La rabbia verso la politica non sempre favorisce l’astensione, in alcuni casi anzi aumenta la partecipazione al voto, e il contesto italiano è uno di questi. È quanto emerge da uno studio realizzato da un gruppo di ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna, in collaborazione con le università di Herzliya (Israele) e di Groningen (Olanda), coordinatrice del progetto.
Lo studio, in corso di pubblicazione sul Journal of Applied Social Psychology, indaga i processi psicologici che motivano le persone a recarsi alle urne in occasione delle elezioni. I dati raccolti fanno riferimento a tre tornate elettorali nazionali in tre diversi paesi: le elezioni in Olanda del settembre 2012, quelle in Israele del gennaio 2013 e quelle italiane del febbraio 2013. Obiettivo dei ricercatori era verificare se l’intenzione di andare a votare (misurata alcuni giorni prima delle elezioni) fosse spiegabile con gli stessi processi con i quali gli psicologi sociali spiegano l’adesione ad azioni collettive di protesta, come la firma di petizioni o la partecipazione a manifestazioni di piazza.
Il voto e la protesta
“Le persone che partecipano ad azioni di protesta – spiega Elvira Cicognani, docente di Psicologia sociale e di comunità all’Università di Bologna e coordinatrice del gruppo di ricerca italiano –, oltre a provare rabbia a causa di un’ingiustizia percepita e a mostrare una forte identificazione con il proprio gruppo, percepiscono anche un senso di efficacia: la possibilità cioè, insieme come gruppo, di produrre il cambiamento desiderato”.
Un meccanismo, questo, che stando ai dati raccolti dai ricercatori vale anche per le intenzioni di voto: più le persone si identificano con un partito politico, e pensano che le persone che votano per quel partito possano fare la differenza, più sono portate a recarsi alle urne. Questo comportamento è stato registrato allo stesso modo sia in Olanda che in Israele che Italia. Differenze tra gli elettori nei tre paesi emergono però se si va a considerare il ruolo che giocano le emozioni.
Il voto e la rabbia
Rispetto al ruolo della rabbia, lo studio ha preso in considerazione due casi: da un lato la rabbia verso le politiche del governo precedente e dall’altro la rabbia verso la politica in generale. Nel primo caso, anche in base a studi precedenti, si poteva ipotizzare che questa forma di rabbia avrebbe motivato le persone ad andare a votare. In poche parole: “Vado a votare perché voglio un governo diverso”. Nel secondo caso, invece, la rabbia verso il sistema politico nel suo complesso avrebbe dovuto demotivare gli elettori, a causa della perdita di fiducia verso la politica in genere. In poche parole: “Provo rabbia nei confronti dei politici e quindi non vado a votare”.
I risultati sotto questo aspetto sono però stati in parte sorprendenti. Infatti, mentre sia nel campione olandese che in quello israeliano il ruolo della rabbia sui comportamenti di voto si è rivelato marginale, i dati rispetto all’Italia rivelano che in molti casi è stata proprio la rabbia verso il sistema politico a motivare le persone a recarsi alle urne. “Questo risultato specifico del contesto italiano – spiega il ricercatore Unibo Davide Mazzoni, tra gli autori dello studio –, è interpretabile alla luce del diffuso desiderio di rottura rispetto alla cosiddetta ‘vecchia politica’: un elemento che già nel 2013 emergeva in diversi programmi elettorali, ed era senza dubbio caratteristico del Movimento 5 Stelle”.
Psicologia e politica
I dati che emergono dallo studio suggeriscono come la ricerca psicologica sui comportamenti di protesta possa fornire elementi utili anche per le analisi dei comportamenti elettorali in ambito politologico: una nuova prospettiva che può rivelarsi di grande aiuto anche per la comprensione dei più recenti fatti politici.
La ricerca, intitolata “The Curious, Context-Dependent Case of Anger: Explaining Voting Intentions in Three Different National Elections”, è in corso di pubblicazione sul Journal of Applied Social Psychology. Gli autori sono: Van Zomeren, M., Saguy, T., Mazzoni, D., Cicognani, E.