“Il territorio vive e l’economia riparte se c’è la micro, piccola e media impresa. No Pmi, no ri-parti”. E’ questo, in sintesi, il messaggio che Lapam Confartigianato Modena-Reggio Emilia lancia dal ‘Lapam day’ di sabato 12 novembre. Un evento promosso contemporaneamente in diverse località delle province di Modena e Reggio Emilia che vuole rappresentare un confronto costruttivo con gli amministratori dei comuni.
Nella provincia di Modena le imprese da 1 a 9 addetti rappresentano il 92,4% del totale, salendo alla quota fino a 49 addetti la percentuale super il 99% (per la precisione il 99,2%). E’ del tutto evidente, quindi, come siano le micro, piccole e medie imprese a rappresentare la spina dorsale del tessuto economico e produttivo del ‘sistema Modena’.
Dall’ultima rilevazione Unioncamere regionale, relativa al mese di giugno 2016, apprendiamo che in Emilia Romagna le imprese attive continuano a diminuire, oltre 2mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2015. Dall’inizio della crisi ad oggi sono diminuite di 20mila unità, e solo nel manifatturiero si sono ridotte del 12%.
LE IMPRESE. Le imprese attive in provincia di Modena calano bruscamente negli anni della crisi. Tra giugno 2008 e giugno 2016 il loro numero scende da 69.195 a 66.335, con un saldo negativo di ben 2.860 imprese, il 4.1% del totale. Un calo dovuto a un impoverimento dei settori manifatturieri, mentre, di contro, assistiamo ad un progressivo incremento di altri settori come il terziario/servizi sia rivolti alle imprese che alle persone. Siamo nel pieno di un cambiamento della struttura economica dei nostri distretti. Sosteniamo da sempre, che la manifattura debba rimanere la spina dorsale ed il nucleo portante della nostra economia distrettuale, ritenendo che sia nel nostro dna produttivo. Nella misura in cui il comparto manifatturiero saprà consolidare le proprie posizioni, favorirà anche la crescita del settore terziario nel suo complesso ed in particolare dei servizi connessi alla filiera produttiva.
In provincia di Modena i dati Infocamere elaborati dal Centro Studi della Camera di Commercio di Modena, rilevano, sempre per le imprese attive nel terzo trimestre 2016, un debole incremento congiunturale (+0,1%), ma al confronto tendenziale (cioè rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) un saldo negativo dello 0,4%. Calano le attività manifatturiere (-1,4%), le costruzioni (-1,4%) e l’agricoltura (-0,7%), mentre l’unico macro settore che registra un lieve incremento sono i servizi (+0,2%). Perdono imprese i settori caratteristici della manifattura modenese, come la ceramica (-7,7%), il tessile abbigliamento (-2,9%), l’industria alimentare (-0,9%) e il metalmeccanico (-0,8%), mentre in ripresa è la produzione di mezzi di trasporto (+4,4%). Tra i servizi continua la discesa del trasporto e magazzinaggio (-1,9%), delle attività immobiliari (-0,8%) e del commercio (-0,5%), tutti gli altri settori presentano incrementi nel numero di imprese attive. In particolare la maggior variazione è per i servizi di supporto alle imprese, +5% tondo, oltre che per la sanità e assistenza sociale privata che registra un +4,2%.
L’OCCUPAZIONE. A giugno 2016 gli occupati delle imprese in provincia sono 228.504, di questi la grande maggioranza sono occupati nelle micro imprese fino a 9 addetti (23,8%), nelle piccole fino a 49 addetti (30,3%) e nelle medie imprese fino a 249 addetti (19,2%), con un totale del 73,2%.
Nel periodo luglio 2015 – giugno 2016, poi, sono aumentati di 13mila unità gli occupati in provincia di Modena, diventando 313mila (comprendendo tutti i settori, quindi nonn solo le imprese), con un incremento percentuale pari al 4,3%. Secondo i dati forniti dalla Camera di Commercio di Modena, il settore più che cresce maggiormente è l’agricoltura (+37,5%), seguita dai servizi (+8,6%) e dal commercio (+2%). L’unico settore negativo risulta l’industria (-1%), che perde mille occupati. Si conferma purtroppo la cronica stagnazione del comparto costruzioni, fermo al palo. Ma, come detto, chi crea occupazione? Le micro, piccole e medie imprese di tutti i settori, rappresentano per le realtà indagate, il motore principale dell’occupazione privata. Oltre a creare lavoro per sé, gli artigiani, i commercianti, i piccoli imprenditori, creano lavoro per gli altri. Un lavoro stabile, radicato sul territorio che garantisce la distribuzione del reddito per sé e per i propri dipendenti.
