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Coldiretti: il 7% della spesa sanitaria europea dipende da obesità

Per fermare l’aumento annuo di 400mila ragazzi europei che perdono la forma fisica con oltre 14 milioni di giovani considerati soprappeso (dei quali tre milioni obesi), è necessario intervenire nelle scuole e nelle famiglie per modificare abitudini di consumo sbagliate diffuse anche nel nostro Paese.

E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare i risultati della consultazione effettuata dall’Unione Europea sull’alimentazione sana e l’attività fisica dalla quale risulta che le malattie collegate direttamente all’obesità sono responsabili di ben il 7 per cento dei costi sanitari dell’UE.

L’aumento di peso è – sottolinea la Coldiretti – un importante fattore di rischio per molte malattie come i problemi cardiocircolatori, il diabete, l’ipertensione, l’infarto e certi tipi di cancro e l’alimentazione sbagliata e la scarsa attività fisica. Si tratta secondo la Commissione di un problema che riguarda l’intera popolazione con complessivamente il 27 per cento degli uomini e il 38 per cento delle donne europee soprappeso od obesi. Maggiori informazioni ai consumatori su etichette dei cibi, promozione del consumo di prodotti come la frutta e verdura e più facile accesso a cibi sani per scoraggiare il consumo di quelli grassi o ricchi di zuccheri sono alcuni importanti suggerimenti giunti alla Commissione Europea che – sostiene la Coldiretti – devono essere implementati con un approccio multisettoriale con il coinvolgimento di istituzioni, famiglie, ma anche operatori economici.

La principale causa dell’obesità è stata individuata dagli esperti nel minor esercizio fisico e nel consumo di cibi grassi e ricchi di zucchero e ha portato per la prima volta – sottolinea la Coldiretti – un Paese UE come la Lettonia a prendere la decisione di proibire la vendita nelle scuole del cosiddetto junk food (cibo spazzatura), come bibite zuccherate, patatine, caramelle e cibi contenenti coloranti e aromatizzanti. Una decisione – precisa la Coldiretti – che è stata commentata favorevolmente dall’Associazione Internazionale Studi sull’obesità e accolta con interesse in Gran Bretagna dove un quarto della popolazione adulta è considerata obesa e il Primo Ministro Tony Blair ha minacciato il bando alla pubblicità sui cibi spazzatura se l’industria non adotterà un codice di autoregolamentazione.

La preoccupazione che si sta diffondendo in Europa coinvolge direttamente anche l’Italia dove – sottolinea la Coldiretti – la radicata cultura alimentare fondata sulla dieta mediterranea non ha “salvato” i giovani, come confermano i dati preoccupanti sull’aumento dei casi di obesità o soprappeso, dovuti a una non corretta alimentazione, che riguardano il 36% dei ragazzi attorno ai dieci anni, il valore più alto tra i Paesi Europei secondo una indagine Merrill Lynch. Per questo – sostiene la Coldiretti – occorre intervenire nelle case e nelle scuole con una maggiore attenzione ai menu anche delle mense dove deve essere garantita la presenza di cibi sani come i prodotti tradizionali e frutta e verdura locale che troppo spesso mancano dalle tavole delle giovani generazioni

Un obiettivo che – continua la Coldiretti – può anche essere incentivato con l’aiuto dei nuovi distributori automatici di frutta e verdura snack che si stanno diffondendo e dove è possibile acquistare frutta fresca, disidratata o spremute senza aggiunte di zuccheri o grassi come alimento rompi-digiuno per una merenda sana alternativa al “cibo spazzatura”. Ma serve anche piu’ formazione, un impegno che la Coldiretti sta realizzando con il progetto “Educazione alla Campagna Amica” che coinvolgerà oltre centomila alunni delle scuole elementari e medie in tutta Italia che parteciperanno a oltre tremila lezioni in programma nelle fattorie didattiche e agli oltre cinquemila laboratori del gusto organizzati nelle aziende agricole e in classe.
L’obiettivo – conclude la Coldiretti – è formare consumatori consapevoli sui principi della sana alimentazione e della stagionalità dei prodotti per valorizzare i fondamenti della dieta mediterranea e ricostruire il legame tra prodotti agricoli e cibi consumati ogni giorno.

















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