Visitare Reggio Emilia ai tempi dei Romani: lo permettono i caschi immersivi OculusRift, le postazioni olografiche di Z-space, le proiezioni 3D di Dreamoc, i QR code in realtà aumentata e la visualizzazione stereo-immersiva del paesaggio archeologico.
Oggi come allora, immersi nell’architettura dell’antica Regium Lepidi, quando i romani ne percorrevano le strade in toga e calzari: un’esperienza senza precedenti, che dal 30 maggio diventerà possibile all’interno del Palazzo dei Musei di Reggio Emilia, dove un museo virtuale permanente, primo al mondo nel suo genere, consentirà una full immersion nella città antica grazie a sofisticate apparecchiature all’avanguardia a livello mondiale.
È un progetto culturale straordinario, destinato a valorizzare ulteriormente Reggio Emilia e a porla sempre più in prima linea per capacità di innovazione: ribattezzato ‘Regium@Lepidi-Project 2200’, il progetto è stato elaborato e gestito dal professor Maurizio Forte della Duke University di Duhram (North Carolina – USA) e promosso da Lions Club Reggio Emilia Host “Città del Tricolore” con il sostegno, quale main sponsor, di Credito Emiliano S.p.a. con la collaborazione del Comune di Reggio Emilia – Musei civici e della Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna.
Si tratta di un lavoro articolato, che oltre alla realizzazione del museo virtuale ha previsto uno studio approfondito del patrimonio archeologico di età romana presente a Reggio Emilia, poi trasposto in digitale, che sarà illustrato nel convegno archeologico internazionale “Archeologie a confronto per la ricostruzione della città Romana” .
Il convegno si terrà a Reggio Emilia, nell’auditorium del Credem (via Emilia San Pietro n. 4), il 30 maggio, dalle 9 alle 17.
Durante una conferenza stampa nella Galleria dei Marmi del Palazzo dei Musei di Reggio Emilia, stamane sono state illustrate le caratteristiche del nuovo museo virtuale permanente e il programma del convegno.
“Con questa installazione che è un importante servizio culturale per tutti i cittadini e che contribuirà a stimolare l’attenzione anche dei più giovani – ha detto l’assessore a Partecipazione e Agenda digitale del Comune di Reggio Emilia Valeria Montanari – la rete museale della città, e in particolare il Palazzo dei Musei, rafforzano significativamente e aggiornano la loro offerta, rendendola più attrattiva. Questo progetto contribuisce a rendere il Palazzo dei Musei ancora di più un luogo di tutti e aperto a tutti, e si armonizza appieno con le azioni più recenti compiute dall’Amministrazione comunale per la riqualificazione di questa importante sede museale: gli interventi all’ultimo piano del palazzo, che hanno consentito di restituire alla città uno spazio importante per esposizioni, laboratori e per favorire un dialogo continuo tra memoria, innovazione e futuro; e di recente l’apertura della mostra “Noi” nell’ambito delle iniziative di Reggio Emilia per Expo 2015. Tutto questo contribuisce a fare sempre più di questo luogo un luogo di tutta la comunità”.
“Tramite le tecnologie – ha concluso l’assessore Montanari – questo progetto introduce modi diversi, rispetto a quelli più tradizionali, per analizzare, divulgare e apprendere la cultura e la storia: merito degli studi della Duke University, ma anche dell’importante lavoro di attenzione e amore per la città dimostrato ancora una volta dal Lions Club, con l’importante sostegno del Credem. Il nostro benessere individuale e collettivo passa anche attraverso opere belle che ci fanno stare bene, dandoci la possibilità di fare esperienze estetiche e culturali”.
