Si riformano, ampliandosi, gli istituti di partecipazione che garantiscono ai cittadini modenesi la possibilità di intervenire nei processi decisionali dell’Amministrazione comunale sia come singoli cittadini sia in forma organizzata.
È stato infatti approvato all’unanimità oggi, giovedì 15 marzo, dal Consiglio comunale il primo dei tre regolamenti nei quali si articola la riforma complessiva degli istituti di partecipazione previsti dallo Statuto del Comune di Modena. Presentato in aula dall’assessora alla Partecipazione Irene Guadagnini, questo primo regolamento disciplina le istanze e le petizioni, le delibere di iniziativa popolare, la consultazione popolare e l’istruttoria pubblica. Il secondo regolamento, che sta per iniziare il percorso nella Commissione consiliare Affari istituzionali, riguarderà il referendum propositivo, abrogativo e consultivo. Oggetto del terzo, di cui è terminata la prima fase di scrittura, saranno infine le consulte tematiche, i tavoli di confronto e i forum.
Illustrando i contenuti del regolamento, l’assessora Guadagnini ha sottolineato i tre passaggi in Commissione e il lavoro dei consiglieri “che ha permesso di approfondire e integrare la proposta redatta dagli uffici. Quella di oggi – ha proseguito – è la prima tappa che porterà alla ridefinizione complessiva dei regolamenti a completamento del lavoro di revisione delle forme di partecipazione popolare realizzata da questo Consiglio comunale”.
Il regolamento rivede le forme di istanze e petizioni, delibere di iniziativa popolare, consultazione popolare e istruttoria pubblica, che si possono richiedere su qualunque materia che non sia in contrasto con la Costituzione, le leggi e lo Statuto comunale, aumenta gli strumenti di dialogo diretto e confronto tra i cittadini e l’Amministrazione nell’ambito di un percorso istituzionale. Per quanto riguarda infatti le istanze e le petizioni, cioè le richieste generiche da parte dei cittadini a provvedere su un oggetto determinato, che si differenziano per il numero dei presentatori (anche solo uno per le istanze, almeno 30 per le petizioni), prevede un nuovo diritto a un confronto diretto con gli assessori competenti o in commissione consiliare. Mentre per le proposte di deliberazione (che devono essere sottoscritte da almeno 300 cittadini) è previsto il diritto di accedere alle informazioni in possesso dell’Amministrazione e di richiedere dati agli uffici competenti per elaborare la proposta stessa.
Le novità maggiori sono contenute nella disciplina dell’istruttoria pubblica su un tema specifico che può essere decisa per iniziativa dell’Amministrazione (su richiesta della Giunta, di un quinto dei consiglieri o di almeno tre capigruppo), o per iniziativa dei cittadini, attraverso la raccolta di almeno mille firme autenticate. L’istruttoria è un procedimento formale che porta a una seduta del Consiglio comunale alla quale possono essere invitati i quartieri, le associazioni, i comitati e i gruppi di cittadini portatori di un interesse non individuale. La novità, rispetto al vecchio regolamento, è che i cittadini hanno facoltà di intervenire anche se soltanto attraverso un proprio esperto, nominato appositamente e il cui curriculum sia stato inviato all’Amministrazione, che esprime il parere del gruppo di riferimento. I risultati dell’istruttoria costituiranno la base del dibattito consiliare sul tema in oggetto.
La consultazione popolare, che si attua solo per iniziativa dell’Amministrazione, si articola in diversi strumenti tra i quali, per la prima volta, anche l’assemblea pubblica su un tema specifico aperta a tutti i cittadini che avranno piena libertà di espressione, intervento e proposta. Degli strumenti di consultazione popolare fanno parte anche i questionari e i sondaggi di opinione e la raccolta delle informazioni può avvenire anche con mezzi informatici e telematici. La consultazione, in base alle finalità per cui è indetta, può coinvolgere l’intera cittadinanza o fasce specifiche scelte per classi di età, sesso, attività svolta, ambito territoriale di residenza. La consultazione popolare può prevedere anche l’utilizzo contestuale di più strumenti, per esempio un sondaggio, un’indagine qualitativa e un’assemblea. Il Regolamento prevede che i risultati della consultazione siano rimessi, sotto ogni aspetto, all’apprezzamento e alle valutazioni discrezionali della Giunta e del Consiglio comunale.