La semplicità d’uso di tablet, smartphone e App rischia di appiattire le potenzialità creative del digitale. Le tecnologie digitali possono invece essere utilizzate nella didattica in modo creativo, coinvolgente e intelligente con l’obiettivo di favorire la multidisciplinarietà e l’integrazione. E’ quanto si sta sperimentando a Modena in tredici classi di sei scuole primarie grazie a un progetto pilota finanziato dall’Amministrazione comunale.
Il progetto si chiama “Scuola 2.0: Code it, make it!” e promuove l’uso delle tecnologie digitali in classe applicandole a ogni ambito curricolare: tecnico, artistico, culturale.
“Nella scuola delle tre A (aperta, accogliente, appropriata) che abbiamo delineato con il Piano Educare Insieme – afferma il vicesindaco assessore alla Scuola Gianpietro Cavazza – le nuove tecnologie, come i nuovi linguaggi, hanno un ruolo trainante per una didattica aperta alla sperimentazione e finalizzata a portare tutti gli alunni al successo scolastico. Inoltre, le indicazioni date dal Miur con la Buona Scuola – continua Cavazza – pongono la diffusione di competenze informatiche tra gli elementi importanti per la qualificazione dei processi formativi aprendo anche a rilevanti opportunità di finanziamento che le nostre istituzioni scolastiche devono saper cogliere. Questo progetto pilota, che s’inserisce tra quelli sostenuti dall’Amministrazione per migliorare l’inclusione potenziando l’offerta formativa, vuol fungere quindi da apripista per altre esperienze simili”.
Il progetto, che è biennale e prevede ore di formazione per i docenti e laboratori in aula con esperti, coinvolge 13 classi di sei scuole primarie: Cittadella, Collodi, Pascoli, San Giovanni Bosco, Anna Frank Marconi e Gramsci; complessivamente più di 250 bambini.
Ultimata la prima fase di formazione rivolta agli insegnanti avviata a inizio anno scolastico, hanno preso il via in questi giorni i laboratori per gli alunni: da febbraio a giugno ognuna delle classi coinvolte sarà impegnata in attività di formazione e laboratori con esperti di coding, scrittura creativa, sistema del gioco e grafica. Successivamente, i ragazzi passeranno dalla dimensione del sapere a quella del saper fare sperimentando la possibilità di creare piccoli robot.
“Accanto agli investimenti per ristrutturazioni e manutenzioni delle scuole (senza dimenticare che una nuova, la Mattarella, sta per essere completata e un’altra, il liceo Sigonio, sarà completamente rinnovata) – spiega l’assessora al Bilancio e Smart City Ludovica Carla Ferrari – abbiamo inserito nel Piano degli Investimenti opere per l’implementazione delle dotazioni tecnologiche e il sostegno a percorsi didattici innovativi. Modena è tra le prime in Italia ad aver inserito queste attività di cultura digitale nei percorsi didattici delle elementari, grazie al coraggio e alla straordinaria voglia di sperimentare delle scuole; questo anche nell’ambito di un più ampio progetto Europeo che mira all’incremento delle competenze digitali come strumento di coesione sociale: i bambini, attraverso questa didattica informatica innovativa, divengono ambasciatori di cultura digitale presso le proprie famiglie”.
DAL CODING AI MICRO ROBOT
Nel corso di due anni gli alunni delle 13 classi coinvolte nel progetto svilupperanno competenze nella programmazione informatica e nel making, l’artigianato digitale
Il punto di partenza di “Scuola 2.0: Code it, make it!”, il progetto pilota avviato in sei scuole primarie di Modena, è che, se le App, così diffuse sui device di adulti e ragazzi, sono pensate per un uso preciso, intuitivo, con movimenti standard e poco personalizzabili, la programmazione (coding) sviluppa invece il pensiero computazionale. In altre parole, insegna a trovare soluzioni creative ai problemi, un modo di affrontare le cose che può essere applicato a tutti gli aspetti della conoscenza e a tutte le materie. Creare un video gioco o un’animazione al computer implica pensare e scrivere una storia, disegnare ambienti, strutturare un sistema di interazione con il giocatore, prendere decisioni a livello grafico, inserire musica e suoni, caratterizzare i personaggi. In tal senso, l’insegnamento delle tecnologie digitali ha un alto potenziale didattico.
Inoltre, i progetti interdisciplinari realizzati nell’ambito di “Scuola 2.0: Code it, make it!” in tredici classi (di cui otto terze, tre seconde e due quarte) di scuole primarie promuovono la collaborazione tra diversi ambiti didattici consentendo ai bambini di lavorare in gruppi in cui ciascuno mette in campo competenze diverse in base ad attitudini e abilità personali per favorire la collaborazione e una sorta di peer education, educazione tra pari, attraverso la condivisione delle strategie utilizzate per risolvere i problemi.
Il programma si sviluppa nel corso di due anni. Agli alunni coinvolti saranno proposti una serie di progetti progressivamente più complessi in grado di condurli a sviluppare competenze e conoscenze nella programmazione informatica.
Il linguaggio di programmazione utilizzato è Scratch, un linguaggio sviluppato dal Mit, il Massachusetts Institute of Technology, per la didattica informatica. Scratch permette ai bambini di creare animazioni, giochi e programmi interattivi; inoltre consente di comandare e programmare semplici periferiche quali un microcontroller o un piccolo drone. Infatti, utilizzando microcontrollori, sensori e stampanti 3D, le tecnologie digitali permettono anche di creare progetti di microrobotica e artigianato digitale. A tal scopo, la sede e le attrezzature del fablab del Comune Makeitmodena, in via Barchetta, potranno essere utilizzate nella realizzazione dei progetti elaborati dalle scuole, mentre il Centro multieducativo Memo, produrrà una documentazione di tutto il percorso con filmati e interviste.
“Avere competenze informatiche – spiega l’assessore al Bilancio e Smart City Ludovica Carla Ferrari – significa poter esprimere la propria creatività nel futuro; l’insegnamento del pensiero computazionale, cioè quello specifico della programmazione informatica, sarà molto importante per il futuro dei nostri piccoli, come lo è l’insegnamento dell’inglese, sviluppare la creatività digitale dei nostri bambini significa dotarli di strumenti di competitività. Inoltre, grazie alla collaborazione con l’Università, si porrà sempre più una particolare attenzione alle bambine che, per pregiudizi da superare, si cimentano ancora in misura inferiore rispetto ai maschi in queste discipline scientifiche”.