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Le associazioni dell’Appennino reggiano presentano il documento unitario per la salvaguardia del punto nascita e il potenziamento dell’ospedale Sant’Anna

insieme-x-il-sant-anna“Le condizioni attuali indicano che il punto nascite del Sant’Anna può e deve essere oggetto di deroga per mantenerlo”, afferma il sindaco di Castelnovo Monti e presidente dell’Unione dei Comune dell’Appennino reggiano, Enrico Bini. A breve un incontro in cui associazioni ed enti locali presenteranno i documenti con cui sostenere la richiesta di salvaguardare il servizio di Castelnovo Monti. “Ci sono basi concrete sulle quali chiediamo il mantenimento del Punto Nascite di Castelnovo Monti: chiediamo alla Regione di farsi portavoce di quest’istanza presso il Ministero della Salute, visto che lo stesso Ministro Lorenzin ha previsto la possibilità di derogare ai parametri numerici per la salvaguardia dei punti nascite in aree geograficamente disagiate, in caso vengano mantenuti gli standard di sicurezza”. Sono le parole con cui i Comitati popolari, tra i quali ovviamente “Salviamo le Cicogne”, le associazioni di categoria e di volontariato del territorio, le organizzazioni sociali e politiche di tutto l’Appennino annunciano la serata del prossimo 25 ottobre, quando illustreranno pubblicamente al Teatro Bismantova, dalle 20.30, i documenti che con un lavoro collettivo, insieme anche all’Amministrazione comunale di Castelnovo Monti, hanno prodotto da utilizzare come base di dialogo con la Regione e il Ministero. L’intento è chiedere che, prima di prendere qualsiasi decisione sul Punto Nascite dell’Ospedale Sant’Anna, si dialoghi col territorio e siano compiute valutazioni sulla situazione complessiva che si costituirà nei prossimi mesi per quanto riguarda la sanità in provincia di Reggio. “Ci sono alcuni aspetti che consigliano assolutamente di mantenere attivo il punto nascite – sotttolineano le associazioni –. La proposta che abbiamo avanzato insieme, più volte, come rappresentanze del territorio, è quella di potenziare e rendere effettiva, sotto tutti i punti di vista, la turnazione dei medici del reparto, già avviata con il Santa Maria Nuova di Reggio, per essere conformi, anche sulla carta, alla normativa vigente relativa alla sicurezza dei 500 parti”.

Crediamo che questo tipo di sperimentazione potrebbe essere un progetto pilota di grande importanza, che ci porrebbe come capofila per tutti quei territori periferici, e sono tanti, dove in questo periodo sono molto accese le proteste per la possibile soppressione di punti nascite che, pur contando una soglia inferiore di parti annui, rappresentano, come nel caso del Sant’Anna, un presidio irrinunciabile per la tenuta dei rispettivi territori e comunità. Se si intende incentivare l’incremento demografico a livello nazionale, tema che, anche se con modalità che hanno sollevato  perplessità, il Ministero della Salute ha lanciato con forza in queste settimane, la base per farlo dovrebbe essere proprio l’agevolazione verso le giovani famiglie: poter contare su servizi vicini, che consentano di programmare la gravidanza e la nascita con tutta la necessaria tranquillità. Inoltre è di queste settimane la notizia che laddove sono stati soppressi i punti nascita, mettendo a rischio di conseguenza la tenuta dell’intero ospedale, stanno chiudendo anche le scuole”.

La fusione delle due aziende Ausl dovrebbe essere completata entro la fine di dicembre, con la conseguente effettiva turnazione dei medici. “Sappiamo che la turnazione delle equipe richiederebbe prima di tutto un’assunzione di responsabilità del personale medico, ma sappiamo anche che su altri reparti l’integrazione con il Santa Maria ha dato ottimi risultati ed è stata indicata dalla stessa Ausl come linea guida per il rafforzamento del Sant’Anna. L’altro elemento che spinge per un mantenimento del quadro attuale è inoltre proprio la fase di profonda trasformazione che stanno attraversando Ausl e Santa Maria Nuova: le due Aziende sono in fase di fusione e questo processo si completerà probabilmente entro il prossimo anno. Tale fusione offrirà poi la possibilità di valutare il nuovo quadro complessivo dei servizi e delle strutture sul territorio”.

In vista dell’imminente fusione appare quindi contradditorio pensare di poter chiudere il punto nascita. “Al di là della nostra posizione, che è improntata al mantenimento di un servizio che riteniamo essenziale – sostengono all’unanime le associazioni –, crediamo che attualmente ci siano condizioni oggettive che indicano la richiesta di una deroga come la scelta più razionale e lungimirante. Auspichiamo, quindi, una convergenza su questa posizione anche da parte della Regione”.

 

(Insieme per l’ospedale Sant’Anna)

















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