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Una delegazione della CIA reggiana alla ‘Marcia delle Vacche’ porta una forma di Parmigiano Reggiano

marcia-vaccheC’era anche una delegazione di allevatori reggiani, guidati dal presidente CIA Agricoltori italiani di Reggio Emilia Antenore Cervi, alla manifestazione che si è tenuta al mercato del bestiame di Carmagnola (Torino) per lanciare il grido d’allarme del comparto zootecnico: in poco tempo 3.700 stalle hanno cessato l’attività, ovvero l’11% del totale. Meno drammatica è la situazione nella nostra provincia, dove gli allevamenti da latte sono però rimasti solo un migliaio. La solidarietà degli allevatori reggiani si è espressa verso i colleghi che producono latte alimentare, con l’apertura di una forma di Parmigiano Reggiano, genere di gran conforto ed energetico per momenti difficili.

“I produttori sono sul baratro ed alle prese con mille difficoltà – segnala Cervi -: il blocco delle esportazioni verso la Russia, la fluttuazione degli acquisti dall’Oriente e le logiche commerciali al ribasso dei prezzi del latte alla stalla, creano questa crisi paurosa del comparto. Occorrono quindi misure urgenti per affrontare l’impasse del settore lattiero-caseario e tutelare le imprese agricole. Questo scenario ha imposto alla Cia-Agricoltori italiani di denunciare la situazione, un vero grido d’allarme per il settore che è racchiuso in una simbolica e pacifica marcia di allevatori e bovini, nei pressi del mercato del bestiame di Carmagnola”.

“Certamente -continua il presidente Cia- apprezziamo l’impegno del Governo italiano e del ministro Martina a sostenere la liquidità degli allevamenti con l’aiuto straordinario di 25 milioni d’euro e l’aumento della compensazione Iva al 10%. Ma non basta. Perché la situazione globale ed europea dei mercati necessita di politiche d’intervento di più ampio respiro”.

“Ecco quindi – conclude Cervi – le richieste più urgenti che sottoponiamo al Governo: rendere fruibili da subito le risorse del “Fondo Latte” per la ristrutturazione dei debiti e l’aumento di liquidità delle imprese; accrescere il valore del “de minimis” agricolo almeno fino a 50 mila euro; sospendere il pagamento degli oneri previdenziali a carico delle aziende per i lavoratori dipendenti del settore”.

 

















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