Prosegue con la quinta rilevazione l’Osservatorio congiunturale sulla piccola e la media impresa di Confartigianato Federimprese Emilia Romagna. Si tratta di un’indagine telefonica svolta tra il 12 e 13 dicembre 2005 su un campione di 900 imprese dell’Emilia Romagna con l’obiettivo di monitorare il loro “stato di salute”, attraverso l’analisi di indicatori quali fatturato, ordini, occupazione e investimenti.
Il quadro generale
Nonostante nel 2005 aumentino le imprese che hanno registrato un ridimensionamento della domanda (-5,1) nel complesso c’è stata una sostanziale ripresa rispetto al 2004, in cui il saldo di opinioni sfiorò il –20; per il primo semestre del 2006 il 75% degli intervistati ha dichiarato di non aspettarsi alcuna variazione in termini di domanda e di fatturato. Dopo un 2004 caratterizzato da forti ridimensionamenti nel giro d’affari, il 2005 mostra dei segnali di ripresa, sebbene a livello percentuale il fatturato nella seconda parte dell’anno sia rimasto invariato e non cambierà nel prossimo semestre. Ci sono buone notizie sul fronte dei costi delle materie prime che nella seconda parte del 2005 sono cresciuti del 3,4 mentre nel primo semestre erano aumentati del 5,6%; una tendenza al ridimensionamento che continuerà anche nel 2006: gli operatori si attendono un incremento dell’1,2%. Note dolenti invece per l’occupazione: nel primo semestre è salita dello 0,9% mentre nella seconda parte dell’anno è scesa dello 0,5%; nel primo semestre 2006 la situazione sarà sostanzialmente invariata: aumentano le imprese che non varieranno l’organico, mentre diminuisce quello che lo incrementeranno (6,6%) o ridimensioneranno (7%). La propensione ad investire ha subito un’accelerazione nella seconda parte del 2005 passando dal 18,7% al 27,8%, di queste il 52,9% sono state spese per la sostituzione e il rinnovo di attrezzature obsolete. Per il futuro il 22,1% delle aziende effettuerà investimenti se le condizioni economiche lo permetteranno, ne faranno sicuramente solo il 9,1% e ben il 68,8% delle imprese non effettuerà alcuna modifica nei piani di investimento. Il 2005 presenta segnali di forte ripresa nell’export: il saldo del giro d’affari si è ridotto del 2,4 mentre quello legato alla vendita di beni o servizi all’estero si attesta al 5,5; in termini di variazione percentuale il fatturato dell’export è cresciuto dello 0,7% e rimarrà sostanzialmente invariato nel 2006 (+0,1%). Da notare che, sebbene oltre il 70% delle imprese non prevede di incrementare le proprie esportazioni, diminuisce sia il numero di imprese pessimiste (13,6%), che quello di imprese in espansione verso l’estero (13,7%).
Artigianato e piccola impresa
Le imprese artigiane hanno fatto registrare nel 2005 un trend negativo meno accentuato rispetto al 2004 con saldi per domanda e fatturato, rispettivamente a -9,5 e -6,6. L’occupazione ha subito una battuta d’arresto con un calo nel numero degli occupati nelle imprese artigiane dello 0,3% nel corso del 2005 mentre è molto interessante il fatto che, nonostante la performance negativa di domanda e fatturato, gli investimenti mostrino dei segnali di ripresa: nel 2005 gli acquisti dei beni durevoli per l’attività produttiva sono aumentati del 27,3% con una propensione all’investimento pari al 20,1%. Purtroppo non sono particolarmente brillanti le prospettive per il prossimo semestre: domanda e fatturato rimarranno sostanzialmente invariati (0,2% per il primo e -0,1% per il secondo), mentre l’occupazione subirà un modesto ridimensionamento (-0,2%). Gli investimenti sono strettamente legati alle condizioni economiche: il 7,1% li ha programmati mentre il 21,2% li ritiene possibili.
Nel 2005 la piccola impresa, ha visto salire i saldi di domanda e fatturato dell’1,9 e del 2,1, con buone performance rispetto agli anni passati. Le piccole imprese della regione hanno incrementato gli organici dello 0,5% rispetto al 2004, anche se nell’ultimo semestre l’occupazione è diminuita dello 0,6%. Segnali positivi vengono dalla propensione ad investire, 27,9% nel 2005 contro il 23% del 2004, ma anche nella piccola impresa la prima parte del 2006 non mostrerà evidenti segnali di ripresa: il saldo di domanda e fatturato subiranno dei leggeri ridimensionamenti, -4,3 e -4,1, ma si prospettano leggeri incrementi, +0,3% e +0,2%. Altrettanto succederà per l’occupazione, +0,3% per il primo semestre 2006, ma non per la propensione ad investire, che rimane fortemente condizionata dalla congiuntura futura: il 12,4% ha programmato investimenti mentre il 23,4% li ritiene possibili.
