Per cercare di capire la situazione delle crisi aziendali in provincia di Modena e le ripercussioni sui lavoratori e il mercato del lavoro, la Cisl ha effettuato una piccola indagine. Con la collaborazione delle categorie, la Cisl ha censito le situazioni di crisi di cui è venuta direttamente a conoscenza nel periodo 1° gennaio 2005-30 gennaio 2006.
Si tratta di aziende che vivono crisi conclamate, tanto che in molti casi hanno già attivato la cassa integrazione ordinaria o straordinaria; in diversi casi hanno già cessato l’attività e, di conseguenza, fatto ricorso alla mobilità. Solo in alcuni casi sono ancora in corso le procedure per la definizione precisa degli accordi aziendali.
La Cisl ha rilevato 84 situazioni di crisi aziendali, per un totale di 7.385 lavoratori interessati, di cui 1.565 in cassa integrazione ordinaria, 472 in cassa integrazione straordinaria e 1.068 in mobilità.
“Da questi dati si evince che la crisi è diffusa, riguarda tutti i distretti e quasi tutti settori dell’economia modenese – commenta Pasquale Coscia, responsabile delle politiche del lavoro per la segreteria provinciale della Cisl – Fatta eccezione per il settore edile, che registra un trend positivo in linea con l’andamento del settore a livello regionale e nazionale, gli altri comparti si trovano in una situazione di stagnazione o di grande difficoltà. Le criticità maggiori si segnalano nella zona di Sassuolo e nella Bassa modenese. La chiusura ormai decisa dello zuccherificio di Finale Emilia comporta, oltre alla perdita di occupazione diretta, la scomparsa di molti altri posti di lavoro della filiera produttiva dalla coltivazione della barbabietola al prodotto finito. Si conferma, purtroppo, l’andamento negativo del distretto di Carpi, dove sono a rischio altri 500 posti di lavoro. In generale – osserva Coscia – nel 2005 le ore di cassa integrazione ordinaria nell’industria sono state oltre 600 mila, con un incremento del 27 per cento rispetto al 2004, mentre le ore di cassa integrazione straordinaria sono state 365 mila (meno della metà del 2004)”.
Per Cisl la gravità della situazione richiede interventi urgenti e scelte coraggiose allo scopo di frenare questa perdita di competitività e di posti di lavoro. È indispensabile dare attuazione al patto territoriale per ricreare condizioni favorevoli per gli investimenti in ricerca e innovazione, favorire la presenza sui mercati emergenti, sostenere la crescita dimensionale delle imprese.
“È necessario – prosegue Coscia – sostenere le produzioni manifatturiere caratteristiche dei nostri distretti perché, seppure cosiddetti maturi, sono l’ossatura portante della nostra economia e generano ancora un attivo sulla bilancia commerciale. Per vincere questa sfida bisogna investire sulle persone, che fanno la vera differenza tra imprese. A tale scopo la formazione di base e la formazione continua costituiscono una leva fondamentale su cui agire costantemente per accrescere le competenze e migliorare le capacità per realizzare – conclude il segretario Cisl – prodotti innovativi e di alta qualità”.