Il Sindaco di Bologna Virginio Merola ha concluso oggi la sessione europea del Consiglio comunale in occasione del 30° anniversario del programma Erasmus.
Di seguito l’intervento integrale:
“Ringrazio l’Ufficio di Presidenza del Consiglio comunale per aver voluto continuare in questa nostra bella tradizione della sessione europea del Consiglio comunale. Ringrazio tutti gli ospiti presenti e coloro che sono intervenuti, i rappresentanti del Consiglio Studentesco, le Consigliere e i Consiglieri. Credo che tutti prendano atto che è una bella esperienza. Voglio ringraziare Annabelle e Catherine per la loro testimonianza. E’ una bella esperienza che dura da tempo e che deve continuare. Faremmo tutti bene, come facciamo qui oggi, a ripercorrere cosa è stato e cosa può continuare a essere il programma Erasmus. Lo ha detto bene il Magnifico Rettore. Per quanto ci riguarda, nell’Europa oggi controversa dei Trattati, delle incomprensioni e addirittura della Brexit, noi stiamo parlando di una certezza che non vogliamo mettere in discussione. Ci sono 4,4 milioni di studenti di quattromila atenei che in questi trent’anni sono andati a studiare oltre confine. Una prima vera generazione di europei. Si è iniziato il 14 maggio del 1987 quando Bruxelles votò la nascita di Erasmus. Da allora sono continuate queste occasioni di incontro, di scambio e di possibilità di nuove amicizie.
Sono cose molto importanti per un’identità europea e credo che faccia bene la nostra Università a essere una delle protagoniste di questa attività. Infatti Bologna è una delle capitali dell’Erasmus. Da qualche anno il nostro ateneo è in testa alle classifiche, è prima tra le università italiane sia per gli studenti che arrivano dall’estero sia per i suoi iscritti che frequentano soggiorni di studio in altri Paesi. Solo in questo anno accademico ci risulta che siano partiti per l’Europa 2.278 studenti, il prossimo anno saranno 2.700. Questa deve continuare a essere la nostra missione, credo che questo sia evidente a tutti. Dobbiamo continuare a catalizzare la nostra città come è in questa stretta collaborazione tra Università e città che è la cifra, è la chiave della nostra identità ma anche del nostro futuro. Bene ha fatto il Rettore a ricordare che le cose si fanno bene quando si fanno insieme ma hanno sempre dei protagonisti che danno il via, e dunque bene ha fatto a ricordare la tenacia con cui Sofia Corradi, oggi ottantatreenne, seppe combattere la sua battaglia affrontando dinieghi e diffidenze ma riuscendo alla fine a far passare l’idea, udite bene, che gli esami sostenuti all’estero fossero riconosciuti anche nel Paese natale. Una conquista che è costata fatica e impegno ma fu ed è una grande opera di democratizzazione degli studi e di accesso alla possibilità di studiare oltre che uno strumento imprescindibile per tutti gli studenti e l’occasione per conoscere e capirsi e rispondere in pieno a questo termine “università”, che ha appunto nella sua origine la cifra dell’incontro, del dialogo e del superamento dei confini in nome della conoscenza. Quindi è un fattore di ottimismo un po’ controcorrente quello che vuole sottolineare il Consiglio comunale, nel senso di ribadire un impegno per un’Europa unita che si fondi sullo scambio di conoscenze, sul diritto allo studio e sulla possibilità di trasformare questi giovani progressivamente, come è già stato detto dalla professoressa Scagliarini, in ambasciatori di un’identità europea nonché della nostra città.
Trent’anni fa gli inglesi si opponevano al varo di questo programma. Sono cose che nella storia tornano, ma credo che sia stato dimostrato che Erasmus non poteva inaridire le prospettive di identità nazionali o quelle accademiche. Anzi, il confronto con gli altri, come dimostra anche l’esperienza Erasmus, è la chiave migliore per rafforzare le proprie identità e le proprie appartenenze. Senza capacità di confronto con gli altri non c’è molta possibilità di essere consapevoli della propria identità. Quindi Erasmus si conferma un giacimento, un’energia pulita e rinnovabile della conoscenza, e io sono molto lieto che i protagonisti siano la nostra Università e questa città, ma siccome in cauda velenum, io credo che noi possiamo anche continuare a migliorare e il Consiglio comunale credo che su questo sarà attento. Penso infatti che dobbiamo a questi studenti la capacità di migliorare continuamente il nostro rapporto tra Università e città e anche del coinvolgimento della nostra cittadinanza a comprendere che non ha ragione quel mercante senese di inizio ‘500 che disse: Bologna è la città dove si vende il senno, poco ne resta perciò ai suoi abitanti. Noi possiamo migliorare molto nell’accoglienza abitativa, ci sono ancora troppe possibilità di contratti non in regola. Possiamo migliorare molto nell’apertura degli uffici, l’Università sta facendo uno sforzo notevole per mettere a disposizione posti dove studiare in orari extrascolastici, in modo da diffondere questa possibilità, e possiamo migliorare ancora sull’apertura dei nostri servizi. Mi pare che dal punto di vista della gastronomia non abbiamo subìto critiche… Siamo sempre molto contenti quando si scopre che non abbiamo inventato gli spaghetti alla bolognese, in realtà stiamo facendo FICO solo per questo. In sostanza davvero se riflettiamo tutti insieme su quanto abbiamo seminato di Europa in questi anni, credo che possiamo davvero concordare tutti che non c’è possibilità di un ritorno al nazionalismo ma c’è possibilità di vivere le nazioni non come barriere ma come limiti nei quali sapersi rapportare con gli altri. Quindi grazie Annabelle, grazie Catherine, grazie a tutti voi e grazie al Consiglio comunale per averci permesso di fare il punto, molto controcorrente, su una cosa positiva che funziona. Grazie”.