I settori di attività
Nel 2005 il settore della produzione ha segnato una sostanziale ripresa: domanda e fatturato sono diminuiti dello 0,1% ma incoraggia la tenuta dell’occupazione (+0,2%) e il fatto che si mantenga elevata la propensione ad investire (34,2%); per il prossimo semestre si prospetta stabilità ma non vera e propria ripresa. Hanno andamenti migliori i comparti del metallo e prodotti in metallo e della meccanica e macchine; risultati in linea con la media nel comparto alimentare, chimica, plastica, vetro e carta ed in quello dell’elettrica ed elettronica. Mentre sono sempre i comparti del tessile, abbigliamento, concia, e dei mobili e legno ad avere le maggiori difficoltà.
Il 2005 è stato un anno di transizione per l’edilizia: ci sono progressi evidenti nei saldi della domanda e del fatturato che restano però negativi, -3,4% per il primo indicatore e -2,3% per il secondo; la congiuntura favorevole ha spinto le aziende ad assumere (0,8%) ma non ad incrementare gli investimenti (-1,6%). La situazione resterà stabile nel prossimo futuro: ordinativi e giro d’affari non subiranno alcuna variazione mentre aumenterà del 2% l’occupazione.
Le migliori performance le fa registrare il settore dei servizi alle imprese: nel 2005 il fatturato ha fatto registrare un saldo dell’8,6 e un progresso dello 0,4%, mentre la domanda, a fronte di un saldo del 5,3, è scesa dello 0,6% rispetto al 2004. Stabile la base occupazionale (+0,1% nel 2005, +0,9% nel 2006) e le aziende ritengono che nei prossimi mesi l’attività farà ulteriori progressi: 0,5% per gli ordinativi e 0,3% per il giro d’affari con una propensione ad investire legata alle necessità aziendali.
Resta preoccupante la situazione delle imprese che operano nei servizi alla persona, qui la ripresa è decisamente lontana. In un anno domanda e fatturato sono calati del 5,7% e del 4,5%, mostrando i saldi più bassi di tutti i settori (rispettivamente -30,5 e -31,4); scontata una diminuzione dell’occupazione, -1,6%, e degli investimenti, -9,8%, inoltre per il prossimo semestre gli operatori prevedono un ulteriore calo di ordinativi (-0,7%) e del giro d’affari (-0,8%), con ripercussioni sull’occupazione (-0,9%).
La performance provinciali
Per quanto riguarda l’andamento delle province si vengono a formare tre gruppi con performance simili:
· Parma, Bologna, Forlì-Cesena, Reggio Emilia. Sono le province con gli andamenti migliori: Parma ha indicazioni positive in tutte le variabili considerate; Bologna ha una certa stabilità dei livelli della domanda e del fatturato con un’elevata propensione ad investire; Forlì-Cesena e Reggio Emilia registrano andamenti leggermente negativi nella domanda, il fatturato si mantiene stabile, ma con differenze sostanziali per quanto riguarda gli investimenti in cui Forlì-Cesena esprime una maggiore attitudine rispetto a Reggio Emilia.
· Ferrara, Modena, Piacenza. Sono le province in cui alcuni elementi esprimono alcune difficoltà e che si allineano al trend generale della regione. In tutti i territori si rileva un leggero ridimensionamento della domanda e del fatturato, anche se a Ferrara questo non sembra incidere sul volume d’affari che continua ad evidenziare un trend positivo. L’occupazione cresce leggermente a Modena e Piacenza, mentre Ferrara esprime una leggera flessione. Negli investimenti Modena presenta nel 2005 una buona propensione, mentre Piacenza esprime una delle incidenze più basse registrate nella regione.
· Ravenna, Rimini. Sono le due province con la situazione economica maggiormente preoccupante, con ridimensionamenti della domanda e del fatturato più marcati a Ravenna. Rimini esprime una buona propensione agli investimenti, mentre sul piano occupazionale si rilevano degli andamenti negativi in tutte e due le realtà territoriali.