Si potrebbero chiamare A’isha, Fatimah, Faruq, Maimuna, e potrebbero essere solo alcuni dei tanti uomini e donne (un milione, quest’anno in Europa, secondo l’Organizzazione Internazionale del lavoro) vittime di traffico di esseri umani e grave sfruttamento, non solo sessuale, ma anche lavorativo (in agricoltura, nei laboratori manifatturieri, nel lavoro domestico). Vittime anche delle economie illegali forzate (spaccio di stupefacenti e furti), dell’accattonaggio, dei matrimoni forzati.
Un fenomeno in aumento che richiede una forte azione di contrasto come quella che la Regione Emilia-Romagna porta avanti dal 1996 con il “Progetto Prostituzione”, che ha poi assunto l’attuale denominazione di “Progetto Oltre la Strada”. Si tratta di un progetto che prevede una serie di interventi rivolti alla tutela delle vittime di grave sfruttamento e tratta di esseri umani. Su questo tema, inoltre, la Regione si è recentemente posizionata tra i primi venti posti nel bando del Dipartimento per le Pari Opportunità, con la possibilità di vedersi assegnare 1 milione e 300mila euro.
“La tratta di esseri umani è una forma di schiavitù, una violazione dei diritti umani. Persone, spesso donne e ancora di più bambini,- sottolinea la vicepresidente e assessore al welfare, Elisabetta Gualmini-vengono obbligate con la violenza, l’inganno o la forza, ai lavori forzati o alla prostituzione. Dobbiamo per questo creare un sistema di protezione diffuso, dove ognuno faccia la sua parte. L’Emilia Romagna- prosege la vicepresidente- ci sta provando: da tempo, ha individuato progetti concreti che rappresentano una prima risposta per ridurre i rischi di tratta e sfruttamento. Lavoriamo insieme alle Prefetture e agli enti che gestiscono Centri di Accoglienza straordinaria. E sensibilizziamo: perché tutti possano conoscere questo dramma e si possano attivare per combatterlo”.
Oggi, in occasione della 10° Giornata Europea contro la Tratta, parte anche una campagna di sensibilizzazione che ha come slogan #Liberailtuosogno al quale la nostra Regione ha aderito insieme a Bologna, Parma, Ferrara e ad altre 25 città nel resto d’Italia, che consiste nel lancio simultaneo di palloncini per attirare l’attenzione sul tema e pubblicizzare il numero verde nazionale Anti tratta (800 290290), anonimo, gratuito e attivo 24 ore su 24 ogni giorno dell’anno. Al numero verde si possono rivolgere le potenziali vittime di tratta e sfruttamento per chiedere aiuto, ma anche privati cittadini, Forze dell’Ordine, rappresentanti di enti pubblici o privati e membri delle associazioni di categoria del mondo del lavoro che sono a conoscenza di casi di sfruttamento e abusi o che desiderano segnalare o avere informazioni su tali tematiche.
La Regione e il progetto “Oltre la strada”.
Il progetto ha dato vita a un sistema integrato di azioni socio-sanitarie attuate da una rete di Amministrazioni pubbliche, titolari e responsabili degli interventi, che possono avvalersi di soggetti del Terzo settore (iscritti nell’apposita Sezione del Ministero Lavoro e Politiche sociali).
In particolare il progetto Oltre la strada è particolarmente attivo sulla questione che riguarda le donne nigeriane vittime di tratta che ha assunto anche rilevanza europea (l’Italia è diventata un caso di studio per l’intera Europa e la stampa internazionale se ne sta occupando).
Negli ultimi due anni, infatti, si è imposto all’attenzione il fenomeno delle vittime di tratta richiedenti asilo presenti all’interno dei flussi migratori irregolari che stanno interessando il nostro Paese. Rilievo particolare assumono le donne nigeriane: vittime di tratta, costrette alla restituzione di debiti sottoscritti ignorandone la reale entità, sfruttate per mesi in case di prostituzione nei paesi di transito (Niger, Libia), all’arrivo in Italia vengono intercettate dalle reti criminali già allo sbarco, o nei centri di prima accoglienza. Avviate alla prostituzione, le donne vengono poi costrette ad avanzare richiesta di protezione internazionale, indotte a mentire sulla propria storia personale.
Per questo, il progetto ha sviluppato forme di collaborazione con le Prefetture, con gli enti che gestiscono Centri di Accoglienza straordinaria, e con le Commissioni territoriali di Bologna e di Forlì-Cesena per il riconoscimento della protezione internazionale attive nel territorio regionale, con un’opera di sensibilizzazione al tema nei Centri di assistenza temporanea del territorio (CAS), nella formazione degli operatori.