“L’approvazione dei Piani di ristrutturazione degli impianti bieticolo-saccariferi deve rappresentare la funzione di indirizzo che lo Stato italiano, insieme alle regioni interessate, intende esercitare sull’utilizzo delle risorse pubbliche”. Lo sottolinea con preoccupazione la Cia dell’Emilia Romagna a seguito del Tavolo ‘delle bioenergie’ convocato dal ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Paolo De Castro nei giorni scorsi.
Il tema è molto sentito nella nostra regione che ha perso il 60% delle superfici investite a bietole (da oltre 80mila ettari ne sono rimasti poco più di 30mila) compromettendo seriamente l’indotto che generava, a fronte di un sostanziale mantenimento delle quote storiche in tutti i paesi produttori europei.
“La bieticoltura italiana, con quella regionale che ne è sempre rappresentato oltre la metà, ha pagato da sola e per tutti l’adeguamento dell’Europa alle contestazioni in capo alla organizzazione mondiale del commercio per questo comparto – commenta Nazario Battelli, presidente della Cia Emilia Romagna – e tutto questo grazie alla mancanza di peso negoziale dell’allora ministro Alemanno, alle rappresentanze che lo hanno sostenuto in questo ‘suicidio produttivo ed economico’ e alla totale mancanza di una strategia per l’agricoltura del Governo Berlusconi”.
Al danno si sta aggiungendo la beffa. “Sarebbe inaccettabile, dopo che De Castro ha deciso di assegnare il 90% dell’aiuto alla ristrutturazione agli industriali, che per le più diverse motivazioni non si dovesse procedere alla realizzazione dei progetti di riconversione – spiega Battelli – annullando alla fonte qualsiasi opportunità produttiva alternativa alla bietola da zucchero, al di là delle enormi difficoltà per creare un mercato serio e duraturo per le colture dedicate alla produzione di energia”.
A giudizio del presidente della Confederazione per evitare la beffa verso i bieticoltori ed i fornitori di macchinari è necessario ed urgente procedere all’adeguamento del Decreto ministeriale che ha riservato loro solo il 10% dell’aiuto di ristrutturazione in cambio della realizzazione degli investimenti del piano di riconversione.
La Cia dell’Emilia Romagna propone quindi, nel caso in cui non vengano effettuati gli interventi annunciati, di ripartire al 50% il premio tra industria da una parte e agricoltori e fornitori di macchinari dall’altra.
“Non è politicamente e socialmente accettabile, e sono stupito del silenzio assoluto su questa questione – afferma ancora Battelli – che, senza alcuna contropartita orientata allo sviluppo produttivo dei territori interessati, il massimo disponibile previsto dalla normativa comunitaria (il 90% appunto, degli oltre 500 milioni di euro messi a disposizione per bilanciare la rinuncia ad oltre la metà della quota produttiva nazionale) vada nelle tasche degli industriali a fronte di un 6% da destinare ai fornitori di macchinari e di un misero ed offensivo 4% agli agricoltori, ancora una volta marginalizzati e senza alternative produttive”.