, tuttora ignoto; del resto la sua rapina era stata computa 5 minuti dopo e 50 metri più avanti, in un raggio d’azione non coperto dalla videosorveglianza. Una coincidenza fortunata, per gli investigatori, grazie alla quale le indagini hanno potuto portare all’individuazione dei reali e veri rapinatori.

Una coincidenza comunque che ha portato i militari di Via Adua a considerare la concreta possibilità che oltre ai colpi scoperti ve ne siano molti altri che per paura di ritorsioni le giovani vittime hanno deciso di non denunciare. Su questa strada si stanno ora indirizzando le indagini dei carabinieri per cercare di risalire alla reale portata delle attività criminali compiute dai 4 baby clown che ora, molto probabilmente, non avranno altre vittime con cui divertirsi.

 

















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