Nella doppia veste di presidente del Lions Club Reggio Emilia Host “Città del Tricolore” e del Comitato organizzatore del Regium@Lepidi-Project 2200, Vito Alessandro Pellegrino ha poi sottolineato che quest’anno ricorre il sessantennale della costituzione del Lions a Reggio Emilia: “Nel 2012 ci siamo chiesti cosa potessimo realizzare per celebrare la nostra presenza pluriennale al servizio della città. E la nostra attenzione è caduta sulla targa bronzea all’incrocio tra via Emilia San Pietro e via Roma, il luogo d’incrocio del cardo e del decumano massimo dell’antica Regium Lepidi: la data riportata di origine della città è una forbice temporale tra il 187 e il 185 avanti Cristo. Ci siamo così accorti che nella forbice temporale 2013-2015 cadevano esattamente 2200 anni dalla data di fondazione della città. Tramite la Duke University e con l’apporto di tante energie imprenditoriali ed istituzionali abbiamo quindi cominciato a lavorare sul progetto, che si è proposto fin da subito di valorizzare il brand di Reggio Emilia come città romana: particolare l’approccio, di attenzione al passato ma anche rivolto al futuro, in linea con l’idea della nostra città come città dell’innovazione. Con questo museo virtuale Reggio Emilia diventerà la prima città al mondo a poter utilizzare apparecchiature con un software realizzato ad hoc dalla Duke University di ricostruzione virtuale, che renderà possibile a livello didattico poter prendere cognizione diretta di un patrimonio storico invisibile perché ricoperto dal tessuto urbano attuale”. Pellegrino si è soffermato anche sull’aspetto economico di Regium@Lepidi-Project 2200: “Tra studio preventivo di acquisizione dei dati e di realizzazione del software e acquisto di apparecchiature il valore complessivo del progetto è di 350-400mila euro. Il Lions ha contributo con proprie energie interne ma si è anche avvalso di energie istituzionali e private della città, in primo luogo il Credem”.
Il coordinatore scientifico del Regium@Lepidi-Project 2200, Maurizio Forte, ha aperto il suo intervento ricordando il concorso pubblico aperto dall’Università statunitense nel marzo 2013, per individuare un giovane ricercatore che potesse iniziare a lavorare sul progetto: la scelta è caduta su Nevio Danelon, “che si è rivelato così bravo da essere poi assunto dalla Duke University. È un caso di successo, che rivela la volontà di investire sulle risorse umane”. Forte ha spiegato che “il progetto ha richiesto oltre due anni di lavoro, e tutti ci hanno lavorato mettendoci moltissima passione. Il museo virtuale è caratterizzato da una forte contestualizzazione con le collezioni archeologiche dei musei civici, aspetto fondamentale per la ricerca e la didattica: vedere reperti e oggetti in azione all’interno dello spazio virtuale li riproietta nella dimensione storica corretta e li fa ridiventare vivi. La difficoltà è stata legata alla scarsità di dati scientifici, che hanno reso difficile ricostruire il passato archeologico di Reggio Emilia. Ma ce l’abbiamo fatta: è emerso che Reggio era una città di rango, importante. Quella che vediamo qui è la città che ci immaginiamo nel primo impero, una città complessa e inserita nel paesaggio, che abbiamo ricontestualizzato. La città si è trasformata, ma in modo conservativo: il tessuto della città attuale è influenzato profondamente da quella romana, ed è bello vederne il dna. Il progetto si avvale di installazioni mai portate prima d’ora in Italia”.
Il direttore dei Musei civici di Reggio Emilia Elisabetta Farioli ha evidenziato che “l’iniziativa nasce dal protagonismo della città e si unisce ad un’altissima ambizione e a una profonda consapevolezza culturale. Stiamo assistendo a riposizionamenti negli equilibri tra pubblico e privato, ma la cosa importante resta il fine comune. Da subito abbiamo capito l’importanza del progetto decidendo di collaborare con la massima apertura possibile, sia attraverso i responsabili scientifici del museo, penso a Roberto Macellari, sia avvalendoci dell’apporto della Soprintendenza. Vorrei inserire questo momento così importante in un percorso che ha avuto come clou l’inaugurazione del nuovo piano del Palazzo dei Musei e quella della mostra “Noi”. Il progetto legato a Regium Lepidi ha tra i tanti il pregio di introdurre nel museo un elemento mancante, vale a dire la tecnologia, che riesce a intercettare le nostre finalità: stimola l’apprendimento trasmettendo conoscenze. È un modo per avvicinarci a un pubblico giovane, rendendo attrattivi i contenuti presentati”.
È poi intervenuto il consigliere del Credito Emiliano Ugo Medici. Ha ricordato che il Credem ospiterà il convegno storico-archeologico internazionale sullo stato degli studi e della ricerca sull’antica Regium Lepidi sabato 30 maggio, spiegando il motivo per cui la banca ha sostenuto l’iniziativa: “Nell’Auditorium sono stati rinvenuti e portati alla luce in via esclusiva resti romani che costituiscono il centro nevralgico amministrativo dell’antica Regium Lepidi. Dal 1980 al 1983 venne effettuato un vasto scavo stratigrafico che portò alla scoperta di importanti rovine e consentì di raggiungere con certezza i livelli di fondazione della città romana risalenti al II secolo avanti Cristo. Il palazzo Spalletti Trivelli, già Guicciardi, attuale sede del Credem, si colloca in una posizione privilegiata sulla via Emilia San Pietro, cioè sull’asse del decumano”. Medici ha inoltre rivelato che la storia dell’antica Regium Lepidi sarà il focus centrale sul quale si snoderà “Invito a Palazzo 2015”, iniziativa dell’Abi (Associazione delle banche italiane, ndr) cui Credem aderisce e che si svolgerà a palazzo Spalletti Trivelli sabato 3 ottobre.
