Sette le misure di custodia cautelare emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari di Bologna ed eseguite nelle prime ore di questa mattina dagli investigatori dei Compartimenti di Polizia Postale di Bologna e Roma, con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni: 3 persone sono finite in carcere e altre 4 ai domiciliari. Si tratta di sette cittadini italiani appartenenti ad un’organizzazione criminale, operante tra le regioni di Emilia Romagna e Lazio, dedita alla frode in danno di clienti di Poste Italiane ed al riciclaggio delle somme di denaro sottratto. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Bologna, hanno preso spunto dal fermo operato nel settembre 2014 di un incensurato cinquantenne bolognese, che riciclava somme di denaro provento di frodi in danno di clienti della Società Poste titolari di libretti o conti correnti. La ricostruzione dei movimenti finanziari dell’indagato ha consentito agli investigatori di fare luce su un complesso sistema di frodi ai danni di correntisti di Poste Italiane.
Il gruppo operava modificando i registri relativi ai rapporti finanziari delle vittime per sottrarne le giacenze presenti e trasferirle su posizioni surrettizie (libretti di risparmio postali “clonati”). Il denaro sottratto veniva poi riciclato attraverso l’emissione di vaglia postali e successivi prelievi per contanti compiuti sul territorio nazionale da complici del cinquantenne bolognese, un 69enne calabrese ed un 45enne reggiano, rispettivamente padre e figlio. Questi sfruttando la complicità di due consulenti finanziari di Uffici Postali, provvedevano a monetizzare le somme illecitamente sottratte attraverso una rete di complici sul territorio.
Fondamentale è stata la collaborazione dell’Ufficio Fraud Management di Poste Italiane, grazie al quale è stato possibile passare ai raggi X l’intera movimentazione di denaro legata alle attività del Gruppo ed acquisire prove inequivocabili in merito al coinvolgimento dei due dipendenti “infedeli”, all’interno dei due Uffici postali interessati di Formigine (MO) e di Fontenuova (RM), e dei rispettivi “collaboratori”.
Il modus operandi dell’organizzazione risultava particolarmente sofisticato e si differenziava a seconda del tipo di prodotto oggetto di interesse (libretti di deposito, buoni postali fruttiferi, emissione di assegni clonati).
Ne seguiva poi l’attività di reclutamento dei funzionari postali, con particolare riguardo ai consulenti commerciali i quali, dietro la promessa di un lauto compenso, provvedevano ad accedere ai sistemi informatici di Poste Italiane S.p.a. per individuare i rapporti dei clienti più facoltosi con particolare riguardo ai titolari di libretti postali o buoni postali fruttiferi datati, emessi in lire italiane. Una volta individuati gli obiettivi, il gruppo criminale operava secondo le seguenti modalità:
– creazione di un documento di identità contraffatto recante le generalità del titolare del rapporto, utilizzando i dati presenti negli archivi informatici di Poste, con la fotografia del complice che poi si sarebbe effettivamente recato a compiere le operazioni;
– apertura di un rapporto “clone” presso un altro Ufficio postale in luogo geografico diverso da quello del cliente frodato, dove era abitualmente presente un altro funzionario complice, che procedeva ad effettuare le operazioni di estinzione del rapporto e trasferimento dei fondi sul nuovo libretto aperto;
– liquidazione del denaro dal rapporto “clone” attraverso l’emissione di altri e diversi strumenti finanziari per importi più bassi (vaglia, in particolare) in favore di molteplici complici a tal fine reclutati;
– incasso per contanti dei predetti vaglia presso altri e diversi Uffici Postali con riciclaggio delle somme sottratte.
I ruoli all’interno dell’organizzazione erano ben definiti.
Vi era, quindi, un 42enne romano, pregiudicato, che reclutava i funzionari “infedeli”, e altri due pregiudicati anch’essi romani, rispettivamente un 50enne e un 63enne esecutori materiali delle frodi.
Il danno più rilevante registrato nel corso delle indagini equivale a 500mila euro ai danni di un correntista dell’ufficio postale di Formigine in provincia di Modena, al quale, nell’agosto 2014, era stato sottratto l’intero patrimonio familiare depositato sul suo libretto postale.
Gli indagati risponderanno dei reati di frode informatica (art. 640 ter c.p.), riciclaggio (art. 648 bis c.p.) e falso documentale (artt. 476 e 482 c.p.).
Poste Italiane, nel corso delle verifiche ed in via cautelare, ha provveduto alla immediata rimozione dall’incarico di una gran parte del personale: almeno 5 dipendenti della filiale modenese.