Nel 2005 gli italiani hanno acquistato 2.688.039 autovetture usate con una spesa che viene stimata dall’Ufficio Studi LeasePlan Italia, azienda leader nel settore del noleggio a lungo termine e nella gestione di parchi auto aziendali, in 21 miliardi di euro.
Si tratta però di una stima di larga massima, in quanto non esistono fonti ufficiali a cui fare riferimento per determinare il prezzo di un’auto usata. Proprio al problema del valore delle auto usate, a chi lo stabilisce e soprattutto con quali metodi, è dedicato il consueto Focus pubblicato sull’ultimo numero di CarFleet, il trimestrale sulle flotte aziendali di LeasePlan Italia.
Il servizio analizza la grande questione della corretta quotazione dell’usato da cui dipende, tra l’altro, sia la spesa effettiva di chi compra un’auto nuova dando in permuta un’auto usata, sia la fortuna di un business importante per i concessionari, nonché il costo dell’auto aziendale e dei canoni di noleggio. Al momento, rileva l’articolo, la determinazione del prezzo dell’usato è lasciata alla libera iniziativa di riviste specializzate e organizzazioni private indipendenti e ognuna utilizza il suo metodo. In effetti, l’unico sistema oggettivo per una stima sufficientemente attendibile dei prezzi di mercato sarebbe quello utilizzato dall’Istat per determinare gli indici dei prezzi, ma è eccessivamente costoso se si vuole scendere nel dettaglio dei singoli modelli e gli operatori del settore non sembrano disposti ad investire adeguate risorse per adottarlo.
Eppure, il mercato dell’usato ha una notevole importanza nell’economia complessiva del settore automobilistico. Dopo il trauma dei primi incentivi alla rottamazione del 1997, quando il mercato dell’auto usata subì per la prima volta la concorrenza diretta del mercato del nuovo, incentivato e superscontato, le case automobilistiche adottarono organiche ed inedite politiche di marketing anche per questo settore. Da allora – sottolinea l’analisi di LeasePlan – il mercato dell’usato ha trovato un nuovo equilibrio, con un progressivo recupero delle quotazioni che hanno portato il settore a registrare il giro di affari di cui si diceva in apertura. Eppure, la sottovalutazione dell’usato da parte delle case automobilistiche rimane e lo dimostra il fatto che oggi, come in passato, non vi è alcun tentativo di controllarne il prezzo.
Da sempre, infatti, per le quotazioni dell’usato il pubblico fa riferimento alle riviste specializzate, mentre gli operatori utilizzano i dati di un’organizzazione privata indipendente: Eurotax, che pubblica mensilmente due libretti per i concessionari, uno con le quotazioni per comprare e uno con quelle per vendere. Queste fonti – rileva l’analisi di LeasePlan – influenzano fortemente il prezzo di mercato dell’usato con forti ricadute economiche, quindi, oltre che sulle tasche dei concessionari e degli automobilisti, anche sui conti delle case, il cui tasso di svalutazione atteso dei loro modelli è un elemento che può influenzare le decisioni di acquisto di auto nuove.
Inoltre la quotazione dell’usato diventa un elemento assolutamente strategico per le società di autonoleggio a lungo termine, perché dal valore residuo del veicolo che si ritira al termine del noleggio dipende l’utile o la perdita dell’intera operazione. Fatte queste premesse – sottolinea l’analisi – ci sarebbe da attendersi quantomeno che gli operatori investissero ingenti risorse per far sì che le quotazioni utilizzate fossero il più possibile affidabili. E invece non è così, perché tutto viene lasciato alla libera iniziativa di chi vuole assumersi il compito di pubblicare listini.
Da qui la grande importanza del metodo utilizzato per determinare le quotazioni dell’usato. In teoria – rileva l’analisi pubblicata su CarFleet – il metodo corretto per arrivare a stimare in maniera sufficientemente affidabile i prezzi che si formano sul mercato è quello utilizzato dall’Istat per determinare gli indici dei prezzi. Ma applicandolo al mercato dell’usato occorrerebbe raccogliere per ogni versione di ogni modello e per tutte le possibili anzianità un campione rappresentativo di prezzi effettivamente pagati nel mese di riferimento. Un esperimento in tal senso venne fatto anni fa dal Centro Studi Promotor, ma venne poi interrotto perché eccessivamente costoso. I risultati, che vennero presentati in un convegno all’Università di Bologna, si rivelarono però significativamente diversi sia dalle quotazioni di Eurotax che da quelle di Quattroruote.
D’altra parte, si legge nell’analisi di CarFleet, occorre sempre tenere presente che i dati di qualsiasi listino dell’usato sono sempre soltanto un punto di riferimento in quanto tra usato e usato anche se dello stesso modello, della stessa versione e della stessa anzianità, vi sono differenze notevoli di affidabilità, e quindi di valore. Queste differenze dipendono ovviamente dallo stato d’uso del veicolo. Chi, ad esempio, acquista una vettura usata proveniente da una società di noleggio a lungo termine può contare sul fatto che la vettura abbia fatto tutti i tagliandi e sia stata comunque sottoposta ad un sistematico programma di manutenzione. L’auto poi viene offerta generalmente con una garanzia di due anni. Quando si acquista invece da commercianti, la garanzia offerta è in genere il minimo di legge ed è quindi di un anno. Acquistando direttamente da un privato infine non vi è alcuna garanzia in quanto la normativa europea in materia si applica soltanto per i veicoli venduti da soggetti che esercitano il commercio di auto usate.