Infine Nevio Danelon, il giovane universitario assunto della Duke University, ha parlato di “un’esperienza inaspettata piena di spunti e stimoli”, mentre il progettista Alberto Cari Gallingani ha evidenziato le difficoltà affrontate durante la realizzazione di un allestimento museale così tecnologicamente avanzato.
IL CONVEGNO E L’APERTURA DELL’INSTALLAZIONE ALLA CITTÀ – Il convegno internazionale ‘Archeologie a confronto per la ricostruzione della città Romana’ (il 30 maggio dalle 9 alle 17 nell’Auditorium del Credem di via Emilia San Pietro, 4) sarà articolato in due sessioni di lavori. La prima sarà dedicata alle frontiere più avanzate delle applicazioni della digitalizzazione all’archeologia e vedrà la partecipazione dei maggiori esperti e ricercatori del settore a livello internazionale. Dopo l’introduzione di Mary Boatwright (Duke University) e di Vito Pellegrino (Lions Club Reggio Emilia Host Città del Tricolore), interverranno Marco Minoja (Soprintendenza Archeologica della Sardegna) che si occuperà di Digital Monte Prama. Scansione e restituzione 3D delle sculture nuragiche da Monte Prama, Cabras, Oristano; prenderanno poi la parola Maurizio Forte (Duke University, USA) con Archeologie e Virtualità nel Progetto Regium@Lepidi – Project 2200; Nevio Danelon (Duke University, USA) con Regium@Lepidi – Project 2200: Metodologie integrate di archeologia digitale; Antonella Guidazzoli (Cineca, Bologna) con Applicazioni Open Virtual Heritage da strumenti di ricerca a spazi virtuali partecipativi. Eva Pietroni (Cnr-Itabc, Roma) affronterà il tema Il Museo della Valle del Tevere: dalla documentazione alla ricostruzione tridimensionale, a un nuovo approccio narrativo che combina realtà virtuale, tecniche cinematografiche e interazione naturale; Francesco Antinucci (Cnr-Istc, Roma) parlerà del Museo Virtuale 17 anni dopo e Vittorio Gallese (Università di Parma) chiuderà la sessione del mattino con Il corpo, lo spazio, gli oggetti e il cervello. Lo spazio archeologico “dall’interno”.
La seconda parte del convegno farà il punto sugli studi e le ricerche riguardanti l’antica Regium Lepidi con i contributi di Mauro Cremaschi (Università di Milano) su La città e il torrente Crostolo: geomorfologia e geoarcheologia del sottosuolo di Reggio Emilia; Luigi Malnati (Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna) su Archeologia a Reggio Emilia a cavallo del 2000: esperienze a confronto; Alessia Morigi (Università di Parma), Roberto Macellari (Musei civici di Reggio Emilia) e S. Bergamini (Università di Parma) su La città invisibile. Per la carta archeologica e la forma urbana di Regium Lepidi; Enzo Lippolis (Università La Sapienza, Roma) su Regium Lepidi nello sviluppo urbano nell’Italia romana; Mary T.Boatwright (Duke University, USA) su Immaginare Regium Lepidi storicamente: esempi e contesti di un municipio Romano in Nord Italia; Marco Podini (Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna) su Regium, Forum Lepidi, Regium Lepidi, Lepidoregio: storia e trasformazioni di una città alla luce dei dati archeologici.
Inoltre l’esibizione della Legio I Italica alle ore 15.30 animerà piazza Martiri del 7 luglio. Circa venti legionari illustreranno le tecniche e le strategie militari e la vita quotidiana nell’esercito romano (per esempio l’uso delle tavolette cerate su cui si scriveva all’epoca) oltre a mostrare gli equipaggiamenti che avranno addosso. La Legio I Italica si esibirà anche nella dimostrazione di manovre militari.
Alle ore 17.30 nel Palazzo dei Musei (via Spallanzani 1) il museo virtuale spalancherà finalmente le porte alla città, rendendone di nuovo fruibile lo splendido patrimonio archeologico, per la maggior parte occultato dal moderno tessuto urbano.
