Giovedì 25 febbraio torna a Soliera Teatro Sotterraneo, una delle compagnie di culto della scena teatrale italiana che all’ombra del Castello Campori ha trovato un approdo ormai consolidato per incontrare il pubblico modenese.
Alle 21.15, il sipario del Nuovo Cinema Teatro Italia si alzerà sul loro spettacolo “Homo ridens”, premiato all’estero con il Be Festival First Price e l’Act Festival Price al Be Festival di Birmingham.
“Homo ridens” è una performance pensata come esperimento su campione, un test sul pubblico-cavia chiamato a reagire a determinati stimoli che attengono al riso e ai suoi meccanismi. Il progetto rivede e aggiorna i risultati delle proprie ricerche in ogni città e di conseguenza ne prende il nome. L’intento è quello d’indagare l’attitudine umana alla risata, misurandone i limiti e la complessità. Nel riso rinunciamo alla funzione vitale del respiro, nel riso è la parte aggressiva di noi che ci fa digrignare i denti, nel riso è l’intrattenimento del potere ma anche la rivolta popolare. Sappiamo che la coscienza di sé permette all’uomo di vedersi dall’esterno. Sappiamo che la coscienza di sé rende l’uomo consapevole della morte. Ma cosa c’è da ridere?
Per il critico del Sole24Ore Renato Palazzi, lo spettacolo è “una sorta di ingegnoso esercizio post-teatrale – destrutturato, apparentemente del tutto informale – sui feroci meccanismi della risata, sulla fisiologia della risata come risposta agli aspetti più crudeli della realtà. Secondo consuetudine, i quattro bravissimi attori (ndr. Daniele Bonaiuti, Sara Bonaventura, Matteo Ceccarelli e Claudio Cirri) non indossano dei costumi, non interpretano dei personaggi: si presentano faccia a faccia davanti al pubblico, proponendogli dei buffi esperimenti sulle sue reazioni di fronte a situazioni che, in se stesse, non dovrebbero risultare affatto divertenti. Gli esperimenti riguardano gli effetti più o meno esilaranti – provocati ad arte, attraverso surreali “tormentoni” e imprevedibili spiazzamenti emotivi – di fronte a immagini atroci dei lager o dei bambini africani affamati. Quanto può essere comica la ricerca di vari metodi per suicidarsi? Chi sghignazza assistendo a un violento pestaggio? Al di là dell’ostentata leggerezza, in tutto questo, sia chiaro, non c’è nulla di cabarettistico: quella praticata da Daniele Villa (dramaturg della compagnia) è una neo-drammaturgia spigliata ma chirurgica, che picchia duro denunciando gli abusi di risata da parte del potere, e le nefaste conseguenze della nostra assuefazione alle tragedie quotidiane. I finti test pseudo-scientifici si traducono in uno scomodo percorso introspettivo: ci costringono a guardarci dentro per ciò che siamo, a scrutare in certe nostre ambiguità interiori”.
Per informazioni e prenotazioni: 347.3369820