Finito l’effetto doping degli sgravi a pioggia per le imprese, il mercato del lavoro del nostro paese conferma tutte le tendenze degli ultimi anni: calo delle assunzioni stabili e aumento vertiginoso delle forme di lavoro precario, e in particolare dei voucher.
Sono i dati contenuti nell’Osservatorio per il precariato dell’Inps a fornire numeri e conferme: nei primi 6 mesi del 2016 il totale delle assunzioni (2.572.000) è calato del 10,5%. Tra queste, le assunzioni stabili, a tempo indeterminato, calano del 33,4%.
E’ successo quello che era fin troppo facile prevedere: senza i poderosi incentivi di cui le imprese hanno potuto beneficiare nel corso del 2015 (abbattimento dei contributi previdenziali per 3 anni), le aziende non assumono più a tempo indeterminato e non stabilizzano i lavoratori precari che hanno già in casa, tanto che si registra un -37% di trasformazioni di contratti a termine, in contratti a tempo indeterminato.
Aumentano invece i contratti a termine e i contratti di apprendistato.
Aumentano, soprattutto, i voucher: ne sono stati venduti quasi 70 milioni nel periodo gennaio-giugno 2016, il 40,1% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e addirittura il 74,7% in più rispetto al 2014.
Praticamente analoga la situazione nella nostra Regione dove calano nel complesso le assunzioni rispetto allo scorso anno del 5,1%, le assunzioni a tempo indeterminato crollano del 33,9% e i voucher continuano la loro inarrestabile crescita: 8.882.380 quelli venduti in Emilia Romagna: 38,3% in più rispetto allo scorso anno e addirittura il 76% in più rispetto al 2014.
Le tabelle Inps non riportano i dati provinciali, quindi non è al momento possibile sapere con precisione quale sia la situazione nel modenese.
Tuttavia guardando al quadro nazionale e a quello regionale è logico desumere che le analogie possano essere davvero tante e la situazione modenese una copia non troppo diversa da quelle appena esaminate.
Giova ricordare a questo proposito che, come la Cgil aveva denunciato la scorsa primavera, i voucher venduti in provincia di Modena l’anno scorso, e utilizzati praticamente dalle imprese di tutti i settori, sono stati 2.560.685 aumentati del 51,7% rispetto al 2014, dati questi che fanno di Modena la seconda provincia più voucherizzata dell’intera regione.
E’ evidente allora che il Jobs Act si è dimostrato per quello che realmente è: un clamoroso bluff e per giunta anche piuttosto caro.
Il fallimento di una politica che, sull’onda di una forte spinta propagandistica, ha raccolto le richieste delle imprese, ha cancellato tutele e diritti, ma non ha cancellato la precarietà, come avevano invece raccontato che sarebbe successo. Finiti gli sgravi (costati alla collettività ben 22 miliardi di euro) si è sgonfiata la bolla dei numeri, mentre rimane drammaticamente aperto un problema occupazionale affiancato da un aumento non più sostenibile delle precarietà dagli inimmaginabili costi sociali.
Per questo siamo sempre più convinti che servono regole e ricette diverse.
Non è possibile rassegnarsi e accettare passivamente un mondo del lavoro sempre più precario e occasionale, che genera e moltiplica povertà e disuguaglianze che pesano oggi e peseranno, ancora di più, nel futuro prossimo.
Se non si interviene subito ci si rende, di fatto, complici e corresponsabili.
Pensiamo che questo stato di cose, per quanto complesso, si possa però arginare, a partire da iniziative che possono nascere ed essere sostenute dal territorio.
Serve quindi un’assunzione di responsabilità di tutti i soggetti coinvolti e serve che nessuno nasconda la testa sotto la sabbia.
Vanno ricercate, con la contrattazione dentro le imprese così come nei luoghi e nei momenti istituzionali di confronto, strategie e modalità che intervengano sull’uso distorto e indiscriminato delle forme di lavoro più precarizzanti.
Servono impegni e accordi specifici per rilanciare il lavoro stabile e di qualità e per sostenere gli investimenti.
Infine, le migliaia di firme raccolte e l’enorme consenso ottenuto dai 3 referendum e dalla legge di iniziativa popolare proposti dalla Cgil ci dicono che è forte e diffusa la percezione dei danni che sta arrecando – ai lavoratori, alle famiglie, all’economia e all’intera società – un mercato del lavoro che ha queste dinamiche e ci persuadono del fatto che quella che abbiamo imboccato sia la strada giusta: cancellare norme che riteniamo sbagliate e ingiuste e proporre un sistema nuovo e inclusivo di regole per tutto il mondo del lavoro.
Per queste ragioni, dopo aver consegnato in Cassazione le firme per i 3 quesiti referendari (abolizione di voucher, tutela contro i licenziamenti illegittimi, tutela dei lavoratori negli appalti), la Cgil proseguirà anche nel mese di settembre la raccolta firme per la legge di iniziativa popolare sulla Carta dei Diritti Universali del lavoro, con banchetti che saranno presenti in tutta la provincia di Modena.
(Claudio Riso, responsabile mercato del lavoro segreteria Cgil Modena)