Sono aumentate del 16 per cento le esportazioni nazionali di polli Made in Italy nel mondo a dimostrazione del fatto che la produzione nazionale riscuote grande fiducia all’estero nonostante l’emergenza influenza aviaria.
E’ quanto afferma la Coldiretti nel riferire che secondo elaborazioni su dati Istat le esportazioni di carni di pollame domestico come galli, galline, oche, tacchini e faraone hanno realizzato un forte balzo in avanti, rispetto all’anno precedente, nel mese di ottobre in coincidenza con l’introduzione dell’etichetta Made in Italy per fronteggiare lo scoppio dell’emergenza in Europa, dopo il primo caso individuato in Romania.
La psicosi nei consumi che sta interessando i cittadini italiani con riduzioni degli acquisti del 70 per cento e perdite per il settore avicolo di oltre mezzo miliardo di Euro non sembra coinvolgere – sottolinea la Coldiretti – nella stessa misura gli stranieri che di fronte all’emergenza dimostrano di apprezzare ancora di più le garanzie di sicurezza e la qualità della produzione Made in Italy, come confermato di recente dalla stessa FAO. Oltre l’80 per cento delle esportazioni nel mese di ottobre – precisa la Coldiretti – sono state dirette verso gli altri Paesi dell’Unione Europea dove si è registrato un aumento del 19 per cento nelle quantità, nonostante che le spedizioni all’estero rappresentino una componente limitata della produzione nazionale che è destinata soprattutto al mercato interno.
Alla luce di questo importante segnale appare ancora più sconcertante la messa sotto accusa da parte dell’Unione Europea delle norme nazionali che impongono l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del pollame e dei suoi derivati che andrebbero invece – sostiene la Coldiretti – estese a tutti i Paesi dell’Unione Europea e a tutti i prodotti derivati dall’allevamento dal pollame al maiale. Si tratta infatti di un elemento di trasparenza che garantisce la rintracciabilità delle produzioni, una maggiore efficienza dei controlli e la libertà di scelta dei consumatori.
Nonostante i positivi segnali che vengono dall’estero la situazione di mercato in Italia è gravissima e – continua la Coldiretti – rischia di travolgere un comparto nel quale operano 6000 allevamenti, 173 macelli, 517 imprese di prima e seconda lavorazione che danno complessivamente lavoro a 180mila addetti per una produzione complessiva di 1,13 milioni di tonnellate di carne ampiamente superiore ai consumi interni e un fatturato complessivo di 3,5 miliardi di euro, circa il 6,5 percento del valore dell’intera agricoltura italiana. Peraltro, la produzione degli allevamenti italiani – continua la Coldiretti – è più che sufficiente a rispondere nelle quantità alla domanda dei consumatori nazionali e offre le massime garanzie di sicurezza alimentare, come ripetutamente affermato da autorevoli esponenti del mondo scientifico dai quali sono venute importanti rassicurazioni sull’assoluta assenza di rischi nel consumo di carne di pollo nazionale.
Secondo la Coldiretti la stessa opportuna fermezza che l’Italia sta dimostrando nell’attività sanitaria di controllo deve essere mantenuta anche nell’affrontare una eventuale procedura di infrazione con l’Unione Europea sui provvedimenti necessari a salvare gli allevamenti che non hanno finora ricevuto nemmeno un euro pur essendo stati travolti da una crisi della quale non hanno alcuna responsabilità.
Serve – conclude la Coldiretti – un intervento straordinario del Governo per non far scomparire l’allevamento Made in Italy che come hanno confermato politici e scienziati è garanzia di sicurezza e qualità per tutti i cittadini e nel suo insieme garantisce più lavoro delle principali industrie nazionali.