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Banche, fino a 25 euro richiesti ai correntisti. Lapam: “La gestione errata del credito non ricada sulle spalle di imprese e famiglie”

denaro_11Lapam Confartigianato interviene sulla notizia secondo la quale alcuni gruppi bancari si appresterebbero ad aumentare in maniera unilaterale alcune voci di costo di conto corrente al fine di contribuire a finanziare, indirettamente, alcune misure adottate nei mesi scorsi dal Parlamento Italiano. Fino a 25 euro infatti potrebbero venire sottratti dai conti correnti di imprese e famiglie da parte di alcuni istituti come parziale recupero dei contributi versati al neo costituito ‘Fondo Nazionale di Risoluzione’, lo strumento creato lo scorso novembre dopo il ricevimento in Italia della direttiva sul bail in e utilizzato per il salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara, CariChieti.
“I correntisti di questi istituti potrebbero subire nelle prossime settimane aggravi di costi o inserimento di tasse e balzelli vari – denuncia l’associazione di categoria -. Le banche italiane non solo praticano i costi dei conti correnti più cari d’Europa, pari a 318 euro l’anno contro una media di 114 euro dell’Ue, ma ora il rischio è che alcuni risparmiatori si vedano addebitati costi che non dovrebbero sostenere”.
“Come associazione – spiega Lapam Confartigianato – auspichiamo innanzitutto che le banche tornino a fare le banche, ovvero eroghino credito alle imprese e alle famiglie per far ripartire un sistema economico in affanno. Inoltre ci auguriamo che l’Abi intervenga per fare chiarezza sulle dinamiche in atto, al fine di scongiurare atteggiamenti di singoli che possano alimentare contrasti in una fase ancora delicata nei rapporti tra sistema bancario e imprenditoriale. Per questo Confartigianato, a livello nazionale, ha scritto una lettera per cercare di sbloccare la situazione”.
Una situazione che si intreccia con quella del credito per le pmi, che è sempre più costoso come rileva l’ufficio studi nazionale: Il calo di finanziamenti alle piccole imprese e all’artigianato la dice lunga sulla fragilità della ripresa economica – commenta Lapam -. Meno prestiti significa, da un lato, incertezza degli imprenditori ad effettuare investimenti e, dall’altro, rigidità degli istituti di credito a concedere fiducia alle imprese. Su tutto pesano, poi, le tensioni che percorrono il sistema bancario. Bisogna sbloccare questo cortocircuito. In una fase tanto delicata, vanno create le condizioni per restituire fiducia ai nostri imprenditori. Contemporaneamente le banche, sul cui stato di salute Governo e Banca d’Italia hanno speso importanti parole di rassicurazione, devono fare la loro parte e non possono far mancare il carburante indispensabile per rimettere in moto il sistema produttivo”.

















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