Per i genitori che lavorano, una risorsa indispensabile nei mesi di chiusura delle scuole; per i figli, un punto di riferimento educativo, di aggregazione, crescita, divertimento e sport. Sono i centri estivi, spesso una vera e propria ancora di salvezza per le famiglie, anche se il costo delle rette può costituire un problema.
Un aiuto concreto arriva ora dalla Regione,checon il “Progetto per la conciliazione tempi cura lavoro: sostegno alle famiglie per la frequenza di centri estivi” – approvato dalla Giunta nei giorni scorsi – ha stanziato 13 milioni di euro su due anni (6 per il 2018, 7 per il 2019)per consentire ai genitori di fronteggiare la spesa e favorire la massima partecipazione dei bambini ai servizi estivi.
Il contributo riconosciuto alle famiglie – purché residenti in Emilia-Romagna e composte da entrambi i genitori, o uno solo in caso di famiglie mono genitoriali, occupati e con un reddito Isee annuo entro i 28 mila euro – prevede fino a un massimo di 210 euro: 70 euro a settimana per 3 di frequenza. Il provvedimento potrà interessare circa 450 mila bambini.
“Per la prima volta ci si occupa di aiutare concretamente le famiglie nella conciliazione tra vita e lavoro e nella gestione dei figli durante i mesi estivi- sottolinea la vicepresidente della Regione e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini, nel presentare oggi a Bologna l’iniziativa alla stampa-. Con una misura così importante per tantissimi genitori, integriamo un pacchetto di politiche familiari su cui da tempo lavoriamo. Penso al primo Piano regionale sull’adolescenza che approveremo entro l’estate, con cui mettiamo in campo una serie di interventi specifici: tra gli altri, la prevenzione delle dipendenze da alcol, droga e social network, ma anche il contrasto al disagio relazionale e l’abbandono scolastico. E penso anche ai nuovi Indirizzi per i servizi 0-6 che conterranno importanti novità. Le famiglie- conclude la vicepresidente- sono il pilastro della nostra società e pertanto vanno aiutate e facilitate. La loro vita non deve essere un’acrobatica ricerca di equilibri: è indispensabile possano contare su sostegni e opportunità adeguate, così che ad essere penalizzate non siano sempre per prime le donne che lavorano”.
Le risorse che la Giunta ha deciso di destinare a questo intervento provengono dal Fondo sociale europeo e saranno suddivise tra Comuni o Unioni di Comuni capofila di Distretto (l’ambito territoriale che comprende più Comuni associati per gestire i servizi sociali di base), i quali dovranno stilare l’elenco dei centri estivi – gestiti direttamente dal Comune o, per quelli privati, individuati tramite bando – aderenti al progetto. I centri in elenco avranno tutti i requisiti di qualità contenuti nella nuova Direttiva che la Regione ha recentemente adottato, a vent’anni dalla precedente. Per l’Emilia-Romagna si tratta di un’offerta molto varia, sia per l’ampia fascia d’età che copre, da 3 a 13 anni, sia per la logistica: ci sono campi organizzati in città, al mare, in palestra, al parco; molteplici anche le attività proposte: dal gioco ai laboratori, dalla scoperta della natura allo sport.
Come vengono assegnati i contributi
Per accedere alla richiesta di contributo occorre scegliere uno dei centri inseriti nell’elenco comunale. La richiesta dovrà essere fatta contestualmente all’iscrizione, presentando la dichiarazione Isee. Spetta al Comune l’istruttoria, il controllo dei requisiti e la successiva compilazione della graduatoria delle famiglie individuate come possibili beneficiare del contributo, fino ad esaurimento della disponibilità finanziaria.
Caratteristiche e funzionamento dei Centri estivi
L’obiettivo dei centri estivi è quello di offrire ai bambini e ragazzi, dopo la chiusura delle scuole, l’opportunità di trascorrere il tempo libero partecipando ad attività creative, educative e sportive. Nella maggioranza dei casi, il committente è il Comune di residenza, che affida la gestione del servizio a cooperative sociali o associazioni del territorio; in altri casi, i centri sono organizzati da privati.
Nei centri estivi è richiesta la presenza di un responsabile con ruolo di coordinatore, in possesso del diploma di scuola secondaria di secondo grado e possibilmente del titolo di educatore o insegnante, o comunque fornito di esperienza in campo educativo. Dal 2020, per il responsabile del centro che accoglie più di 20 bambini, sarà indispensabile, secondo la nuova direttiva regionale, avere una formazione più specifica in uno dei seguenti ambiti: educativo, formativo, pedagogico, psicologico, sociale, artistico, umanistico, linguistico, ambientale, sportivo. Altri requisiti riguardano la somministrazione dei pasti, che deve rispettare le linee guida regionali per l’offerta di alimenti e bevande salutari, e dunque garantire l’igiene e la correttezza alimentare. I centri, inoltre, devono prevedere servizi igienici separati per i bambini e gli educatori.
La nuova Direttiva regionale: cosa cambia
Rispetto al passato, la “Direttiva per l’organizzazione e lo svolgimento dei soggiorni di vacanza socio educativi in struttura e dei centri estivi nel territorio della regione Emilia-Romagna” semplifica alcuni requisiti strutturali e organizzativi, per agevolare l’apertura e la gestione dei centri.
La novità più significativa ha l’obiettivo di mettere i più piccoli al riparo dal rischio di maltrattamenti e abusi: il personale che opera a stretto contatto con i bambini dovrà presentare una dichiarazione che attesti l’assenza di condanne per abuso su minori. Ai centri estivi, infatti, si applica la legge nazionale “Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedo-pornografia anche a mezzo internet”, che prevede l’interdizione definitiva da qualunque incarico in strutture pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori per chi si macchia di tali reati.
Tra le altre novità introdotte, una più chiara distinzione tra centri estivi semiresidenziali e soggiorni vacanza residenziali: i primi, più comunemente diffusi, propongono durante il giorno attività ludico-ricreative e di socializzazione con gruppi di bambini e ragazzi dopo la chiusura delle scuole, mentre i servizi residenziali offrono ai ragazzi soggiorni con pernottamento in località turistiche (ex colonie).