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A più di 150 anni dal ritrovamento, tornano a Savignano sul Panaro le asce del ripostiglio della Lovara

tornano a Savignano sul Panaro le asce del ripostiglio della Lovara. Per l’occasione il Comune di Savignano, il Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena e la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara promuovono la mostra “Sulla sponda del Panaro 4000 anni fa”, realizzata con il contributo della Fondazione di Vignola.
Fulcro della mostra, le 96 asce del ripostiglio -in gran parte conservate presso il Museo Civico di Modena- fortunosamente ritrovate nel 1864 in un piccolo appezzamento nel Podere Mambrina, al tempo noto con il nome di Lovara.
Il rinvenimento, che il famoso archeologo savignanese Arsenio Crespellani descrisse dettagliatamente, è attribuibile all’antica età del bronzo ed è databile tra il 2000 e il 1900 a.C.
I ripostigli sono accumuli di oggetti generalmente metallici (soprattutto in bronzo) interi o frammentati, riposti intenzionalmente nel sottosuolo o comunque in situazioni che ne rendono complesso e talvolta impossibile il recupero. In antico il metallo era un bene prezioso e l’occultamento di significative quantità di manufatti in bronzo può essere spiegato come una forma di tesaurizzazione o il risultato di un atto votivo, in relazione a qualche tipo di culto.
Nel caso del ripostiglio della Lovara si tratta di un consistente numero di oggetti, tutti della stessa classe, cioè asce, alcune apparentemente mai usate, altre con evidenti tracce di utilizzo. Il peso complessivo del ripostiglio supera i 39 chilogrammi, una quantità corrispondente all’epoca a un rilevante valore economico: un tesoro arrivato fino a noi e di cui la mostra illustra il significato e le possibili motivazioni che indussero a seppellirlo quattro millenni or sono.
Oltre alle asce del ripostiglio, la mostra espone altri rinvenimenti dell’area savignanese e del territorio limitrofo databili al periodo delle terramare, che si colloca tra il 1650 e il 1150 a.C.: in particolare sono visibili i materiali dei villaggi dell’età del bronzo di S. Anastasio, di Castiglione (da cui proviene anche una splendida spada in bronzo, nella foto a sinistra), di Trinità e di Bazzano.
La mostra, affidata alla direzione scientifica del Prof. Andrea Cardarelli dell’Università Sapienza di Roma, è accompagnata da un ciclo di quattro conferenze (la prima delle quali tenuta proprio dal Prof. Andrea Cardarelli in concomitanza dell’inaugurazione che si terrà il giorno 22 ottobre presso il Museo dell’Elefante e della Venere alle ore 15) e da alcune dimostrazioni di metallurgia sperimentale, durante le quali saranno riproposte le tecniche originali di fusione e di lavorazione di alcuni degli oggetti in bronzo esposti nella mostra.

La mostra è aperta dal 22 ottobre 2016 all’8 gennaio 2017  – dal lunedì al sabato 9-12 • domenica e festivi 14.30 – 18.30.Ingresso gratuito. Info: Museo 059.73.14.39 • Urp 059.75.99.11

















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