IL VALORE AGGIUNTO. Per valore aggiunto l’Istat intende l’incremento di valore che l’attività d’impresa apporta al valore di beni e servizi acquistati per la produzione, mediante l’impiego dei propri fattori produttivi (ad esempio il capitale e il lavoro). Il dati forniti da ERVET (agenzia regionale di valorizzazione economica del territorio) ci mostrano l’andamento evidenziando la perdita di valore in parte dovuto al calo del numero di imprese nel medesimo periodo, in parte dovuto ad altri fattori, basti pensare ai costi fissi per l’energia, al carico fiscale, alla crisi del mercato interno.
L’analisi della distribuzione del valore aggiunto prodotto dalle imprese, evidenzia che nella provincia di Modena è per il 66,4% realizzato dalle micro e piccole imprese (fino a 49 addetti) e per l’11,6% dalle Medie imprese (da 50 a 250 addetti), con un totale del 78%, (dato Unioncamere nazionale elaborazione Confartigianato).
Nel periodo preso in considerazione (2007–2015) il valore aggiunto perso nella provincia di Modena è pari a 1.887milioni di euro con un calo dell’8,4% negli anni della crisi.
LA PROPOSTA. Questi dati evidenziano, in modo molto esplicito, come siano le micro, piccole e medie imprese a trainare l’economia e a cercare, faticosamente certo, di portarla fuori dalle secche di una crisi pesantissima. Ai comuni Lapam Confartigianato presenterà anche temi specifici, legati ai diversi territori, sui quali cercare di fare alleanza. Tra questi una richiesta che darebbe il segno di una attenzione particolare per questo mondo troppo spesso disconosciuto: la riduzione dell’Imu. Lapam chiede ai sindaci di applicare l’aliquota minima sugli immobili utilizzati dall’impresa, considerando il capannone, il negozio e l’ufficio, condotti direttamente come bene primari, finalizzato all’attività e senza alcun fine speculativo. Il capannone e il negozio stanno all’artigiano e al commerciante, come la prima casa sta alla famiglia.
Sabato 12 novembre in provincia di Modena, sono sei le sedi del Lapam Day
Sabato 12 novembre, dalle 10 alle 12, il Lapam Day ‘No Pmi no ri-parti’ si svolge contemporaneamente in sei sedi della provincia di Modena e in cinque di quella di Reggio Emilia.
Ecco dove si svolgono gli incontri modenesi: Modena (per la Zona di Modena) – Sala D del Palazzo Europa, via Emilia Ovest, 101; Carpi (per la Zona di Carpi) – Sala del Giardino di Levante, Municipio, corso Alberto Pio 91; Mirandola (per la Zona Area Nord) – sala consigliare del Comune, via Giolitti 22; Vignola (per la Zona di Vignola) – sala consigliare del Comune, via Bellucci 1; Pavullo (per la Zona del Frignano) – sala riunioni Lapam, via Minelli 11; Formigine (per la Zona di Sassuolo) – sala consigliare del Comune, all’interno del castello.
In ogni incontro i dirigenti Lapam incontreranno sindaci ed amministratori locali di tutti i comuni della Zona rappresentata, coprendo dunque l’intera provincia. In ogni sede, oltre al documento generale, verrà presentato un tema locale particolarmente importante per l’area interessata.
Lunedì 14 novembre, alle 18 presso Villa Cesi a Nonantola, si terrà un convegno di chiusura del Lapam Day. Dopo il saluto del segretario generale Lapam, Carlo Alberto Rossi e l’intervento di Enrico Quintavalle, dell’ufficio studi Confartigianato, seguirà una tavola rotonda, moderata dal giornalista di Radio 24 Enrico Pagliarini, con il segretario nazionale Confartigianato, Cesare Fumagalli, il professore di Economia aziendale alla Bocconi, Fabrizio Pezzani. Chiuderà i lavori il presidente generale Lapam Confartigianato, Erio Luigi Munari.