Sollecitare la Regione ad aprire un dialogo con gli enti locali e le associazioni dei donatori di sangue per coinvolgerli a pieno titolo nella riorganizzazione del settore trasfusionale decisa con il Piano regionale sangue del 2011 che prevede l’accentramento dei centri trasfusionali per aree vaste e, in particolare, il trasferimento a Bologna delle attività di esami e lavorazione delle sacche di sangue raccolte in provincia di Modena. È quanto chiedono, in sintesi, i due ordini del giorno sulle ricadute per Modena del Piano regionale sangue, presentati da Fas-Sinistra italiana e dal Pd e approvati all’unanimità dal Consiglio comunale nella seduta di giovedì 9 giugno.
Entrambi gli ordini del giorno, illustrati da Francesco Rocco per Fas e da Simona Arletti per il Pd, mettono in evidenza che le associazioni dei donatori di sangue sono una parte integrante della rete trasfusionale modenese e auspicano l’apertura di un confronto tra chi opera nei processi di accreditamento e le associazioni dei volontari, “per non snaturare i principi di sussidiarietà ed etica sociale e professionale di cui il volontariato è interprete”.
“La Regione dovrebbe inoltre – ha chiesto Rocco nel dispositivo – aprire un dialogo con le amministrazioni locali per comprendere le ricadute economiche e organizzative del modello regionale rispetto all’attuale sistema che, come dimostrano i dati e l’esperienza, è sempre stato funzionale al territorio modenese garantendo le risposte richieste alla sanità pubblica locale e provinciale”.
“Le associazioni dei donatori volontari rappresentano un capitale sociale, professionale ed economico da non disperdere”, ribadisce il documento del Pd che chiede all’Amministrazione di Modena “di farsi parte attiva presso la Ctss di Modena affinché le istanze del volontariato siano valutate in sede provinciale e regionale”.
Punto di partenza per entrambi gli ordini del giorno è il Piano regionale sangue del 2011 che, nell’ottica di una riorganizzazione complessiva, prevede l’accentramento dei centri trasfusionali per aree vaste e il trasferimento delle attività di esami e lavorazione delle sacche di sangue raccolte in provincia di Modena al Polo trasfusionale di lavorazione e qualificazione biologica di area vasta nella sede di Bologna, unica per l’Emilia centrale. Trasferimento motivato, specificano i documenti, con l’obiettivo di incrementare i livelli di efficienza e sostenibilità del centro bolognese e con la contiguità territoriale di Modena con l’area metropolitana di Bologna. Il piano prevede inoltre che, per garantire la sicurezza del donatore e del ricevente, l’accreditamento delle associazioni di volontariato avvenga sulla base di stringenti requisiti strutturali e tecnologici per ogni punto di raccolta. Queste proposte, evidenziano gli ordini del giorno, “hanno suscitato preoccupazione nelle associazioni di volontariato e messo in luce criticità segnalate dalle associazioni stesse, come le possibili ricadute dei dettati dell’accreditamento sull’attività gestionale e di raccolta delle varie sedi, a fronte di un risparmio economico e di un incremento di efficienza che non sono stati ancora quantificati”.
IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE
Nella provincia di Modena sono oltre trentamila i donatori di sangue attivi e le associazioni dei donatori hanno una storia che supera i sessant’anni, con strutture accreditate e volontari che, nel tempo, si sono formati in modo professionale, “coprendo servizi importanti e contribuendo a creare un sistema modenese di gestione del sangue invidiabile per risultati e livello di efficienza”. Lo ha sottolineato l’assessora al Welfare del Comune di Modena Giuliana Urbelli, intervenendo, giovedì 9 giugno in Consiglio comunale, nel dibattito che ha portato all’approvazione unanime dei due ordini del giorno sulle ricadute locali del Piano regionale sangue presentati da Fas-Sinistra italiana e Pd. “Le associazioni di volontariato – ha ricordato l’assessora – spesso sono chiamate a sostituire il pubblico dove questo non è più in grado di arrivare e per questo motivo devono essere tenute in considerazione quando si progettano i servizi. Come territorio modenese abbiamo posto la questione alla Regione in sede di Conferenza territoriale socio sanitaria e abbiamo trovato disponibilità, da parte dell’assessore regionale, a ragionare sul tema con gli enti locali”.
Per Forza Italia Adolfo Morandi, affermando che gli ordini del giorno “sono condivisibili e che il sistema di raccolta sangue a Modena, attraverso le associazioni di volontariato, ha sempre funzionato egregiamente e tuttora funziona”, si è detto sorpreso che la Regione, “espressione dello stesso partito che governa Modena, abbia deciso di accentrare tutto a Bologna e riparametrare il sistema di raccolta sangue, suscitando la perplessità degli operatori. Evidentemente – ha aggiunto – nel Pd le informazioni non vengono trasferite e le decisioni, sempre più accentrate, tengono in poco conto le istanze locali”.
Anche Simona Arletti, per il Pd, si è detta “perplessa per la mancanza di coinvolgimento sia delle istituzioni locali che del volontariato, che è parte integrante del servizio trasfusionale dove svolge un ruolo indispensabile. Non ho le competenze per mettere in discussione gli obiettivi della Regione – ha proseguito – ma credo che, per il ruolo che ricoprono, le associazioni dei donatori debbano essere coinvolte alla pari sia sulla definizione degli obiettivi che sui passi necessari per raggiungerli con la tranquillità necessaria”. La consigliera ha sottolineato che il percorso per l’attuazione del Piano sangue è fermo da tre anni e quindi “c’è tutto il tempo per riaprire il dialogo”. Tommaso Fasano ha osservato che anche nella sanità, l’accentramento, può risultare efficiente, “ma in situazioni come questa bisogna valutare quali siano gli effetti sul valore sociale che l’attività aveva per il territorio al quale viene sottratta. Il problema di cui discutiamo oggi – ha proseguito – ci rimanda alla questione più generale di un processo di riorganizzazione, che dobbiamo affrontare, e nell’ambito del quale dobbiamo difendere il nostro livello di cura delle persone”.
Dichiarandosi a favore degli ordini del giorno, Mario Bussetti, Movimento 5 stelle, ha dichiarato di apprezzare le richieste di coinvolgere nella fase decisionale e organizzativa chi “dal basso sostiene in modo qualificato l’attività”. L’auspicio è, ha detto il consigliere, “di leggere più ordini del giorno di questo tenore. Il coinvolgimento dovrebbe avvenire in ogni situazione e non solo quando è coinvolta, come in questo caso, un’associazione ‘pesante’ con una voce forte da far sentire”.