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Sulle tavole natalizie il 38,2% dei prodotti è artigiano


“Natale vuol dire tradizione anche a tavola, i prodotti artigianali sono ai vertici delle preferenze degli italiani ma non solo, cresce infatti in maniera sostenuta l’export di prodotti alimentari usciti dai laboratori dei nostri artigiani”. Così Marco Granelli, Presidente di Confartigianato Emilia Romagna, commenta i dati relativi al comparto alimentare artigiano elaborati dal Centro Studi di Confartigianato.

Il mese di dicembre, con le festività legate al Natale, registra mediamente negli ultimi cinque anni vendite al dettaglio di prodotti alimentari del 24,8% superiori alla media mensile degli altri 11 mesi dell’anno e del 22,2% superiori alla media mensile annua. Incrociando i dati della contabilità nazionale con la distribuzione mensile delle vendite al dettaglio si stima che a dicembre il consumo delle famiglie di prodotti alimentari sia pari a 14.700 milioni di euro, 2.918 milioni in più del consumo medio mensile.

Dall’esame della distribuzione della spesa media mensile familiare per prodotto si stima che il 38,2% della spesa alimentare, pari per il mese di dicembre a 5.621 milioni di euro, è intercettabile dal sistema di offerta delle imprese artigiane. Nel dettaglio si tratta della spesa relativa a pane, grissini e crackers, pasta e riso, pasticceria e dolciumi, biscotti, salumi, formaggi, olio di oliva, caffè, tè e cacao, gelati, vino e birra. A dicembre si stima una spesa delle famiglie per prodotti alimentari è di 14,7 miliardi di euro, il 24,8% in più della media degli altri 11 mesi, di cui il 38,2%, pari a 5,6 miliardi, per prodotti offerti anche da imprese artigiane.

Nel 2016 tiene il volume delle vendite al dettaglio di prodotti alimentari e da due anni non diminuisce, un andamento che si riflette positivamente sull’occupazione: nel settore dell’Alimentare e bevande lavorano in imprese artigiane 154.904 addetti, pari al 36,4% del totale; nell’ultimo anno l’occupazione nel comparto cresce del 3,7%, superiore al Manifatturiero (+0,3%), dal 2009 al 2016 sono 93.900 gli occupati in più,+24%.

Ottime anche le performance nell’export: negli ultimi 12 mesi, ottobre 2015-settembre 2016, le esportazioni di alimentari e bevande hanno toccato un valore di 30.973 milioni di euro con una incidenza dell’1,85% del Pil. Nei primi 9 mesi del 2016 l’export del settore rappresenta il 7,4% delle esportazioni italiane e cresce del 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2015, meglio dello 0,5% del totale delle esportazioni. Nel dettaglio oltre i tre quarti dell’export, 76,2%, sono relativi ai prodotti alimentari ed il rimanente 23,9% alle bevande, in crescita rispettivamente del 3,4% e del 3,1%. Nei primi 9 mesi del 2016 le vendite all’estero del capitolo “Torte, pane con uva passa, panettoni, panettone di Natale, cornetti e altri prodotti dolci della panetteria, della pasticceria o della biscotteria” – che comprende i dolci da ricorrenza – registrano un incremento tendenziale dell’1,5%, combinazione di una crescita del 3,5% sui mercati dell’Unione europea mentre calano del 5,0% i mercati extra Ue; tra i principali mercati aumenti a doppia cifra per Spagna (19,0%), Germania (18,4%), Polonia (18,3%), Svizzera (15,3%) e Belgio (10,1%).

Per quanto riguarda le regioni nei primi 9 mesi del 2016 il food made in Italy registra un maggiore dinamismo in Veneto (6,1%), Trentino-Alto Adige (5,8%), Lombardia (3,5%), Toscana (3,0%), Emilia-Romagna (1,7%), Piemonte (1,5%) e Campania (0,7%). La maggiore propensione all’export del settore – misurata dal rapporto tra valore delle esportazioni e valore aggiunto in Trentino-Alto Adige (4,01%), Veneto e Piemonte (entrambi con il 3,90%) ed Emilia-Romagna (3,77%).

Tra i principali territori provinciali – con oltre l’1% dell’export del settore – in 14 si rilevano crescite tendenziali sopra alla media nazionale (3,3%): Roma (28,3%), Padova (16,2%), Venezia (15,7%), Varese (13,5%), Torino (11,8%), Firenze (11,5%), Bergamo (10,9%), Provincia Autonoma di Bolzano (9,4%), Bologna (9,0%), Vicenza (8,0%), Cremona (7,3%), Verona (6,2%), Ravenna (3,8%) e Alessandria (3,6%). In 13 province si registra una propensione all’export del settore più che doppia rispetto alla media nazionale (2,10%): Cuneo (12,91%), Parma (10,95%), Verona (8,74%), Asti (7,06%), Salerno (6,72%), Modena (5,89%), Mantova (5,25%), Cremona (5,09%), Novara (4,72%), Alessandria (4,66%), Siena (4,57%), Treviso (4,48%) e Provincia Autonoma di Bolzano (4,44%).

Al 30 settembre 2016 l’artigianato alimentare conta 90.742 imprese ed è sostanzialmente stabile (-0,3%) rispetto allo stesso periodo del 2015 mentre l’artigianato totale scende dell’1,4%. Focalizzando l’attenzione sulle maggiori regioni osserviamo una crescita delle imprese artigiane in Veneto, pari allo 0,5%, seguito dalla Sicilia con lo 0,3% e dalla Campania con lo 0,2%; Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna sono invece in flessione rispettivamente dello 0,2%, dello 0,3% e dello 0,5%.

Naturalmente ad essere protagonisti delle tavole del Natale sono le eccellenze del food made in Italy, visto che l’Italia è al primo posto in Ue con 288 prodotti agroalimentari di qualità tra DOP, IGP e STG, 11 in più in un anno. Il nostro Paese vanta oltre un quinto (21,3%) dei prodotti di qualità europei censiti e 166 sono DOP – Denominazione di origine protetta – (57,6% del totale), 120 sono IGP – Indicazione geografica protetta – (41,7%) e solo 2 sono STG -Specialità tradizionale garantita – (0,7%). Nel dettaglio 43 prodotti agroalimentari di qualità provengono dall’Emilia-Romagna, 36 dal Veneto, 34 dalla Lombardia, 31 dalla Toscana, 30 dalla Sicilia, 26 dal Lazio, 24 dalla Campania e 21 dal Piemonte. Nel dettaglio provinciale 22 i prodotti provenienti da Bologna, 18 da Brescia, 17 da Cuneo, Ferrara, Siena, 16 da Bergamo e 15 da Forlì-Cesena, Massa-Carrara, Modena, Padova, Ravenna e Treviso.

Sono 4.965 i prodotti agroalimentari tradizionali censiti e caratterizzati da metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidate nel tempo, con un aumento di 84 in un anno; le regioni che ne contano di più sono la Campania con 486 prodotti (9,8%), la Toscana con 460 (9,3%), il Lazio con 396 (8,0%), l’Emilia-Romagna con 387 (7,8%) ed il Veneto con 378 (7,6%). Complessivamente oltre un terzo (37,4%) di questi prodotti provengono dal Mezzogiorno.

















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