Settantantadue anni. Tanto è passato dal sacrificio del giovane Felice Montanari, conosciuto da tutti come il “Nero”, che il 5 gennaio 1945 diede prova di grande fierezza e coraggio, sacrificando la sua vita alla fede partigiana a soli 18 anni. Come ogni anno, Boretto lo ha ricordato con la consueta cerimonia, che si è sviluppata in più momenti.
In mattinata una delegazione è partita alla volta di Canneto sull’Oglio (Mantova), comune di cui Montanari era originario, per la deposizione di un mazzo di fiori sulla sua tomba, mentre nel pomeriggio, dopo la deposizione di un altro mazzo di fiori presso il Monumento ai caduti, i presenti si sono spostati al Casello 23, dove avvenne il sacrificio del giovane “Nero”.
Qui, dopo il “Silenzio” suonato dalla tromba, il sindaco di Boretto Massimo Gazza e il vicesindaco di Canneto Angelo Appiani hanno ricordato la figura di Montanari: Gazza, in particolare, ha sottolineato il valore del gesto del giovane, che con una scelta coraggiosa ha dato priorità agli interessi della collettività, e annunciato la volontà dell’amministrazione comunale, dall’anno prossimo, di aprire la commemorazione alla partecipazione delle scuole.
In quel lontano 5 gennaio 1945, al Casello 23, vicino alla Fiuma, il giovane Felice Montanari, per evitare di cadere nelle mani del nemico, resistette per alcune ore, con un maresciallo tedesco suo prigioniero, a un assedio armato delle Ss e dei fascisti, i quali si facevano scudo di cittadini borettesi rastrellati sul posto. Vistosi perduto, per salvare gli ostaggi ed evitare di cadere vivo nelle mani del nemico, si uccise, senza assassinare il suo prigioniero per evitare rappresaglie.