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Nuovi passi avanti nella ricerca delle nanoparticelle polimeriche usate in campo farmacologico

Un primo successo preclinico portato a casa da Unimore – Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia con una ricerca che fa luce sul trattamento con nanoparticelle polimeriche, direzionate al Sistema Nervoso Centrale, che veicolano sostanze funzionali in modelli animali affetti da una delle più conosciute patologie neurodegenerative, la Corea di Huntington che porta ad un declino cognitivo ed a problemi psichiatrici.

Lo studio è stato condotto dalla collaborazione tra il gruppo di ricerca Te.far.ti di Unimore, coordinato dalla prof.ssa Maria Angela Vandelli ed il laboratorio “NeuroStem cell Biology and Pharmacology  of Neurodegenerative diseases” guidato dalla prof.ssa e Senatrice a Vita Elena Cattaneo di Milano, assieme al Brain Research Institute dell’Università della California, all’Istituto Neurologico C. Besta di Milano, al laboratorio di Chimica Clinica dell’Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese ed all’Istituto di Neuroscienze di Torino.

La scoperta risulta duplice sia dal punto di vista farmacologico che da quello tecnologico farmaceutico. Si dimostra, infatti, inequivocabilmente la rilevanza del deficit di colesterolo nel decadimento cognitivo associato con la patologia Huntington ed i benefici della sua supplementazione, attraverso le nanoparticelle impiegate, con un recupero della attività sinaptica, della comunicazione tra neuroni, con la riduzione del declino cognitivo ed il miglioramento dell’attività cerebrale.  Inoltre si conferma che la nanomedicina è una reale prospettiva terapeutica in quanto le nanoparticelle opportunamente ingegnerizzate sono in grado di superare barriere biologiche virtualmente impermeabili e sono capaci di rilasciare il colesterolo nel sito di azione, ovvero in determinate aree del cervello.

Tale scoperta apre nuovi scenari clinicamente molto rilevanti per il trattamento non solo della Malattia di Huntington, ma anche di diverse malattie del Sistema Nervoso Centrale. È importante sottolineare che le nanoparticelle impiegate sono costitute da un polimero biodegradabile e biocompatibile, approvato dalla Food Drug Administration per diverse formulazioni ad uso parenterale, quindi virtualmente pronto per una applicazione in fasi pre-cliniche e cliniche.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati su EMBO Molecular Medicine, una delle riviste internazionali con maggior impatto scientifico in ambito medico/farmacologico.

















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