In un mondo ideale le parti sociali si confrontano negoziano un accordo e lo Stato interviene con una normativa di riferimento che sostiene e valorizza l’intesa. Per questo motivo abbiamo sempre avuto poca simpatia degli interventi legislativi imposti dall’alto alle parti sociali. Per alcuni di questi stiamo ancora a leccarci le ferite. Lo strumento referendario presenta sempre almeno due rischi. Non tanto quello di non risultare vincitore, perché per forza di cose lo devi mettere in conto, ma soprattutto quello di lacerare le parti sociali e quello di assegnare alla consultazione significati e valori che hanno poco a che fare con la materia. Altro pericolo è quello di non raggiungere il quorum, lasciando la proposta nel limbo, col rischio che nessuno senta più la necessità di operare modifiche.
Ora è del tutto evidente che sui quesiti referendari proposti dalla Cgil, sia quello respinto, sia quelli approvati dalla corte costituzionale si corrano dei rischi che possono essere scongiurati solo da un rapido intervento del legislatore. E’ evidente a tutti meno che al ministro del lavoro, che l’attuale normativa sull’Art.18 sia fortemente anticostituzionale. Primo perché è stata emanata una legge delega che non ha rispettato il parere della commissione lavoro che avrebbe tenuto fuori dalla norma i licenziamenti collettivi e quelli disciplinari, secondo perché si creano in una stessa azienda diverse condizioni giuridiche tra dipendenti assunti prima o dopo una determinata data. Uniti dallo stesso contratto di lavoro che prevede la proporzionalità dei provvedimenti disciplinari, ma diversi nell’applicazione. Non posso chiedere una reintegra per un licenziamento, ma posso ottenere solo un magro risarcimento.
Sui voucher per il lavoro accessorio bisogna uscire dall’ideologia, ma soprattutto dall’abuso cui abbiamo assistito in questi anni. Si pensi al personale degli alberghi della riviera, che va ben oltre le causali di lavoro accessorio o occasionale. Sugli appalti, alcuni passi in avanti sono stati fatti con la contrattazione unitaria. E’ ora che il legislatore metta mano a questa palese iniquità della rincorsa al massimo ribasso con perdita di diritti elementari contrattuali e spesso anche del posto di lavoro.
Noi crediamo che su questa partita si giochi la credibilità del governo e di questa legislatura. Nata per fare delle riforme bocciate dal referendum del 4 dicembre, ora non può essere solo la riforma elettorale o il salvataggio delle banche lo scopo di sopravvivenza del governo, con tutte le emergenze in atto nel paese, dal sisma alla disoccupazione, dall’immigrazione al debito pubblico, dalla sicurezza all’aumento esponenziale delle povertà . Si affronti con coraggio il tema del lavoro rimettendo a posto con una buona legge quanto segnalato; si proceda con una politica di investimenti capaci di rilanciare l’economia e scoraggiare le delocalizzazioni, siano quelle di Almaviva o di Alitalia. Abbiamo bisogno di una nuova sana politica industriale e non di risorse sprecate.
(Luigi Tollari, Segretario generale CST-Uil Modena e Reggio)