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Coldiretti: prevenzione, le buone abitudini passano dall’alimentazione

anziani-alimentazioneLa sensibilità all’alimentazione sta tornando: quasi la metà degli italiani (49%)  ha seguito una dieta nell’ultimo anno (indagine Coldiretti/Ixe’ divulgata in occasione dell’Obesity day 2016) – mentre il  14% ha cambiato il proprio regime alimentare a causa di una patologia come diabete, pressione alta, colesterolo o celiachia.

E’ quanto ha reso noto questa mattina Corrado Finardi di Coldiretti nel corso della tavola rotonda dedicata al rapporto tra cibo e salute in programma nell’ambito del convegno “Le buone abitudini della prevenzione” organizzato dal professor Giovanni Tazzioli, responsabile della Chirurgia Oncologica Senologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena, con il supporto di Esprit3 e il sostegno, tra gli altri, di Coldiretti Modena.

Si registra – informa Coldiretti Modena – un ritorno del “valore del cibo”, con il 2015 anno della svolta che ha visto un aumento degli acquisti che va dal +5% per il pesce al +19% per l’olio di oliva ma cresce anche la spesa per la frutta (+5%), per gli ortaggi freschi (+3%) e per la pasta secca (+1%), un boom nel 2016 con i consumi di frutta e verdura che hanno raggiunto il massimo dell’ultimo quadriennio per effetto di un aumento annuale medio di 3 chili di frutta e verdura per persona.

“E’ in atto una tendenza verso il miglioramento degli stili alimentari che passa attraverso la riscoperta della dieta mediterranea – ha sottolineato Finardi. Gli italiani sono tornati al “back to basic”: per il 66% dei consumatori italiani il cibo fatto in casa è considerato più sano e per il 62% più sicuro (in Europa è rispettivamente del 78% e 75%), ma nello stesso tempo, si rifugiano complice il marketing in nuovi prodotti, anche molto trasformati, ma non sempre in grado di mantenere le promesse”.

In base ai dati Nielsen – informa Coldiretti Modena – oltre 2 italiani su 3 (67%) si dichiarano preoccupati degli ingredienti artificiali contenuti nei cibi. In Spagna sono il 60%, nel Regno Unito il 55%, in Germania il 53%. Uno su 5 (21%), rispetto al 15% della media europea, vorrebbe sugli scaffali dei supermercati più alimenti alternativi alla carne composti da proteine di origine vegetale. ma 1 italiano su 4 (25%) sceglie di andare al ristorante almeno una volta la settimana o più spesso. Se il 63% del campione afferma di essere attento a cosa mangia per prevenire alcune malattie croniche (obesità, diabete, colesterolo alto, ipertensione) mentre il 53% si dichiara disponibile a pagare un prezzo più alto per cibi che non contengono alimenti indesiderati. D’altra parte – precisa Coldiretti – è solo il 37% ad essere disposto a sacrificare il gusto per un cibo più salutare.

La normativa europea  non è ancora pronta – denuncia Coldiretti Modena: se l’etichettatura sta facendo passi avanti sia per quanto riguarda l’origine che per la segnalazione precisa della natura degli ingredienti manca ancora una norma che imponga la segnalazione dei grassi Trans su merendine, patatine e junck food lasciando vari paesi europei liberi di supplire alla mancanza di una politica comune di etichettatura nutrizionale con “semafori” o loghi dubbi dal punto di vista scientifico e fuorvianti nei comportamenti di consumo.

“E’ essenziale – ha sottolineato Finardi – non penalizzare i prodotti agricoli destinati al consumo umano e che risultano di primaria importanza per un’alimentazione sana e variata, tenuto conto della loro ricchezza in nutrienti chiave come gli amminoacidi, le proteine, le vitamine o i minerali favorendo altresì quelle innovazioni positive che stanno contraddistinguendo la rinascita italiana: dalle birre artigianali agli oli, alle conserve con tutto il patrimonio di novità dovuto all’incontro tra inventiva e tradizione.”

Coldiretti è attualmente impegnata in consultazioni con le istituzioni europee per cercare di rendere più trasparente il mercato e orientare le scelte in modo migliore: sia per l’origine di carni anche trasformate e alimenti monoingrediente, sia per stabilire etichette con i grassi trans da margarina, e infine, per provare una volta per tutte e in modo saggio a produrre i “Profili nutrizionali”.

 

















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