Il Comune di Spilamberto vince al TAR, ma perde tutto. Gli edifici storici della ex Sipe, tutelati dalla Soprintendenza e acquisiti dal Comune nel 2009, vengono restituiti a Green Village. Una notizia stranamente “sfuggita” sia al sindaco Costantini che al suo predecessore Lamandini, nei loro recenti commenti sulla sentenza. Eppure è la stessa sentenza a stabilire la restituzione degli immobili e delle aree cedute al Comune per la realizzazione dello sfortunato Parco Tecnologico mai decollato.
Nessun tentativo è stato fatto per mantenere la proprietà pubblica degli storici edifici a titolo di risarcimento danni, come più volte prospettato nel caso in cui gli enti pubblici avessero vinto il ricorso – come poi è accaduto. Per un’eventuale richiesta di risarcimento il Comune dovrà quindi intraprendere una nuova lunga e costosa causa civile.
Ecco cosa resta di tutta la vicenda. Dopo dodici anni di lavoro degli uffici comunali, oltre un milione di euro spesi in studi, consulenze ed incarichi esterni, non rimane assolutamente nulla: non solo abbiamo perso la proprietà, ma l’intero complesso di archeologia industriale rischia il crollo senza che il Comune abbia saputo realizzare nemmeno gli interventi minimi di messa in sicurezza; non abbiamo mai acquisito l’area demaniale e la bonifica dell’area è ancora tutta da completare. Inoltre, la Provincia dovrà pagare a Green Village il valore delle aree già utilizzate per lo svincolo della Pedemontana e il Comune di Spilamberto ha rischiato addirittura di essere condannato ad un risarcimento milionario.
Lo scongiurato pericolo e il pronunciamento del TAR a favore dei tre Comuni non bastano a cancellare le responsabilità degli amministratori che si sono avvicendati in questi anni e c’è ben poco da esultare di fronte alla mala gestione della vicenda segnata da clamorosi errori di valutazione. Il danno ambientale per la mancata bonifica dei terreni inquinati è un reato punibile anche con il sequestro dell’area: la bonifica è un obbligo sancito dalla legge, il Comune poteva e doveva imporla a prescindere dall’accordo di programma nel quale, invece, è stata inserita come un’opera a compensazione della capacità edificatoria. Nel 2013, dopo anni di proroghe per il completamento della bonifica, il nostro Comune ha “scaricato” il problema sulla Provincia cui spetta ora la messa in mora del responsabile dell’inquinamento. Ad oggi non sappiamo ancora se la diffida a bonificare è stata inviata e a chi.
Ci sfugge il vero motivo di tanta “indulgenza” da parte del Comune, della poca trasparenza nel trattare un caso che ha interessato tanti cittadini, del silenzio sullo stato degli immobili dopo i sopralluoghi compiuti da amministratori e consiglieri, della segretezza delle decisioni sulla strategia legale, riferite poi in commissioni anch’esse secretate. Ci chiediamo ancora come gli enti pubblici coinvolti abbiano potuto ignorare i dubbi sollevati fino in regione sulla proprietà riconducibile a fiduciarie straniere e ci chiediamo infine chi sarà il “fortunato” prossimo proprietario dell’area che potrà edificare a mano libera, quando nemmeno gli edifici tutelati potranno più intralciare chissà quale progetto.
Paola Forghieri
Presidente della Lista civica “Spilamberto Libera e Responsabile”