“La chiusura del Punto nascita è una questione di tenuta sociale, ma anche di economia”. E’ quanto afferma Lapam Confartigianato, i cui imprenditori anche in queste ore si schierano a fianco del Comitato Salviamo Le Cicogne, a Bologna martedì per esprimere il proprio appello per il mantenimento del Punto nascite di Castelnovo Monti.
“Se da un lato il percorso sin qui adottato ha lasciato perplessi in fatto di condivisione e trasparenza – commenta Gino Ricò, presidente Lapam Confartigianato Castelnovo Monti -, crediamo che ora la Regione Emilia-Romagna abbia una forte occasione per dimostrare, alla popolazione della montagna che si crede nella tenuta dei servizi in maniera capillare sul territorio montano. Dove si nasce si vive, cresce e lavora”.
La domanda di sociale e punti nascita emerge da più parti nelle interviste agli imprenditori. “Se si svuota di servizi la capitale della montagna, Castelnovo Monti, – aggiunge Alfonso Ferrari, presidente Lapam Confartigianato Felina – il risultato è semplice: al pari del crinale, la montagna scivola a valle. Senza persone non ci sono imprese! Questo comporta costi economici, sociali e ambientali molto elevati. Per fare un esempio è sufficiente vedere quando si è disgregato negli ultimi decenni il crinale. Pertanto, la tenuta dell’Ospedale Sant’Anna, e il suo potenziamento come annunciato in questi mesi, ci portano con maggiore ragione a formulare, come mondo imprenditoriale, l’appello al presidente della Regione, Stefano Bonaccini: il Punto nascita di Castelnovo Monti, anche ulteriormente qualificato, rimanga aperto. Come noto l’ultima decisione spetta alla Regione e non al Ministero”.