Unico al mondo, il Regium@Lepidi-Project 2200 è diventato realtà grazie all’apporto della Duke University ed in particolare del professor Maurizio Forte, reggiano d’origine e docente del prestigioso ateneo statunitense, nonché noto studioso nel campo della cosiddetta virtual archeology.
IL DNA DELLA REGGIO ODIERNA: IL PIANO URBANISTICO ROMANO – In Europa è il primo museo virtuale con questa impostazione concepito all’interno delle attuali collezioni archeologiche, con un approccio particolarmente stimolante perché crea un forte rapporto fra gli oggetti del museo, la collezione reale, il suo invisibile contesto storico (la città, intangibile) e le nuove percezioni dei manufatti che derivano dalla dimensione virtuale.
Lo scopo finale di questa nuova narrazione digitale è aprire nuove e diverse prospettive nell’immaginazione virtuale della città piuttosto che scegliere una ricostruzione indiscutibile. La ricerca basata su dati pubblicati e d’archivio ha prodotto nuove interpretazioni sul tessuto urbano. In particolare è risultato evidente come in età imperiale fra primo e secondo secolo dopo Cristo l’impianto urbano si sia evoluto in modo sontuoso con edifici di pregio e con una certa ostentazione dell’arredo architettonico che ha coinciso con un periodo di prosperità economica. Lo sviluppo attuale della città di Reggio Emilia è stato profondamente influenzato dall’originale piano urbanistico romano. “È una sorta di DNA architettonico e urbano”, spiega il professor Maurizio Forte.
LE INSTALLAZIONI – L’allestimento all’interno della “Sala dei mosaici” del Palazzo dei Musei di Reggio Emilia consentirà al visitatore la visione in 3D di una ricostruzione digitale di Regium Lepidi e la navigazione immersiva, sempre in 3D, al suo interno. Il percorso del museo virtuale si articola in diverse installazioni virtuali che utilizzano tecnologie innovative per la prima volta presentate al grande pubblico come i caschi immersivi OculusRift, le postazioni olografiche di Z-space, le proiezioni 3D di Dreamoc, i QR code in realtà aumentata e la visualizzazione stereo-immersiva del paesaggio archeologico.
Il Palazzo dei Musei verrà così arricchito di qualcosa che, ad oggi, è unico nel suo genere. Sarà pertanto il primo in Europa a poter vantare un allestimento di questo tipo.
22° CENTENARIO DEL MOMENTO FONDATIVO DELLA CITTÀ DI REGIUM LEPIDI – Il progetto Regium@Lepidi- Project 2200 è stato realizzato nel triennio 2013 (il 18 maggio di due anni fa si è infatti tenuta la conferenza inaugurale) – 2015, in coerenza cioè con la forbice temporale 187 – 185 a.C., nel ventiduesimo centenario di quello che viene convenzionalmente considerato il momento fondativo della città romana di Regium Lepidi.
Tre anni scanditi da diversi eventi: dibattiti pubblici, rilievi di un’equipe della Duke University nella sede del Credito Emiliano, conferenze, fino al coinvolgimento delle scuole primarie e secondarie della città con un concorso letterario (la premiazione degli studenti più meritevoli avverrà proprio in concomitanza con l’inaugurazione del museo virtuale).
Il progetto esecutivo, avviato nel 2014, ha trovato la piena approvazione della Soprintendenza ai Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, è stato elaborato in pieno accordo con l’Amministrazione comunale di Reggio Emilia.
Il Regium@Lepidi- Project 2200 si avvale della collaborazione delle massime autorità scientifiche in ambito archeologico, sia in senso tradizionale che con riferimento alle più moderne applicazioni digitali alla ricerca archeologica e ai beni culturali in generale. Del Comitato scientifico fanno parte oltre a Maurizio Forte, che coordina il progetto (Duke University – Department of Classical and visual studies, USA), Carla Antonaccio e Mary Boatwright (Duke University – Department of Classical studies, USA), Gianluca Bottazzi (Università di Parma), Mauro Cremaschi (Università di Milano – Dipartimento Scienze della Terra), Antonella Guidazzoli (Computer graphics Apps, CINECA, Bologna), Roberto Macellari (Musei Civici Reggio Emilia), Luigi Malnati (Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna), Alessia Morigi (Università di Parma – Dipartimento di Antichistica, lingue, educazione filosofia – A.L.E.F.) e Marco Podini (Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna).