In Italia si inizia a muovere qualcosa in tema di meritocrazia e di valore, perché un recente emendamento al ddl p.a. approvato dal Parlamento, sancisce come requisito di giudizio per i concorsi pubblici non solo il voto universitario ma anche l’ateneo che lo ha assegnato. Ce ne parla Tiziano Motti, eurodeputato della settima legislatura e presidente di Europa dei Diritti: “Nei concorsi pubblici a fare la differenza non sarà più solo il voto di laurea, ma potrà contare anche l’università. L’ emendamento parla di “superamento del mero voto minimo di laurea quale requisito per l’accesso” e “possibilità di valutarlo in rapporto ai fattori inerenti all’istituzione che lo ha assegnato”. Tra le alte cose i dirigenti pubblici potranno essere licenziati se privi di incarico per un certo periodo ma non basta, l’uscita dal ruolo scatta solo se prima c’è stata una sostanziale ‘bocciatura’ da parte dell’amministrazione. Queste le altre linee di un emedamento al ddl P.a approvato, che prevede il collocamento in disponibilità “successivo a valutazione negativa”.
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Reg. Trib. di Modena il 30/08/2001
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