La crescita economica della Cina scende al 6,8% nell’ultimo trimestre del 2015 con l’indebolimento del commercio e dei consumi, trascinando la crescita annuale al livello più basso in 25 anni (+6,9%). Ce ne parla Tiziano Motti, eurodeputato della settima legislatura e presidente di Europa dei Diritti. La crescita cinese è diminuita costantemente nel corso degli ultimi cinque anni, con il Partito comunista che cerca di prendere le distanze da un modello logoro basato su investimenti e commercio, per indirizzarsi verso una crescita auto sostenuta trainata dai consumi e i servizi interni. Il rallentamento cinese e un crollo dei prezzi sul listino di Shanghai hanno fatto crescere le preoccupazioni per la perdita di sostegno da parte di un’economia vista una volta come motore della crescita globale, deprimendo i mercati finanziari internazionali. Il dato ottobre-dicembre è stata la crescita trimestrale più bassa dalle conseguenze della crisi finanziaria globale, quando l’espansione dell’economia si accasciò al 6,1% nel primo trimestre 2009 (la crescita del trimestre luglio-settembre 2009 fu del 6,9%). Pechino ha risposto al calo della crescita tagliando i tassi d’interesse sei volte da novembre 2014 e varando misure per aiutare gli esportatori e altre industrie. Gli economisti si aspettano per quest’anno un’ulteriore diminuzione della crescita cinese, con il Fondo monetario internazionale (Fmi) che mira a un’espansione del 6,3%.