Non sono avvenuti per caso, come sostenuto da alcuni giornali nei giorni scorsi, i ritrovamenti dei resti di età Romana al Poggio di Montegibbio. Gli scavi estivi avvenuti nell’area fanno infatti parte di un progetto di ricerca storica su questa zona collinare del territorio, nata dalla collaborazione tra l’amministrazione comunale e diversi soggetti pubblici e privati.
Un ritrovamento che confermerebbe il racconto di Plinio il Vecchio secondo cui nel 91 a.C. uno scontro tra due monti (un terremoto), identificati da gran parte degli studiosi con le “mammelle” della salsa di Montegibbio, sconvolse e distrusse le ville romane di quella parte del territorio modenese.
Lo scavo, condotto dalla Dott.ssa Francesca Guandalini sotto la direzione Scientifica del Dott. Donato Labate della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, ha messo in luce numerosi resti di età romana appartenenti ad un’importante villa urbanorustica con attigua fornace che produceva laterizi e vasellame.
Secondo una prima lettura dei reperti rinvenuti i resti risalirebbero ad un periodo compreso tra il II-I secolo a.C. fino al I sec. d.C.; gli scavi hanno portato alla luce raffinato vasellame da mensa, ma anche intonaci parietali dipinti e frammenti di tubuli fittili da riferire ad impianti termali o ad installazioni per il riscaldamento.
Lo scavo ha restituito anche diversi frammenti di ceramica in “terra sigillata” su cui sono riportati i nomi dei produttori, una tegola con iscrizione, una singolare chiave in ferro e numerosi frammenti di anfore e dolii, destinati alla conservazione delle derrate alimentari.
Il Comune di Sassuolo ha fatto sapere che al momento stata ipotizzata una attività di valorizzazione e di visite del sito di scavo, e non è stato neppure programmato un ulteriore ampliamento; si è scelto invece di valorizzare i ritrovamenti attraverso esposizioni, pubblicazioni e serate aperte al pubblico per far conoscere gli elementi scoperti su quel periodo storico territorio sassolese.